I NOMI DEI FIORI.

Ci sono due categorie di nomi dei fiori, e delle piante in generale.

I NOMI COMUNI O POPOLARI, tipo latte di gallina, occhi della madonna, scarpetta della madonna , nontiscordardimé, viola mammola, rosolaccio, fanciullacce, attaccaveste, crespignolo, raponzolo ecc.
La Madonna, povera donna, è nominatissima, soprattutto nelle regioni d'Italia molto pretaiole.
Ogni piantina richiama un attributo o un organo del corpo della mamma di Gesù, solo che in certi posti si chiama occhi della Madonna un fiore, in certi posti un altro. Per cui il nome popolare non da nessuna sicurezza di corrispondere proprio a quella piantina lì. Quando poi si parla di insalate di campo il caos è generale :
"Ma che dici, quella che ha quelle foglioline lunghine, fatte così...
Ma no, quella che somiglia a quell'altra .."
Qualunque piantina somiglia a qualcun' altra e di questo passo non ci si capisce niente.

L'unico sistema è di affidarsi ai NOMI BOTANICI, ma per le insalate di campo è difficile, si trovano pochi testi e le illustrazioni, se non sono foto fatte bene, non permettono l'identificazione. Se poi sono disegni non se ne parla. Io per le insalate mi baso sull'esperienza,e mangio alcune cose di cui non so il nome.


Una delle "mie " cicorie , in realta credo si chiami Crepis .

Raponzolo (Campanula rapunculus), si mangiano le foglie e la radice.
Fiori di silene vulgaris o "minutina"
Favagello ,  o  ranunculus ficaria.
Sono commestibili molte di quelle che chiamo, riassumendole in un'unica categoria, cicorie selvatiche, che si mangiano da giovani, perché dopo diventano troppo amare. Alcune hanno fiori gialli, una fiori azzurri. Tutte sono buonissime lessate e saltate con l'olio e l'aglio. Sono commestibili i giovani papaveri (papaver rhoeas detto anche rosolaccio), i raponzoli ( Campanula rapunculus), alcune silene ( una silene qui da me si chiama minutina), i crespignoli (sonchus oleraceus), che pungono ma hanno un sapore delicato, le gallinelle (varietà di valeriana), i favagelli  (ranunculus ficaria) , le carote selvatiche(daucus carota), la ginestrella (?), la sanguisorba (poterium sanguisorba), i vari timi selvatici, il finocchio selvatico, gli agli selvatici  e molto altro. Senza contare  gli arcinoti tarassaco (pisciacane o dente di leone), bardana e ortica . In realtà sono molte  le erbe che raccolte da giovani, prima della fioritura, si possono mangiare, mentre in seguito  alcune diventano un pò tossiche.

I NOMI BOTANICI 

Oltre alle erbe da mangiare ci sono le piante da giardino. Conoscerne i nomi botanici è quasi indispensabile. I nomi botanici sono una convenzione universalmente riconosciuta. C'è un libro, "La confraternita dei giardinieri", che racconta anche di Linneo, che per primo cercò di ordinare le piante e i loro nomi.  Un Anemone Nemorosa si chiama così in Italia come in Inghilterra, come in America. Ho imparato molti nomi botanici leggendo riviste di giardinaggio e libri, per circa, ormai, trent'anni.  E' successo subito, all'inizio, e ha stupito anche me, il fatto che ricordavo facilmente nomi complicati, tipo "Romneya Coulteri " oppure "Phaseolus caracalla" oppure "Echinops ritro", e li associavo con l'aspetto della pianta, cosa che non ho mai fatto con gli uccelli o gli insetti, eppure sono ospiti del giardino anche loro. Ho immagazzinato un numero imprecisato, ma molto grande, di nomi  di piante e di conoscenze sulle piante. Ora comincio ad aver difficoltà a tirar fuori i nomi, ma per tanto tempo è stato veramente sorprendente, uscivano come tappi di champagne dalla mia testa. Una foto un nome, un'immagine un nome. Non sono una botanica, non so la differenza fra famiglie, specie, generi e neanche mi importa tanto. Mi accorgo, dall'osservazione dei caratteri, se due piante sono parenti. So i nomi di alcune famiglie, tipo le solanacee, le papaveracee, le composite, le cariofillacee, le rosacee, ma a volte questi botanici sadici cambiano il nome di una famiglia, per esempio le leguminose sono diventate recentemente papilionacee, e questo è veramente crudele. Oggi ho scoperto che le Cimicifuga sono diventate Actaea. Ahimé.  Le lavatera sono tornate ad essere malve, e tutto lo sforzo di alcuni per imparare il loro nome è stato inutile. Per me non è stato uno sforzo, come per certi autistici che fanno calcoli complicati a mente.

All'inizio, per dire l'ingenuità, avevo la convinzione che se le era stato dato un nome la pianta fosse una varietà importante da giardino. A Milano, al Centro Botanico,  nell'83, vidi delle bustine di semi di "papaver rhoeas", ne comprai una nella convinzione che si trattasse di quei papaveri giganti che si vedono nei giardini di montagna, che poi ho scoperto che sono perenni,  invece si trattava del comune papavero, o rosolaccio, che strappavo come erbacce. Al Centro Botanico erano già in crisi di astinenza da piante spontanee, e ne vendevano i semi come rarità botaniche, molto raffinate, ma noi, grazie a Dio, in Toscana ne avevamo in abbondanza.

I nomi botanici sono molto utili alle mostre di giardinaggio, dove si comprano piantine di perenni che non sempre sono fiorite e riconoscibili. Se sai il nome, e conosci la pianta, sai cosa compri, o sai se ti interessa  averla. Così capita di veder passare uno felicissimo che ha appena comprato un vasino con due o tre foglioline anonime, ma lui sa cosa verrà fuori. Oggi, a Verdemura, è passata una signora con in mano un vasetto con un bastone che pareva infilato lì, senza neanche le foglie. Era una piantina di Plumeria, o Frangipane, una delle tropicali più fascinose, irriconoscibile. Anche io ho comprato un rizoma dal brutto colore, a forma di banana , che diventerà, spero, una pianta di loto.
Così vanno le cose.
Se uno ha una passione accade questo ed altro, una passione e non un hobby, una cosa che da più gusto alla vita. Un nostro amico, Sergino, è diventato molto religioso, seriamente religioso, da  adulto, ma aveva fino da giovane la passione dei motori, che montava e smontava a colpi anche di martello, con mio marito, quando erano ragazzi. Con la maturità vive con la famiglia in un convento a Sansepolcro, ma ha messo la moto in sacrestia  e continua a lucidarla, ogni tanto ci fa un giro. I suoi vecchi amici ridono della moto parcheggiata in sacrestia. Mauro gli ha chiesto come si accorda la moto con la religione e lui ha detto che anche nei motori c'è Dio. Ora se Dio è nei motori, sarà a maggior ragione nelle piante, che vengono dal suo atto creativo in linea quasi diretta! O no?