Spennare galline.

Difficile immaginare cosa mi è capitato di fare ieri dopo almeno 15 anni dall'ultima volta: ho passato almeno un'ora a spennare e sbuzzare due galline. Uso la parola della nostra campagna, "sbuzzare", rende l'idea, anche se al tempo della mia infanzia si diceva "scorporare". Siamo in un mondo davvero matto. I miei vicini di casa allevano galline e polli, i polli per mangiarli, le galline per le uova. Una volta all'anno "rinnovano" le galline più vecchie, che non fanno più tante uova, mangiano e basta, dicono loro.
Così ne eliminano un paio sostituendole con pollastre  giovani. I polli li mangiano cucinati nei vari modi in cui si cucina il pollo, le galline sono dure, la carne è di una bestiola invecchiata, di solito, infatti,  ci si fa il brodo. Ma in casa loro il brodo non lo mangia nessuno, né loro, che hanno i calcoli alla cistifellea, né i loro figlioli. Nessuno vuol mangiare la carne un pò durina della gallina.  Hanno chiesto a me se mi interessavano le galline. Ho detto di sì, meglio queste galline allevate per benino, che quelle del supermercato.  La Giuliana me le ha ammazzate, cosa che non so fare, anche se credo che, continuando a consumare carne, dovrei prendermi la responsabilità di imparare, prima o poi. Non che non ci abbia provato, solo che una volta, tanti anni fa, per paura di sbagliare, io e Mauro sbucciammo appena il collo del pollo, la volta dopo, più determinati, gli staccammo la testa. Per l'impressione lo lasciammo andare e il pollo se ne andò via senza testa.  Ancora mi vengono i brividi.
 In campagna  la faccenda di ammazzare gli animali da cortile di solito la fanno le donne, chissà perché. La Giuliana  lo sa fare per bene e non le fa soffrire. Poi c'è stato da spennarle. Ho fatto scaldare una pentola grossa d'acqua e quando bolliva, l'ho messa in un secchio e ci ho immerso le galline per pochissimo tempo. Così si spennano subito. Quando faccio queste cose mi torna in mente la Lisina, una signora che viveva nella nostra stessa casa, quando io ero piccolina. Non si usava, allora, l'acqua bollente. Ho un'immagine di lei che spenna un pollo con un catino davanti e uno di fianco, in uno cadevano le penne, nell'altro, pieno d'acqua, immergeva i gomiti. Le galline hanno addosso almeno un paio di tipi di pidocchi pollini, piccolissimi, che dall'animale risalgono su chi lo spenna.  Immergendo i gomiti nell'acqua impediva ai pidocchi di salire. Per lo stesso motivo teneva in testa un fazzoletto legato, perché i pidocchi se li ritrovava in capo e prudevano da impazzire. Altri tempi. Ora utilizziamo la grande novità tecnologica che è l'acqua bollente. Ho svolto l'incombenza con un certo ribrezzo per l'odore e per la faccenda in sé, però mi ha aiutato il ricordo vivo di quando, piccolina, vedevo sbuzzare il pollo nella  cucina di casa: perfino le budella venivano recuperate e cucinate, in certe case. Ho riconosciuto e tirato fuori i vari organi della gallina, che aveva dentro anche un bello strato di grasso giallo vivo. Anche quello l'ho tolto. Ho bruciacchiato le zampe e tolto tutta la prima pelle, per poterle mettere nel brodo. Da piccola mangiavo tutto, zampe, coradella, collo, che si cucinava ripieno ed era buonissimo.  Ogni tanto lo cucino ancora. Il rispetto per l'animale è anche questo, usare tutto e non buttar via niente.
Il problema è che non sono più abituata. Ora può darsi che queste galline non riuscirò a mangiarle, dopo tutto questo. Mangio polli anonimi e non riesco a mangiare una gallina che ho pulito io. Un mondo matto, come dicevo all'inizio .