Elogio della lonicera fragrantissima.



La lonicera che fiorisce a gennaio nel mio giardino.
Kolkwitzia amabilis.
Era la primavera del 1995 quando un pomeriggio portai in negozio un mazzo di rami fioriti della Kolkwitzia amabilis del mio giardino, un arbusto che produce in quella stagione una profusione di fiorellini rosa chiarissimo , della forma di quelli del penstemon e della digitale , con la bocca arancio all'interno. Bellini da morire a guardarli da vicino , perchè da lontano tutta la bellezza si perde , si  apprezza solo l'abbondanza. Infatti a me piacciono i giardini con piccoli sentieri , zone limitate e ristrette da cui si possono osservare i dettagli , non mi piacciono i parchi, li ammiro, ma non mi interessano granchè. Mentre sistemavo i fiori in un vaso sopra il banco del negozio , un uomo , che conoscevo poco e non ho più rivisto, un signore della mia età di ora , oltre cinquant'anni, pochi capelli grigi, corpulento, fece un'osservazione tipo:" Ma guarda che fiorellini sciapi, non san di niente ..." Si capiva che scherzava. Io dissi che invece a me piacevano un sacco, tanti, delicati, colori tenui e un leggero profumo prezioso.
Un profumo "polveroso". Mi guardò e disse che  somigliavano ad una ragazza riservata, giovane, bella, ma non sfacciata, sottile, con poco seno, vestita in modo non vistoso. Fece un ritratto anche più dettagliato di questo e si capiva che aveva apprezzato ragazze così, in un tempo non lontano. Ricordo che mi voltai stupita. Come aveva fatto a venir fuori quel commento originale da quell'uomo, mi venne da chiedermi e gli sorrisi, pensando che doveva esserci una notevole sensibilità dietro l'aspetto rude. Così sarebbe Kolkwitzia amabilis se fosse una donna.

E Lonicera fragrantissima come sarebbe? Forse una ragazza robusta che a scuola non emerge, una seria lavoratrice, che fa il suo lavoro senza eccellere, ma nelle situazioni difficili da il meglio di sé. Una ragazza con le gotine rosse e i capelli biondi, non bella, ma carina e di compagnia, che in certi casi può diventare un'eroina. Una di quelle ragazze che alla fine della seconda guerra mondiale, in inverno, facevano con la bicicletta le staffette della Resistenza. Eccola lì, fiorita da quando, fine novembre, primi di dicembre?
Ha cominciato piano piano e ha continuato sotto la neve, sotto la brina e il ghiaccio, sotto la pioggia, indifferente ai cambiamenti repentini di temperatura, ancora  adesso piena di fiori e di bocci. Certo se ci fossero le rose fiorite, o le peonie, le ruberebbero la scena, ma per ora c'è quasi solo lei, e in più profuma di fresco e di agrumi. Il profumo di certe saponette della mia infanzia. Me l'ha venduta un giovane agronomo del vivaio La Romola   di San Casciano Val di Pesa, a Verdemura, tre anni fa. Mi disse : "Che vuoi? La Choysia? Non ti confondere, prendi questa, questa qui vien dalla Siberia, sta dai 60 gradi sopra zero ai 60 gradi sotto zero, non l'ammazza nessuno, fiorisce nel mezzo dell'inverno, profuma, fa le bacche, meglio di così si muore!" 
Non volevo, mi prendeva per principiante, sono capace di coltivarmi roba un pò più difficile. Insistette così tanto che mi toccò prenderla, insieme ad altre piantine, ma è proprio vero, è un arbusto facilissimo, grato di esser stato tolto dalla dura Siberia, ricompensa con prestazioni eccellenti in periodi neri del giardino. Quando esco ne sento il profumo, che si spande anche col freddo. Adesso mi ci sono affezionata e l'adoro. Faccio l'elogio della facilità, della resistenza (l'esempio mi è stato utile) dell'umiltà e della bellezza senza eccessi, di Lonicera Fragrantissima.