Comincio a raccontare il mio giardino.

Le mie figliole mi stanno aiutando a muovere i primi BLOGpassi. Il fatto è che da circa 27 anni faccio "giardino" e anche parecchio orto, per la verità. Lo faccio nei limiti degli impegni della casa, dei vari lavori che mi sono capitati, lo faccio come un premio per me, nonostante che sia molto faticoso, e lo faccio perché non ne posso fare a meno, ricordo che quando le bambine erano piccole la sera a primavera mi chiamavano che avevano fame ed io facevo fatica a rientrare in casa per preparare la cena, perché proprio non potevo staccarmi dal cielo al tramonto, dal mutare dei colori dei fiori col mutare della luce, dai lievi o potenti odori che si sprigionavano da terra e fiori.. credo che molti sappiano di che si tratta . Ora lo vedo nella mia amica Antoinette (Costa d'Avorio), che vive vicino a me ed ha cominciato da poco, tre anni forse, e non riesce a restare in casa neanche quando piove. Mi telefona per dire che in un angolino è nata una piantina che credeva d'aver perso ed è FELICE. Io questo l'ho già provato e lo provo ancora. Ora quando leggo dell'orto terapia mi viene un pò da ridere. Sperimento ogni giorno questo effetto risanante e salvifico del lavorare la terra, facendo da sé, s'intende. Chi legge questo blog non si aspetti carinerie o vani romanticismi: io faccio da sola, so molto bene cosa è la vanga, la zappa, talvolta il piccone, mi arrabbio con i coleotteri neri punteggiati di bianco che si infilano negli iris, nelle peonie e nelle rose appena si aprono, con le lumache da un etto di peso che divorano le foglie delle hoste. Ma so anche che si può modificare uno spazio esterno in modo che ci somigli (ci somiglierà comunque) , che contenga della bellezza, che sappia consolare e nutrire la nostra anima, che ci insegni, questo spazio piccolo o grande che sia, a vivere meglio, ascoltando e osservando ciò che avviene in esso. Forse un pò lunga come introduzione. Le mie figlie, dicevo all'inizio, guardando in questi giorni la spettacolare apertura degli iris barbata, la pioggia del maggiociondolo e del glicine e tutto il resto, compreso l'arrivo delle prime libellule dall'addome azzurro sulla vasca dei pesci rossi, mi hanno detto che dovevo fare un blog. "Se non lo fai te, mamma!" Eccoci qui. Proverò a raccontare prima di tutto a me stessa cosa vuol dire fare un giardino, un orto e un oliveto. Molti anni fa scrissi una piccola cosa sul giardino e dicevo che esso è una Porta, una specie di porta magica che si apre su altri mondi: altri giardini lontani, giardini di altre epoche, giardini dei vicini di casa, ma anche mondi interiori del giardiniere, perché ogni attività umana è paradigma dal passaggio misterioso dell'uomo sulla Terra. Sono anche convinta che studiandoci un pò si potrebbe imparare leggere il giardino come percorso di crescita, o involuzione, del giardiniere, così come alcuni leggono disegni o sogni.