Il pozzo

C'è un esagramma dell'I ching , il numero 49, composto da due trigrammi, il vento di sotto, che spinge in alto l'acqua, che sta sopra  e questa è  l'immagine del Pozzo.  Dice il commento: una città può essere trasferita, ma non il pozzo che la alimenta, l'acqua nel pozzo non scompare mai, serviva quelli che venivano prima, servirà coloro che verranno poi .

 Avevo 14 anni, era il 1969, quando i miei genitori andarono a vedere un podere sulle colline immediatamente intorno alla città, per comprarlo. L'acquistarono per una cifra piuttosto piccola, del tutto ragionevole per l'epoca, che era il periodo che l'agricoltura non rendeva più niente, o per lo meno come era stata fatta in quei terreni ripidi e terrazzati, definiti ora "marginali". Non era ancora il momento delle seconde case ristrutturate, o cominciava appena. Da lì si godeva un meraviglioso panorama. C'era una casa cadente e un piccolo fienile, non c'era acqua corrente, ma una grande cisterna per l'acqua piovana che però non veniva più usata. La campagna mi era sempre piaciuta e non conoscevo affatto la durezza della vita che i contadini di allora sopportavano, mi piacevano i fiori di primavera, i numerosi anemoni campestri color malva, che crescevano sui greppi dappertutto per un breve periodo, gli agli selvatici, in estate . Per l'acqua andavamo con la mezzina ad un pozzo di uso condiviso, al confine fra il nostro podere e quello adiacente, un pozzo in muratura, con un coperchio in ferro, buttavamo giù questo contenitore in rame zincato , molto bello, attaccato per il manico ad una fune, e lo tiravamo su pieno di acqua fresca e buona da bere. Dopo un pò il babbo decise di far realizzare un pozzo artesiano. Per questo chiamò un avvocato, l'avvocato Dini. Un avvocato?- dirà chi legge. Che c'entra un avvocato con i pozzi? C'entrava, c'entrava.

fiori di linaria vulgaris, indicatrice della presenza d'acqua nel  sottosuolo.

L'avvocato Dini era un tipo sui generis che piaceva molto al mio babbo. Faceva l'avvocato per una quindicina di giorni al mese, per campare, per il resto viveva come un contadino in una casa molto affumicata per la via del Casentino, forse non aveva neanche la macchina, perché io e la mamma l'andammo a prendere un pomeriggio con la nostra auto e io vidi la casa con le mura annerite, il camino con la trave scura, le pareti dell'ingresso  con appese spighe di mais di moltissimi colori diversi, perfino blu. Vidi anche la moglie, una donna semplice ma molto sveglia, con abiti lontani anni luce dalle mode e dalle riviste. Era uno che si divertiva molto a fare il contadino, aveva trovato il modo di praticare la campagna nei suoi aspetti più creativi. Fra le altre cose era un rabdomante, per questo il babbo gli aveva chiesto di dare un'occhiata nei campi intorno alla casa che avevamo da poco comprato. Non ricordo moltissimo, avevo 14 anni e benché fossi tanto interessata non capivo neanche del tutto cosa faceva. Prese un ramo da un acero campestre, detto anche da noi testucchio o albero della vite, un ramo biforcuto che sarebbe stato adatto per ricavare una fionda. In effetti con un coltello che aveva in tasca ricavò una forma come una fionda, con i bracci più lunghi per poterli impugnare. Si guardò intorno e disse che acqua nel sottosuolo c'era, vedi quei fiori gialli? Quando ci sono quelli sotto c'è una vena d'acqua. Fiori di linaria,  presenti all'inizio dell'autunno quando piove, quindi la stagione doveva essere quella. Impugnò con forza la forcella e cominciò a camminare per il campo. La forcella in certi punti si abbassava parecchio, tirata giù da una forza invisibile. Si fermò e tirò fuori un pendolo di metallo, un blocco e un lapis. Con questi strumenti prese delle misure e disse che c'erano alcune vene d'acqua, segnalò con precisione il posto, la profondità della vena e la portata. Trovò altri posti dove c'era l'acqua e alla fine mi fece impugnare la forcella e camminare, anche nella mia presa che resisteva la forcella si abbassava con forza, me la sentivo scappare dalle mani. Fu una serata bellissima. L'avvocato Dini disse che, purtroppo, sarebbe stato difficile che si potessero usare le informazioni che ci aveva dato, perché le ditte che trivellavano i pozzi rifiutavano i suggerimenti dei rabdomanti. Fu esattamente così. Il pozzo fu scavato, ma non in uno dei posti indicati da lui , comunque ebbe acqua abbondante e potabile, benché un pò calcarea,  per tutti gli anni che abbiamo avuto quella casa. Ovviamente l'avvocato Dini, contadino e rabdomante, non lo dimenticherò mai.

Pensavo in questi giorni che nel corso della mia vita, neanche tanto lunga, ho visto prima  i poderi senza acqua perché non c'erano pozzi, solo quelli tradizionali scavati a mano.  Negli orti i contadini delle zone povere e marginali coltivavano solo poche verdure, quelle che vivevano con le piogge stagionali, difatti quando la mamma fece un orto annaffiato con l'acqua del pozzo artesiano e coltivò piselli, cetrioli e zucchine, subito vennero animali a due zampe, diceva lei, a rubare. Dovette recintare l'orto.  Ora vedo i poderi senza acqua perché le vene si prosciugano, come qui a casa mia  dove si è seccato il pozzo artesiano e non sappiamo che fare, il giardino e l'orto sono impossibili senza acqua . D'altra parte scavare un pozzo nuovo costa intorno ai 10000 euro. Nel corso della  mia generazione l'acqua è diventata già rara, costosa e di qualità scadente, a causa dell'abuso e dei cambiamenti climatici. Ci sono vivaisti lungimiranti, tipo Didier Berruyer di Lucca, che già da anni si occupano di selezionare piante per giardini aridi.

Ho sentito le dichiarazioni di voto di alcuni deputati o senatori su una legge che riguarda l'ambiente, su cui il governo aveva chiesto la fiducia, e mi sono arrabbiata parecchio a sentire gli stessi che anni fa definivano i verdi come visionari portasfiga che ora parlano di tutela dell'ambiente per i " nostri figli", si sciacquassero bene la bocca prima di parlare e anzi stessero proprio zitti sarebbe parecchio meglio.
Una bella dichiarazione di voto sarebbe questa:
Siccome ai problemi ambientali non ci abbiano mai creduto e non ci hanno mai interessato, ci sembra ora opportuno e più dignitoso tacere e non criticare chi sta cercando di affrontarli, perché non abbiamo, su questa questione come su altre, nessuna credibilità, e anzi ci pare un segnale di rinnovamento e serietà da parte nostra, che comunque pagheremo il conto della nostra ignavia, malafede e inettitudine davanti a noi stessi e alle nostre famiglie, quello di rassegnare le dimissioni da parlamentari e smettere di vivere alle spalle di coloro i cui interessi dovremmo rappresentare.
Si capisce che sono abbastanza arrabbiata .