SOLAR.

Sto leggendo Solar, di Ian Mac Ewan.
"Solar" è uno strano libro, inglese, per lo humor nero e caustico,  veritiero, perché analizza comportamenti anche minimi, quelli che non si raccontano mai, e li fa vedere nella verità e nella miseria. La storia inizia sottotono, sembra di sbirciare in casa d'altri, in una vita che non interesserebbe nessuno, ma te la stanno raccontando e continui a leggere, per vedere questo famoso scrittore dove vuole andare a parare, disgustata (io) per i comportamenti dei protagonisti, gente sgradevole, descritta negli aspetti più sgradevoli. Non gente disgraziata. tipo quella raccontata da Bukowsky, anzi persone che dalla vita hanno avuto tutto e un pò di più, e potrebbero vivere saggi e felici .

Un fisico inglese è  noto per una sua teoria, la " Conflazione Beard -Einstein ". Lui è il professor Beard, ovviamente, e dopo una fase giovanile ricca e produttiva in cui ha elaborato la sua Conflazione, che poi gli ha valso il Premio Nobel,  superati i cinquant'anni di età ha perso tutta la sua vena creativa, si è sposato 5 volte e lo incontriamo in un momento in cui si sta disfacendo anche il suo quinto matrimonio con una bellissima donna, Patrice, molto più giovane e inspiegabilmente  innamorata di lui, nonostante sia un uomo grassoccio, basso, quasi calvo, egoista, traditore e con parecchi altri difetti.

E' il protagonista del romanzo, di cui ci viene raccontata la vita pubblica, la sua direzione di un centro per le energie alternative, più che altro un ente inutile in cui vengono dilapidati fondi pubblici in quantità  per realizzare un impianto microeolico, di cui ci viene diffusamente spiegata la scarsa  utilità. Mac Ewan ci racconta anche la vita privata, i pensieri e i tentativi momentanei di emendarsi da una serie di vizi e cattive abitudini. E' difficile leggere questo libro, perché, almeno io, mi ci sono rivista in tutti i miei sforzi di dimagrire, le mie continue decisioni di cambiare modo di mangiare, di intraprendere abitudini più sane, di essere meno egoista, più amorosa con le persone della famiglia, di essere complessivamente più saggia, eccetera. La differenza fra me e lui mi è sembrata, a causa dell'identificazione che si produce col protagonista,  solo nel patrimonio genetico, che finora mi ha protetto da certe devastazioni fisiche,  e da una certa paura delle conseguenze di alcuni balordi comportamenti.

Nel centro che dirige, il Prof. Beard è attorniato da una schiera di giovani studiosi, per lo più fisici, che non lo interessano e non gli piacciono, li cataloga a gruppi, riuscendo a malapena a riconoscerli. Ce n'è uno, del gruppo catalogato come "le code di cavallo", per come tengono i capelli, che gli sta più intorno degli altri solo perché lo accompagna in auto nei tragitti dal luogo di lavoro a casa e viceversa. Il giovane, neanche trentenne, nei brevi viaggi in macchina tenta di proporgli alcune sue idee elaborate a partire dalla famosa Conflazione. Idee che sembrano sogni, il tentativo di copiare la fotosintesi delle piante e produrre, dall'acqua, idrogeno e ossigeno, fornendo al mondo energia illimitata.

Lo scienziato lo considera solo un giovane e noioso esaltato e non lo prende minimamente in considerazione. Una sera però lo invita ad entrare in casa e il giovane conosce la moglie. Poco dopo il prof. Beard, verificata la fine per inerzia del suo quinto matrimonio, decide di accettare la proposta di un viaggio nell'Artide,  che comprende il soggiorno, con seminario, di una settimana in una nave fra i ghiacci da cui sarà possibile fare delle escursioni e vedere con i propri occhi lo scioglimento dei ghiacci perenni, il distacco di grandi iceberg  e altri fenomeni che avvengono in seguito ai cambiamenti climatici. La sua partenza viene salutata come un viaggio coraggioso in un luogo estremo, ma Beard sa bene che sarà assicurato ogni confort e soprattutto molto buon cibo, che oltre all'alcool, è uno dei suoi vizi peggiori. Sbaglia previsione, perché è nel viaggio che gli accade la cosa che darà la svolta al racconto e un benefico choc al lettore, che fin qui legge sonnacchioso e disgustato una storia mediocre con protagonista  un premio Nobel. 

Per raggiungere la nave ancorata nel ghiaccio i partecipanti al seminario devono fare un viaggio di un centinaio di chilometri con una moto da neve. Gli chiedono se ha mai pilotato un mezzo simile e lui risponde di sì anche se non è vero. Per il viaggio si deve vestire  con parecchi strati di indumenti per resistere ad una temperatura di meno venti che si abbassa, viaggiando scoperti nella neve. La vestizione, il rispogliarsi, il rivestirsi di nuovo, perché ha dimenticato di mettere le cose nel modo giusto, sono la parte del racconto più angosciante e divertente. Il prof. è già mezzo rincorbellito dall'alcool e non considera che invece dovrebbe essere in possesso di tutte le sue facoltà, perché si sta avviando in un ambiente estremo e molto pericoloso.

Quando riesce a vestirsi del tutto, e ha gli occhiali da vista impiastricciati di marmellata perché ha preso da un tavolo un tovagliolino sporco per pulirli, si rende conto che gli scappa la pipì. Pensa che ormai stanno per partire e non può spogliarsi tutto e rivestirsi di nuovo, poi gli scoccia fare una figuraccia. Parte, cavandosela anche nella conduzione  del piccolo mezzo motorizzato. C'è una guida a coordinare le operazioni e a sorvegliare l'andamento delle cose. Ma ad un certo punto non ce la fa più e si ferma a fare la pipì. Fuori della tuta ci sono circa 30 gradi sotto zero. Fare la pipì è un gran godimento, ma l'errore è aspettare che scenda ancora qualche goccia ritardataria, perché intanto il pisello si attacca, per il gelo, alla tuta. La cosa lo sorprende così tanto che lì per lì non sa che fare. Strappare non si può, gli viene l'idea di versare dell'alcool, che ha sempre con sè, e riesce effettivamente a liberare il pisello, che però, per l'esposizione al gelo, è diventato un pezzo di ghiaccio. Rapidamente lo rimette dentro la tuta, ormai terrorizzato, e riparte, ma dentro i pantaloni sente un rumore secco e una cosa gelida e dura scendere lungo la gamba: il suo pisello o più probabilmente un testicolo.

Devo dire che ho letto la prima volta di volata saltando delle parti, come quando si guarda un film spaventoso con un occhio solo e tappandosi le orecchie per sentire meno, e poi si chiede a quello accanto, di solito mio marito o le mie figlie: "Che è successo?" . Avevo la sensazione di un dolore all'inguine. Poi ho riletto un pò meglio. Andando avanti, e leggendo delle avventure sessuali del Prof. Beard, che penso sia stato chiamato così per la sua attitudine a questo tipo di prestazioni, ( Beard- bird, uccello, hanno la stessa pronuncia), sono tornata a rileggere la parte del distacco del pisello, perché mi pare impossibile che un uomo che ne ha perso un pezzo riesca ad avere tutta quella frenesia sessuale. Probabilmente ciò che ha perso è un testicolo, ma nel libro rimane un mistero. Se qualcuno leggendolo scopre qualcosa che mi è sfuggito lo prego di farmelo sapere. Comunque questa, nel suo contenuto scioccante, resta una parte del libro apprezzabilissima, perché spiega, in un modo davvero interessante, quanto un essere umano possa essere cretino.

Da qui in poi è difficile staccarsi dalla lettura. Io dico sempre che mi sembra di cadere dentro un libro, o dentro una storia. Rimane avvolta nel mistero la faccenda del pisello, la rimarginazione della ferita, il recupero delle funzioni. Ai fini del racconto sembra quasi una cosa non accaduta. Al ritorno a casa il Prof. trova una sorpresa, c'è un uomo in casa, solo, in accappatoio, anzi nel suo accappatoio, sembra appena uscito dalla doccia. L'uomo è Tom Aldous, il giovane scienziato promettente pieno di idee fantastiche, la "coda di cavallo". E' diventato amante della moglie del professore, e ora cerca di trovare un accordo e mentre lo fa, cade disteso su una pelle d'orso polare pericolosissima stesa sul parquet incerato e muore picchiando la nuca contro lo spigolo di un tavolino. Qui il Prof. ha un colpo di genio: senza commettere gravissimi reati, solo crimini minori, che restano nell'ambito della sua mediocrità d'animo, riesce a liberarsi in un colpo solo d'impaccio con la Polizia e a far ricadere la responsabilità della morte, che in realtà è stata accidentale, del giovane fisico, su un altro amante della moglie, che l'aveva in precedenza malmenato.

Nei mesi successivi il prof. seguirà il processo contro l'antico amante della moglie, e cambierà casa, sempre volendo cambiare stile di vita e riuscendo invece ad infognarsi di più in un seminterrato umido e malsano che condurrà come una cuccia o una tana sudicia. Inoltre gli verranno consegnate delle carte che il giovane Aldous desiderava che lui esaminasse, che a prima vista gli paiono incomprensibili, e poi invece gli sembreranno geniali, se ne attribuirà la paternità e comincerà ad acquisire brevetti per lo sviluppo di un nuovo tipo di energia. Insomma, un premio Nobel che si evolve in un mediocre approfittatore parassita disgustoso, descritto in tutte le sue più squallide abitudini. Vi lascio la lettura dell'ultima parte della storia, che non saprei dire se abbia una morale oppure no. Mac Ewan non è così scontato.

Da un inizio sonnolento, dall'esplorazione di una vita tutta immagine e niente sostanza, si passa ad una serie di analisi sempre reali, caustiche e perfino dolorose, e per questo appassionanti. Per esempio viene descritto lo spogliatoio della nave dei ghiacci. La guida del seminario spiega come è importante che nel corso della settimana di permanenza nell'Artide ognuno abbia cura delle proprie cose, tuta, scarponi, copricapo, occhiali, l'attrezzatura di sopravvivenza in un luogo estremo, che si dovrà raccogliere intorno al proprio attaccapanni e mai introdurre nella nave cose bagnate o ghiacciate. Il progressivo deteriorarsi dello spogliatoio è una metafora del comportamento irrazionale dell'uomo nel proprio ambiente, accompagnato da un atteggiamento superficiale e canzonatorio, mentre tutti  bevono e mangiano a sfinimento e creano "opere d'arte" ispirate al riscaldamento globale.

Molti passaggi del libro mi sono sembrati talmente reali come se li avessi pensati io ed in effetti esprimono cose che da tempo penso senza averle organizzate in una forma compiuta. Il solare come nuovo mito, il solare o l'eolico buoni e puliti ad ogni costo, e abbiamo visto bene come, con i contributi statali, le prime a buttarcisi siano state le mafie. La vita privata di un uomo dalla mente geniale e dall'anima meschina, incapace di tenere a bada il proprio stomaco, il proprio pisello e la voglia di bere.

Ad un certo punto del libro, verso la fine, un collaboratore del Prof. Beard, inquieto, gli dice che arrivano voci che la storia del riscaldamento globale sia tutta falsa, sembra che ci siano degli studi scientifici in tal senso, e allora tutto il loro lavoro per lo sviluppo delle energie alternative al petrolio rischia di sfumare, di non trovare più finanziatori... Il Prof. fa una lunga esposizione della situazione climatica e conclude con una frase del genere  " Puoi stare tranquillo, amico, è una vera catastrofe, rilassati." Questa frase mi  sembra la più rappresentativa del libro per intero. Lo dico anche a tutti voi : "Pensavate di no, ma tranquilli, rilassatevi, è davvero una catastrofe."

Questo ad una prima lettura, ora dovrò rileggerlo, ho paura che ci troverò dentro parecchia altra roba che non ho afferrato al primo passaggio, e forse la spiegazione della faccenda del pisello congelato, che sinceramente mi angustia. Quanto al resto, un sano ridimensionamento di un atteggiamento ecofanatico, che talvolta ho intravisto in me stessa, (mi chiamavano verde Komeinista ) , mi sembra suggerito dalle pagine di questo libro .