Chiacchiere.

Alla laurea delle mie figliole ero tanto contenta, ma non commossa, insomma non mi veniva da piangere, semmai da ridere per la contentezza. Da certi punti di vista, dato il mio cammino scolastico mai concluso, avrei dovuto sentirmi più coinvolta, invece le ho vissute, queste lauree, come una cosa loro, delle ragazze, e il mio ruolo mi era molto chiaro, preparare il pranzo, e essere vicina nei limiti del possibile, perchè tutte e due hanno somatizzato, come si usa dire, una col suo classico mal di pancia che anticipa le prestazioni e quell'altra con sinusite e mal di gola. Mal di gola con le placche! Una tragedia di mal di gola, che però era passata la sera prima della laurea, come dire che ormai si era quasi arrivati e si poteva smettere di farsi del male.
 Nella mia testa c'è una parte razionale e pessimista che, mentre batto le mani felice alla proclamazione del voto,  dice: "Non è mica finita! Devono ancora prendere la seconda, di laurea, e poi chi sa come andrà ..." Ma  la ascolto solo fino ad un certo punto e quando lei insinua che loro due saranno nella percentuale di quelli che il lavoro non lo trovano, che è l'oscura minaccia che ci portiamo dentro io e mio marito, cioè che tutto per noi sia particolarmente difficile, allora la faccio tacere e un'altra parte di me ride e dice che ce la faranno, perché sono in gamba come e più di molti altri e anche senza accosti, che quelli non ce li abbiamo mai avuti, sennò obbiettivamente le cose anche ora sarebbero diverse, le mie figlie saranno benedette dalla vita, perché prima di tutto sono benedette da me. Ora vedi che mi commuovo. Grazie, Paola e Grazia, per la partecipazione affettuosa .

E a Mariolino che dire? Non so se sia ancora vivo quello che disse "Anche questa è fatta" , dopo aver ammazzato il babbo. C'è un limite, nel darsi,  da non superare per la nostra incolumità. Se ti succhiano proprio tutte le forze dopo non sei più buono a niente e non puoi più lavorare neanche per loro, gli anziani, intendo dire, o comunque quelli che hanno bisogno di te. La mia suocera come tutti i vecchi è molto concentrata sulla propria salute e quasi ogni volta che mi vede mi chiede se "deve passare una visita". L'ultima volta le ho detto che forse ora è bene che la passi io, una visita, prima che sia tardi.

Una volta ho lavorato in un posto dove mi hanno messo in cucina da sola a far tutto, senza nessun aiuto. Io volevo fornire una prestazione del massimo livello, per le mie capacità,  e predisposi un menù fatto tutto in casa, tutti i sughi e i primi fatti a mano, i dolci, niente comprato pronto, d'altra parte avevo imparato a far così nel primo ristorante dove avevo lavorato e volevo mantenere quella qualità, per me stessa prima di tutto. Ma loro pretesero sia il lavoro senza riposo settimanale, sia che lavassi anche i piatti e pulissi la cucina, senza rendersi conto che tutto questo lavoro, che d'altra parte apprezzavano, era troppo. Dopo due mesi di corsa col ristorante spesso aperto anche a pranzo, ero uno straccio. La proprietaria mi disse " Te hai fatto come la scopa nova (parlava  chianino) che appena comprata scopa bene, ma quando è vecchia non è più bona a niente." 
A parte l'allusione involontaria al sesso, forse non così involontaria, di nuovo mi resi conto che non avevo conservato gli spazi di ricarica personale, quelli che sono solo per te. Mi sentii male e me ne andai. E' stata quella volta che ho cominciato a prendere la pillola per la pressione. Comunque Mariolino penso che se contatti un'Università potrebbero usare la tua famiglia come laboratorio di studio per la società futura, cioè domani, dove i vecchi saranno un peso insopportabile e ce ne saranno troppi e verrà voglia di sopprimerli, chissà che non comincino a farlo proprio con noi e non facciano delle leggi per agevolare, in nome sempre  dell'economia.