FIDUCIA.

Fiducia ... Giorni fa, mentre mi preparavo qualcosa da mangiare, intorno all'una, ascoltavo Corrado Augias e Ilvo Diamanti (sociologo e politologo all'Università di Urbino) che parlavano della fiducia partendo dal libro che il prof. Diamanti ha scritto di recente. Parlavano del concetto di fiducia, affidarsi, fidarsi, in senso del tutto generale, e di come questo fidarsi sia un sentimento sociale e condiviso. Dove c'è fiducia nella popolazione questa si vede, si manifesta per esempio nella capacità di associarsi per fare delle cose per il bene comune, fare i volontari nella protezione civile, fare volontariato in ospedale, ma anche andare a far delle cose insieme, che siano passeggiate o viaggi o feste di paese. Quindi il sentimento diffuso di fiducia produce positive conseguenze di vitalità sociale. Il prof. Diamanti, che è un sociologo, va oltre e verifica con un grafico che la fiducia è più presente al Nord dell'Italia, un pò meno al centro, meno ancora al Sud e corrisponde alla vitalità sociale in generale, anche ai movimenti di denaro e alla voglia di scambi.

La fiducia, alla fine, diventa, per passaggi ripetuti, ricchezza. Semplifico, ovviamente, e semplificava anche Diamanti, per cui penso che leggendo il suo libro si trovi un'analisi veramente profonda e interessante. Il ragionamento mi ha colpito e mi ha indotto degli altri pensieri, mi piace  quando i pensieri degli altri si collegano ai miei e mi servono, li posso usare per me.

Pensavo che in casa mia non c'è un gran sentimento di fiducia. Ci siamo trovati in due, io e mio marito, che veniamo da due famiglie in cui di fiducia ce n'è stata poca o  pochissima, intesa come descritto sopra. Si dice  "chi s'assomiglia si piglia " e c'è un proverbio locale che cita due località del Casentino e dice così "Da Montelupo si vede Capraia, Cristo fa le genti e poi le appaia." Tutto per dire che quando due persone si mettono insieme hanno molto in comune, soprattutto cose che che  non si vedono ad una prima occhiata.

In casa di mio marito non so individuare le cause, so solo che la mia suocera aveva una frase che ripeteva sempre " 'Un ve fidate". Non vi fidate. Tutto un programma. Le parole non sono neutre e, per quanto di buona indole, uno che cresce sentendosi ripetere di non fidarsi sarà difficile che si fidi. E' il potere di creazione e trasformazione delle parole quotidiane, non sono Vangelo, ma ripetute tutti i momenti creano eccome! D'altra parte è chiaro che se uno suggerisce di fidarsi ma non ci crede, la sua sfiducia sarà manifestata dai gesti e dal comportamento. Il mio suocero ha dovuto fidarsi perché ha avuto fin da giovane problemi di salute e credo che una cosa che ha vissuto con difficoltà sia stata il doversi forzatamente affidare ai medici.

 In casa mia, nella casa dei miei genitori, non ci avevo mai pensato sotto quest'aspetto, ma non c'era sentimento di fiducia, né ci poteva essere. La mia mamma custodiva dei suoi segreti,  è stata una vita intera a custodirli, ha allontanato da noi tutti quelli che potevano ricordare e dire ciò che era accaduto, l'ha fatto così bene che io ho scoperto queste cose, e non tutto quello che era accaduto, solo negli ultimi anni. Piano piano questo è diventata un'abitudine così profonda che alla fine la sua vita era fatta di lei, del suo segreto, e dei soldi, tutto il resto cancellato o in ombra completa. Pensava di proteggersi così, non fidandosi.

In casa nostra  siamo pessimisti, razionali, analitici, ipercritici. Questo è utile, ma è anche un blocco, perché se non ci si affida non si fa mai niente. La sfiducia diventa paura e rigidità. Queste cose insieme fanno diventare vecchi, perché la mancanza della capacità di affidarsi chiude le porte all'esterno e al futuro. Mi infastidisce a volte mio marito, quando analizza la situazione politica ed economica, quando vede dappertutto tranelli e imbrogli. Mi infastidisce perché vedo me stessa, quello che non è in me non mi da fastidio quando lo vedo negli altri, mi fa ridere, mi stupisce, ma non mi irrita. Mi irrita sempre ciò che non va anche in me, ed è un bel campanello per l'attenzione.

Giorni fa Lara , blog "Estate incantata" ha pubblicato un post con un pezzo di Aldo Carotenuto, un famoso psicoanalista. Mi ha fatto così impressione che non sono riuscita a lasciare un commento. Parla della impossibilità di entrare in totale comunicazione con l'altro. C'è sempre il limite costituito da noi stessi, dalla nostra natura e dalla nostra storia. Ascoltiamo l'altro, e già è tanto, ma diamo sicuramente un significato diverso alle parole, un colore, un odore diverso al racconto che sentiamo. Questo è molto triste. Ognuno è un mondo che gira solo nell'Universo. Ma poi si va un pò oltre e si pensa all'arte, che riesce, pur col limite della percezione personale, a entrare dentro di noi , a sfondare delle barriere e arrivare dritta al cuore ...Anche questo è in relazione col concetto di fiducia. A volte penso a come sarebbe se fossimo telepati, allora non saremmo soli e potremmo fidarci .

La fiducia è, per estensione, la fede religiosa, e si dice che è un dono. Un dono grande, perché chi ha fede non è mai solo.

Ci sarà da lavorarci su questa faccenda della fiducia.