Caterina Casini e Antonio Rezza

Il cielo è molto grigio , fuori della finestra , e PIOVE . Punto . Piove, silenziosamente e senza violenza, il giardino è molto verde e molto pieno di erba che non riuscirò a togliere per bene, quest'anno. Lo stipendio è tanto utile, ma non abbastanza grosso da permettermi un giardiniere, poi mi farebbe arrabbiare, perché perfino io, lavorando fra le piante, ne danneggio sempre qualcuna di cui non ricordo che è lì e sta spuntando, come ieri, quando con la vanga ho sentito resistenza e senza pensare ho tirato su ed era una piccola dalia di cui non mi ricordavo per niente.. mortificata, l'ho rimessa al suo posto e sicuramente fra poco verrà fuori.

Molti anni fa in estate c'era una rassegna di teatro comico ad Arezzo, nel teatrino del Parterre dell'ex ospedale psichiatrico, all'aperto, la notte a volte ci faceva un freddo "bussone", in aretino . Ci siamo andati qualche volta con le bambine e ci abbiamo visto uno spettacolo meravigliosamente poetico con Caterina Casini, un monologo molto bello . Alla fine non riuscii a trattenermi, andai dietro le quinte e l'abbracciai .

Un'altra sera invece c'era un attore che si chiama Antonio Rezza  di cui vi lascio un link. Guardatelo se avete tempo. Erano dei pezzettini brevi , in uno di questi lui si lamentava di essere solo, sempre solo, che nessuno andava a trovarlo, neanche un cane, e soffriva tanto la solitudine. Arrivavano degli amici e gli suonavano il campanello . Subito si irritava e rispondeva "Chi è? - 'gidio (Egidio), simo noi, gli amici tuoi ! Te simo venuti a trovà !" Ma lui. che si era lamentato della solitudine fino a un attimo prima, si scocciava subito e si chiedeva come mai non lo lasciavano in pace . Era una cosa triste ed esilarante insieme, un modo strano e un pò perverso di esplorare certi comportamenti umani che forse tutti abbiamo, legati come siamo ai nostri malanni e alle nostre dipendenze e schiavitù, che odiamo e amiamo con tutti noi stessi  .  Se tutte le nostre perversioni mentali ci abbandonassero di colpo per miracolo forse non resterebbe niente.

Alla fine dello spettacolo mia figlia piccola, seduta accanto ad un ragazzino più grande figlio della mia amica Manola, gli chiese ad alta voce , "Ti è piaciuto ?" " A me no " disse Jacopo disgustato. In efetti era una cosa piuttosto per adulti . L'attore dal palco sentì e con voce severissima e arrabbiata disse "Che avete detto?"  "Nieeente!" Esclamarono i ragazzini in coro e scapparono verso noi mamme. Fu un finale davvero comico . Da quella sera ogni volta che si andava a trovare la Manola o loro venivano da noi, suonando il campanello e entrando in casa facevamo "Gidio! Simo noi! " Mi viene da farlo ancora!

Ora sono io che faccio come Gidio, nel senso che prima mi lamento che  non lavoro, poi mi lamento che lavoro, mi arrabbio che è tutto secco, poi  la pioggia comincia a darmi fastidio, e sono triste perché faccio una vita solitaria, ma se viene qualcuno mi pare che mi porti via il poco tempo che ho... Sono proprio come Gidio .