A scuola col registratore.

Tanti anni fa ho lavorato per più di un anno in una radio privata. Ci ho conosciuto il ragazzo che dopo ho sposato, che faceva il DJ. Io facevo delle trasmissioni informative, ma siccome mi piace prendere un argomento e andare a fondo, per un periodo ho seguito il lavoro di una maestra molto brava, quasi una sperimentazione, in una scuola elementare. La maestra era laureata in psicologia e qualche anno dopo ha insegnato all'Università a Roma. Faceva lavorare i bambini con la storia, ma invece di dare solo nozioni, insegnava loro a ricavare informazioni e dati dalle testimonianze e dai documenti.
Insegnava, ora che ci penso, il metodo scientifico di ricerca ai bambini. Era interessante seguire il lavoro. Io registravo le lezioni e gli interventi dei bambini,  usavo il registratore portatile per riprendere  quello che avveniva in classe, poi a casa rimontavo e commentavo un pò per spiegare quello che succedeva. I ragazzini erano presi dal lavoro, coinvolti e partecipi. Un giorno la maestra lesse il resoconto di un viaggio fatto da un gentiluomo a Londra alla fine del 1700, che descriveva le condizioni di vita e di lavoro, terribili, nelle prime fabbriche.
Parlava di una città affumicata dal fumo del carbone, sporca e fredda, brulicante di vita. La maestra disse che tutti insieme avevano ipotizzato che gli operai vivessero davvero male in quel periodo storico, ma ora ne potevano fare la verifica. 
Perché? Chiese ai bambini. 
Tutti alzarono le mani e risposero, tutte le risposte si avvicinavano, compresa quella che io avevo pensato, a quella giusta, ma nessuno era preciso. Quando si calmarono le voci e tutti cercavano di formulare la soluzione  pensando alacremente, una bambina alzò la mano e la maestra le diede la parola. La bambina disse : E' una verifica perché il viaggiatore  è stato lì e ha visto le cose di persona. Si sedette. Una risposta precisa e fulminante. La maestra, che voleva arrivare proprio lì, le fece i complimenti. La bambina, mi disse dopo, veniva da una situazione familiare difficile e probabilmente non avrebbe continuato a studiare dopo le elementari, senza il sostegno della famiglia. Quella bambina mi colpì. Aveva sintetizzato bene ed efficacemente, e prima, aveva capito la domanda. Andare in quella scuola fu un'esperienza bella, che avevo preparato perché avevo letto "Il paese sbagliato "  e  "C'è speranza se questo accade al Vhò " di Mario Lodi e altri libri di maestri italiani, compreso l'amatissino don Lorenzo Milani.  Avevo anche fatto doposcuola all'Istituto Thevenin di Arezzo, insieme a  Paola e ad altri amici, e avevamo approfondito per forza le questioni dell'imparare e dell'insegnare. In seguito a queste esperienze mi era nato un interesse profondo per la scuola, che mi aveva portato anche in quella classe elementare. Devo dire che mi godevo il lavoro dei bambini: vedere delle giovani menti all'opera che si appassionano a quello che la maestra propone è un vero divertimento.  La maestra si chiamava Laura Romeo e se per caso dovesse leggere,  la saluto con affetto e stima. L'ultimo post di Lara (Estate incantata) sulle scuole steineriane, mi ha suscitato questi ricordi . Penso che non sia necessario, qui da noi, cercare le scuole firmate, perché c'è un sacco di gente, compresa la maestra Maria Maltoni di cui ho già parlato, che, senza tanta pubblicità, ha fatto e  fa un lavoro egregio nelle scuole pubbliche. Esempi di casa nostra da seguire.