INCONTRI RAVVICINATI.

I selvatici sono così numerosi che qui in campagna tutti li hanno incontrati e possono raccontare delle storie. La maggior parte delle persone li vede come una minaccia per i raccolti , per le auto quando ci si scontrano, oppure come una preda. Un collega di mio marito, cacciatore, investì un capriolo. Si fermò e caricò l'animale in macchina per portarlo a casa e macellarlo. 
Il capriolo si risvegliò dentro il bagagliaio e gli ruppe tutte le fodere della macchina con gli zoccoli, muovendosi disperato per liberarsi. Quando vide che rischiava di essere ferito  il cacciatore dovette aprire il cofano e liberarlo. Si lamentava che gli aveva fatto un danno molto grosso.
Non sopporto questa mentalità di rapina. Per molte persone i selvatici sono di tutti, a disposizione, gratis, e che siano creature che possono soffrire e provare paura non viene neanche preso in considerazione. Sono carne gratis.

Anche noi abbiamo avuto i nostri incontri ravvicinati, in passato, a S. Fabiano la notte sentivamo un rumore metallico, di tanti chiodini che si urtano, era l'istrice, i lunghi aculei sbattono fra sé e producono questo suono di campanelli. Il cane, la Bianca, tornava con aghi profondamente conficcati nel muso. Bisognava prendere  il coraggio a quattro mani  e toglierli con uno strappo secco.
Ora che ci penso sono stati tanti gli incontri, solo da un certo momento in poi, i primi anni non c'erano tanti selvatici intorno alla casa. Poi cominciai a trovare pomodori e zucche morsicati,  appartenenti alle piante che stavano fuori della recinzione dell'orto. Avevamo dovuto recintare l'orto per gli animali a due gambe che venivano a servirsi di quello che non avevano in casa. Ora arrivavano anche i quadrupedi.

Una sera sentii un rumore fuori di casa, accesi la luce per vedere che succedeva e un riccio cadde dal muretto con il contenitore della pappa dei gatti, ma non si impressionò per niente e continuò a mangiare. A volte  sentivo un lamento, era di nuovo un riccio, catturato da uno dei cani, che aveva formato la palla per difendersi. Il cane prendeva  la palla con i denti, arricciando le labbra per non pungersi.  Dovevo mettere i guanti che uso per i rovi  e portare il riccio lontano, sotto una fitta siepe, dove i cani non potessero ritrovarlo. 
Molti altri incontri. Un serpe che salì su un albero e  da lì si spenzolava per arrivare a mangiare gli uccellini nel nido. Una coppia di tassi che camminavano accanto alla macchina. Un tasso incontrato di notte al ritorno dal lavoro, in un punto dove la strada incontrava il torrente Esse, in piena campagna. Inchiodai e scesi dalla macchina, restai a parlargli per un pò, io china su di lui e lui che mi guardava, gli chiesi se non aveva paura di me e la sua faccia (faccia, non muso) diceva "Ma di che stai parlando?" poi si girò e se ne andò lungo il fiume.

Scendendo giù per una strada bianca, sempre di notte di ritorno da uno dei miei tanti lavori, ho intravisto diverse volte parti anatomiche del cinghiale, per lo più sederoni che rapidi uscivano dal raggio di luce dei fari. Una sera che tornavo dalla casa di campagna della Paola ed erano più delle otto, in piena estate,  attraversò  la strada bianca un cinghiale. Rallentai fino a fermarmi, dicono che se vengono infastiditi possono caricare le auto, e poi è troppo bello osservarli. Veloce sparì nel folto dei corbezzoli al lato della strada. Feci in tempo a pensare di ripartire che lo seguirono due cinghialini piccoli, bellini! Poi altri due, poi tre, tre ancora, e alla fine un altro adulto a chiudere la fila. I grandi, attenti, uno in cima uno in fondo alla fila, in mezzo i bambini. Ma quanti cinghialetti bambini! Pensai che tutti loro dovevano mangiare e bere, in quell'estate assolata e arida.

Una notte,  tornavo dal lavoro sempre a notte fonda, guidavo lungo il rettilineo che attraversa i campi di granturco prima del nostro paesino, andavo piano, come sempre. All'improvviso sentii un'urto e vidi il muso di un capriolo appiccicato al finestrino dalla mia parte . Trovarsi letteralmente faccia a faccia col capriolo non è da tutti i giorni. Se avessi avuto il finestrino aperto la botta mi avrebbe fatto svenire. Pensai che fosse rimasto tramortito e scesi dall'auto per vedere, ma non c'era più. Hanno una vitalità sorprendente.

Tanti incontri, ma tutti di un attimo, non li tocchi, non senti  il loro verso, sai che ci sono, se ne vedi uno ce ne sono dieci. E ora ce ne sono davvero tanti. Qualche imbecille, molti anni fa, allevava nutrie, chiamate anche castorini , per la loro folta pelliccia. Non so come fu, magari gli affari non andavano bene, il mercato per quelle pellicce non tirava più e questo imbecille liberò le nutrie. Qui nutrie non ce 'erano mai state.  Animali grandi, che mangiano molte cose, erba, granturco, radici, steli. Se un uomo prigioniero fosse stato abbandonato avrebbe cercato di farsi casa e di mangiare, così fecero le nutrie. Si riprodussero. Ora sono un flagello per l'agricoltura, un flagello reale, distruggono i campi di granturco e in estate i cacciatori fanno delle battute per ucciderle. Si dice : "il mal voluto non è mai troppo". Proprio così. Sarà poi vera questa storia? Questa penso di sì. Ne ho sentita un'altra, palesemente assurda, secondo cui i Verdi lanciano le vipere dagli aerei . Chi la racconta è convinto, ci scommetterebbe dei soldi.  

Una mattina che accompagnavo la mia bambina a scuola passammo di fronte al corso d'acqua, il Vingone, che gli amministratori aretini hanno voluto coprire. Nel punto in cui entra sotto la sua copertura una grossa nutria era uscita dal ricovero notturno e si lavava e mangiava davanti agli sguardi meravigliati di mamme, nonni e bambini , che osservavano la scena dal parapetto del ponte . La nutria abitava là sotto, dove il fiumicello, chiuso, diventa fogna.
Mantide religiosa.
Cetonia aurata.
E' andata in questo modo anche con i cinghiali, sono stati introdotti dei cinghiali che non erano dei nostri posti, più grossi, che fanno più figli eccetera. Per avere prede più soddisfacenti. Anche loro sono un flagello per l'agricoltura. Si può stare dalla parte degli animali, ma si deve anche pensare che se non si produce cibo poi bisogna comprarlo, e siamo già dipendenti per il cibo. Discorsi lunghi, che portano lontano, da non banalizzare. Qui il bianco e il nero si mescolano ed escono parecchie tonalità di grigio, una sola cosa è certa, che gli umani fanno danni a non finire e pensano pochissimo prima di agire.

 A volte gli incontri sono con insetti che non siamo abituati a vedere in giro, stando in un'appartamento in città, soprattutto se è nuovo, non incontriamo nessuno,  neanche uno scarafaggio, ma in campagna  ci sono tanti animali, subito fuori della porta di casa. Cervi volanti, che si manifestano, raramente, con il forte ronzio del volo pesante. Cetonie , i bei "bachi d'oro", che divorano i bocci di rose e peonie. Mantidi religiose, che cambiano colore secondo il posto dove stanno, e se le scacci ti attaccano senza paura . Ti fronteggiano come guerrieri, dondolandosi sulle zampe minacciosamente.
Numerosi generi di calabroni, anche pericolosi, e di bombi pelliccioni e innocui.

La scolopendra , vista solo in un libro di foto di animali che mi era stato regalato per la prima Comunione, la trovai i primi tempi che lavoravo in questo giardino, mentre scavavo intorno all'abete del giardino: un alberino di Natale, piantato sulla discarica di macerie lasciate dai muratori, che ora è alto più della casa. Un ambiente ideale per insetti, scolopendre e serpenti, che si insinuano nella cavità che rimangono fra le pietre e ci fanno la loro casa. Lo chiesi al vicino, se sapeva della scolopendra, il nome non lo conosceva, ma dalla descrizione era proprio la "Stregaserpe".
 la Scolopendra .
Stregaserpe , un nome quasi magico per una creatura ritrosa e abbastanza impressionante, che sparì rapidamente fra i sassi.
Ma c'è un altro animale, mai incontrato e tanto nominato nella nostra campagna , il "Gatto puzzolo". Nella prima casa in cui abbiamo abitato c'era una vicina , una donnina piccola, ma compatta, con baffi e barba ( la barba piuttosto rada ) che radeva col rasoio del marito, era lei che mi raccontava del gatto puzzolo.
Che bestia è ? chiedevo io. Come è fatto?
La descrizione era abbastanza precisa, molto più grosso di un gatto, cattivo, feroce, entra nei pollai per mangiare le galline.

Oddio, dicevano, mi sono entrati nel pollaio! - Chi è stato?- Di sicuro il gatto puzzolo!

Ma è una faina? No, no la faina si conosce. E' una donnola? N , la "ghiundela " è "bighignina" (piccina) , questo è grosso. Sarà un gatto selvatico. Ihe ! (sì) ma la coda ce l'ha a strisce gialle e nere.
Un gatto incrociato con un calabrone. "Un ce scherzi, è vero, io l'ho visto ." Il gatto puzzolo è noto in molti posti in provincia di Arezzo.
Per un periodo mi ero fatta l'idea che esistesse davvero un mammifero, parente dei gatti o dei tassi, non ancora classificato, che continuava a vivere nel segreto nelle nostre campagne.  Campagne popolate, percorse dagli uomini in lungo e in largo, che ospitano ancora l'enigmatico "Gatto puzzolo ". Magari!