Mac Ewan e la dissezione dei luoghi comuni .

Giocando in giardino.
 Un pezzettino tratto da "Solar" di Ian Mac Ewan , pagina 23 della versione in italiano:

"La meccanica quantistica.Che ricettacolo, quale discarica di umane aspirazioni, terra di confine nella quale il rigore matematico aveva la meglio sul buonsenso, dove logica e fantasia irragionevolmente convergevano.Qui  gli inclini alla mistica trovavano tutto quel che volevano, chiamando in causa la scienza a riprova delle loro tesi . Chissà che splendida musica ultraterrena doveva essere per quegli ingegni della domenica la "asimmetria spettrale", le "risonanze", l"entanglement",gli "oscillatori armonici quantistici", quali seducenti melodie, l'armonia delle sfere celesti capace di trasmutare un muro di piombo in oro, e di creare un motore di fatto azionato dal nulla, da particelle virtuali che non emettevano sostanze dannose e che avrebbero fornito energia al progetto dell'uomo, oltre a salvarlo. Beard si sentiva commosso dagli aneliti di questi uomini solitari. E chissà perché pensarli solitari? Non era semplice presunzione a farglieli immaginare così. Gente che non ne sapeva abbastanza, ma comunque troppo per trovare qualcuno con cui chiacchierare. Quale amico in attesa al pub o alla British Legion, quale moglie oberata di fatica fra figli, lavoro fuori casa e faccende domestiche, sarebbero stati disposti a seguirlo nelle gallerie di tarlo del continuum spazio temporale, fino al tunnel gravitazionale, lungo la scorciatoia verso una soluzione definitiva del problema energetico globale?"

Questoè un grande amore.
Come mai, direte voi, ho riportato questo brano ? Qui il cinico professor Beard, protagonista di "Solar", solleva il velo su uno dei luoghi comuni piuttosto diffusi e fastidiosi degli ultimi anni. Quante volte capita di sentir citare argomenti scientifici seri e bisognosi di anni di studio molto impegnativo per accedervi almeno in parte, usati invece per avvalorare tesi banalissime e per fornire basi a questioni campate per aria? L'ultima volta mi è capitato recentemente durante un seminario di sentir citare la meccanica quantistica per dare fondamento ad un metodo psicologico . Non c'è niente da fare, mi irrito, anche molto, trovo scorretto menzionare cose di cui non sa nulla chi ne parla come chi ascolta, è facile farlo, nessuno può contraddire, per farlo si dovrebbe essere studenti di fisica almeno del terzo anno, in pari e ancora freschi di alcuni specifici esami . In ogni modo se il metodo psicologico funziona, non c'è alcun bisogno di trovargli altre giustificazioni, risparmiateci la filippica sulla meccanica quantistica, la fisica delle particelle, delle stringhe e tutto il resto. Posso solo annuire come un ebete e non capire niente, non mi piace ridurmi così. Direi che ai miei occhi la citazione di questi argomenti scientifici svaluta complessivamente la tesi di chi parla, se espressa in modo così maldestro . Anche io, a suo tempo, ho letto "Il tao della fisica " e "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta", quest'ultimo suggerito dalla mia amica Paola e diventato un libro della vita . Quelli sono testi scritti con un notevole impegno da gente davvero molto colta e piuttosto difficili da leggere.

Ma l'essere umano è per una parte un pappagallo, ripete parole nuove per il gusto di sentirne il suono, per sentirsi alla page,  buttandole lì a caso, mi ricorda una mia zia, che una volta disse che la prossima estate sarebbe stata bellissima, aveva prenotato una crociata !
Ora poi va di moda il DNA, qualunque cosa, si dice in televisione, ce l'abbiamo nel DNA, e anche questo è un discorso scientifico di non facile comprensione, credo che la maggioranza di quelli che lo nomina non saprebbe spiegare di che si tratta. A parte dire che è una cosina fatta a spirale.

Dopo averci giocato la butta via.
E' davvero irritante che persone che ignorano certi fenomeni se ne riempiano la bocca citandoli a caso . Certo io ho una visione severa della vita ed evito di usare parole di cui non so esattamente il significato, difatti uso un vocabolario ristretto, ma preferisco far così che non capire ciò che scrivo, e in generale cerco di scrivere cose che mi rappresentino in modo autentico, me o il mio modo di sentire e di vivere, che poi sono le uniche cose che penso di conoscere e di cui posso parlare .