Recinti 2.


Molti anni fa vivevamo in una piccola casa di campagna in un podere di proprietà della mia famiglia, dove non c'era alcuna recinzione e anzi c'era una strada, tutta privata , che passava in mezzo su cui gravava una servitù di passo. Io ero giovane e avevo in testa molte idee che erano già nell'aria : agricoltura biologica ,tutela degli animali selvatici, vita naturale. Per questo mi scontravo continuamente con qualcuno. Per esempio, nel periodo della caccia , mi scontravo con i cacciatori che passavano nel nostro fondo col fucile in mano (non a spalla) con atteggiamento arrogante e appena girato l'angolo della casa sparavano ai nostri gatti . Sparavano vicinissimo alla casa , ci cadevano addosso piogge di pallini. Una volta spararono ad un uccellino che cadde dentro il piccolo recinto dei polli e allora entrarono anche lì. Erano autorizzati dalla legge e se volevano tirare dalla nocetta la mattina prestissimo tagliavano alberi e grossi arbusti della nostra vigna per costruirsi i ripari da cui sparare , nascosti, a qualunque uccellino . Mai chiesto il permesso.Mai esercitata la buona educazione. Nonostante loro la fauna selvatica continuava ad aumentare di numero e ad avvicinarsi di più alle case . Una notte andando con la mia bambina ad una riunione alla scuola materna per preparare tutti insieme lo spettacolino di fine anno , a duecento metri da casa incontrammo due cuccioloni di tasso . Incontro magico che non dimenticheremo mai. I giovani tassi sparirono in pochi giorni , pare che avessero scavato le patate del casiere di una villa . Non dimenticheremo il giorno che , fin dalla mattina , avevamo sentito un cucciolo piangere nel bosco vicino alla casa e alla fine , portando una cesta di vimini , una falce e i guanti ,io e Gaia , la mia bambina più piccola , ci eravamo avventurate nel fitto dei rovi e ne eravamo riemerse con un cucciolo di pochi giorni nero e focato , un bastardino da caccia . Era arrivata anche la donna che abitava lì nei pressi e ricordo che mi chiese che ne volevo fare, mica volevo prendere un altro cane !, e che lo dassi a lei che l'avrebbe ammazzato. Ricordo che le dissi "Con tutta la fatica che ha fatto per chiamare aiuto mi pare che si meriti di vivere." Ce lo portammo a casa e lo chiamammo Maciste e si fece largo fra i nostri cani che lo tolleravano come un bambino, finché non lo adottò un cacciatore anziano che pianse quando, due anni più tardi, fu ucciso con il veleno dalla stessa mentalità a cui l'avevamo sottratto. Dopo i cacciatori fu la volpe ad entrare nel recinto dei polli e si mangiò le mogli del nano muto. Qui chiamiamo nano il maschio dell'anatra .In seguito ad alcuni fatti sgradevoli, piccoli furti e uccisioni di gatti lasciati in vista lungo la stradina di casa, i rapporti con i vicini si ruppero definitivamente e allora ,di fronte ad una maggiore fermezza da parte nostra, per farci capire come funziona, "qualcuno " di cui avremmo potuto fare nome e cognome, ci avvelenò i cani , prima due cuccioli e dopo un paio di mesi la madre. E' terribile vedere un cane morire di veleno. Io chiedevo a mio padre di organizzarci per chiudere, recintare e quindi limitare questi episodi di vera e propria violenza , ma lui era un socialista e sosteneva che la proprietà privata doveva essere eliminata e che non si doveva limitare l'uso della campagna, che la gente doveva poter passeggiare e godere di un bene che non era solo nostro. Difatti venne a passeggiare un gruppo di signore, note in città, ex insegnanti e mogli di professionisti, solo che quando venivano facevano razzia , strappavano bracciate di rosmarino, coglievano chili di fichi e a me che ero arrabbiata dicevano di non sapere che quelle piante erano mie, eppure erano davanti alla porta di casa . Un inferno. Dopo alcuni anni di questo, per vari motivi di lì ce ne siamo andati . Siamo andati in affitto in una vecchia casa senza riscaldamento in un posto isolato, con dei vicini che abitavano abbastanza lontano, dei "vicini lontani", anche qui senza recinto . La mattina dalle finestre si vedevano le acrobazie degli scoiattoli sulle querce altissime e un giorno, accanto ai cani che stavano annusando in terra per fare la pipì con più soddisfazione, apparve un capriolo. Fu un attimo e via sparirono tutti , primo il capriolo e i cani dietro abbaiando forsennati . Tornarono solo dopo un bel pò , con la lingua a ciondoloni. In questo posto cacciatori non ne arrivavano se non di rado e i cercatori di funghi erano sempre gentili e piacevole la loro conversazione, per noi davvero una novità, ma furono i nostri cani a trasformarsi in cacciatori . Una mattina si sentì dire che avevano trovato un capriolo morto come se l'avessero ucciso dei lupi e ci venne il sospetto che loro due , nelle uscite serali , quando li scioglievamo , sicuri che non avrebbero disturbato i pollai, se ne andassero a caccia per conto loro. Una notte la Lilli tornò con un corno di capriolo in bocca. I caprioli perdono le corna, non l'aveva strappato ad un animale vivo, ma insomma...Un pomeriggio trovammo, rientrando a casa , il più lento e tonto dei gatti che si mangiava uno scoiattolo. Restammo stupidamente inorriditi. Poi ci fu una lepre, che alla fine di un'estate aveva preso l'abitudine di venire a mangiare al margine dell'orto e mio marito si scioglieva tutto per l'emozione. Una sera sentimmo una gran canizza : i cani l'avevano ammazzata. Nella prima casa avevo desiderato il recinto come protezione dalle minacce esterne, uomini per primi , ma anche selvatici che insidiavano i polli , le nane e i cani, ricordo quando la Bianca, una femmina bella e coraggiosa, tornava dalla passeggiata che le era concessa, breve per paura dei veleni, con aghi di istrice profondamente conficcati nel muso. Ora era tutto diverso, avevo la consapevolezza che noi e i nostri animali, in un luogo molto più selvaggio perché da tempo abbandonato, dove la presenza degli uomini, a parte noi, si riduceva a lavori agricoli poche volte l'anno fatti con le macchine , senza interesse , qui noi portavamo squilibrio e turbamento, noi che eravamo, in teoria, così attenti e amici dell'ambiente naturale. Questa consapevolezza, come succede quando viene dall'esperienza, era amara e indimenticabile.Poi 10 anni fa siamo stati in grado di comprare una casa. Non nascondo che, oltre alla bellezza del luogo e alle condizioni della casa, ci ha attratto la presenza di un recinto, per tenere i pericoli esterni fuori e noi, anche noi pericolosi, dentro. Trovo che il "recinto" sia utile, in questo territorio fatto di nuovo selvaggio . Si può fare un'orto, dentro, si può fare un giardino senza vederli devastare, si possono tenere dei cani che ci facciano compagnia senza temere per loro e a causa loro, si possono avere dei gatti, pochi, che terranno alla larga serpenti e topi e ci concederanno il loro affetto con parsimonia. In cambio noi ci prenderemo cura di loro, perchè se, molti anni fa, i gatti non si vaccinavano e riuscivano a guarire da ferite tremende quasi da soli, ora anche per loro sono arrivate leucemia felina, AIDS e altre malattie molto gravi . Sono ormai trent'anni che viviamo in campagna e sono cambiate tante cose, per esempio sono aumentati tantissimo i selvatici, tanto che ho un pò di timore ad andare da sola nei campi, in certi orari. Tanti anni fa vedere un cinghiale o un capriolo o un'istrice era un'avvenimento, stavano lontani, nei boschi dei monti come nelle illustrazioni dei libri ,e invece c'erano tanti uccellini , e molti merli, poi sono arrivate le cornacchie e poi le gazze, ora nel bosco vicino si sentono solo i loro gridi sgraziati . Ma ci sono anche tante civette . Sono aumentate anche le piogge terribile e le siccità e infine fare i contadini non ha più nessuna resa economica. E io sono qui, in questa campagna che mi fa felice e infelice , che vedo a volte bruciata da stagioni impossibili, a volte allagata e fradicia, a volte mite e bellissima, una campagna che non so più tenere come facevano gli antichi contadini, con la loro sapienza ed abilità, mi arrangio e basta, ma mi è entrata dentro e non saprei vedermi in un altro luogo.