Fiori per Algernoon.


Muschi e licheni:  dovrei portare sempre  dietro la macchina fotografica per fissare  queste minuscole bellezze che si stendono sui sassi e sulle rocce e li ricoprono con costanza. Sono un pò triste, queste immagini di resistenza mi aiutano. E' un periodo che ho a che fare con diverse persone anziane, non è difficile che succeda, le persone anziane sono molto numerose intorno a me, sono numerose dappertutto, l'Italia invecchia ed è una cosa un pò buona un pò cattiva. L'estate scorsa è morto il mio suocero, ieri ho accompagnato la mia suocera, che aveva fatto un'angiotac, dallo specialista che doveva leggerla. Avevamo capito dal referto scritto che c'era qualcosina che non andava,  il neurologo ha aperto il dischetto sul computer e ci ha fatto vedere. Abbiamo visto la placca aterosclerotica depositata sulla parete della carotide, ed anche diffusamente nel cervello, che da di sé un'immagine grigiastra. Il medico, parlando serenamente, ha detto che ci sono dei danni, diffusi, irrimediabili, che si vedrà di verificare con dei test. I miei suoceri hanno sempre mangiato piuttosto bene, e sono stati sempre attivi fisicamente, la mia suocera ancora va in giro in bicicletta, scherziamo su questo. 
82 anni e gira in bicicletta con le borse della spesa attaccate al manubrio. Grandi mangiatori di verdure, cotte e crude, eppure si vede che non basta. Quando siamo tornate a casa lei aveva avuto la sensazione, dato che il medico parlava con calma e non le  ha dato nessuna nuova medicina, che tutto fosse andato bene. Eppure il medico le aveva parlato chiaramente. L'ho lasciata nella sua convinzione, ma avevo addosso una grande tristezza. E' così: la mente comincia ad appannarsi, molte cose sfuggono, i ricordi lontani restano e le cose vicine si perdono. Un pò fa ridere, perchè già la mia suocera parla una lingua sua, che è un dialetto misto a parole sentite in televisione, un dialetto molto personale e rimodernato, che ora si complica per quel filo di confusione mentale.  In italiano si dice tornare, ad Arezzo facilmente si sente "riandare", lei dice "arindare". "Ce se' arindato in quel posto? Un ce se' attorno ancora?" Attorno sta per artornato, tornato in italiano. E' la tipica persona che direbbe di avere i tricicli e il polistirolo nel sangue, e che la medicina non son compresse, ma "cazzule". Farebbe incavolare gli accademici della crusca. Però, ora che tutto questo dipende anche da uno scivolamento nell'oblio, mi fa paura. Mi torna in mente un racconto comparso nella collana "Le meraviglie del possibile", fantascienza di molti anni fa. 

Si intitolava "Fiori per Algernoon". Ve lo riassumo brevemente, mi piacque tanto da farmi piangere.  E' un uomo che scrive, scrive  molto male, perché si tratta di una persona handicappata, con un handicap cognitivo, su cui viene sperimentato un farmaco che dovrebbe permettergli di tornare "normale", sviluppare le  facoltà intellettive di un normale essere umano. Lo stesso esperimento viene condotto su una cavia, un topino di nome Algernoon, e l'uomo descrive i progressi suoi e della bestiola, che è un pò più avanti di lui nel processo e quindi l'uomo vede nel topino l'evolversi della sua propria situazione in anticipo. L'esperimento funziona così bene  che il topino fa cose quasi impossibili per un topo e l'uomo anche, diventa in poco tempo una specie di genio. La storia è raccontata come un diario, giorno per giorno, con le date, come un esperimento scientifico, con i commenti degli scienziati. Poi il farmaco, dopo un picco di massima efficienza, smette di funzionare, il topolino torna velocemente alla condizione primaria e il giovane vede in lui, in anticipo, la propria decadenza, il proprio scivolamento all'indietro, con grande dolore e amarezza, fino a quando, ormai  quasi  dimenticato tutto quanto ha vissuto, porta i fiori sulla tomba del piccolo Algernoon, che è morto danneggiato dalla sua "cura".
 
La roccia vestita.
Paesaggio minimo.
La scorsa estate mi è capitato di parlare di libri con una persona che diceva che i libri, oltre alla narrativa, possono essere di servizio. Ma a me anche la narrativa mi serve! Mi serve più di una lezioncina, più di un manuale di comportamento. Chi se lo immaginava,  quando il mio babbo mi consigliò di leggere "fiori per Algernoon", ed avevo forse 12 anni, che a 55 anni mi sarebbe così tanto servito per definire una condizione di perdita di memoria, coscienza e consapevolezza di sè? Forse il racconto serve più di un manuale sull'invecchiamento e aiuta meglio a accettare una situazione difficile.


Quante piantine!
Piccole felci infreddolite.
Verde e morbido.
I "fiori" del muschio.