Le grotte di Montecucco





Campanule coraggiose.


L'ultima parte del camino di ingresso.









Qui si vedono nelle rocce le creature che abitavano questi luoghi quando c'era il mare, prima che le zolle continentali spingessero l'una contro l'altra facendo alzare il suolo e creando gli Appennini. O qualcosa del genere.




Drappeggi di roccia.

Come funghi del legno.



Mercoledì scorso siamo stati alle grotte di Montecucco. Se ci ripenso mi pare di esser matta. Che mi ha preso di andare a Montecucco nel giorno più caldo dell'estate 2012 sinceramente non lo so. Con la Giusi della pizzeria dove lavoro si era detto di andare, una volta o l'altra, ed è possibile solo il mercoledì, che è il giorno di chiusura . La Giusi se qualcuno le dice "Vieni? Vado all'Inferno. " va di corsa anche lì, per dire il tipo.  A me per scollarmi da casa mi ci vuole il solvente per le colle potenti e a Mauro un solvente più forte ancora. L'idea era di  fare un'escursione più lunghina, non il percorso "scoperta", come lo chiamano gli organizzatori, che dura circa 3 ore, e nemmeno quello speleologico detto "avventura", che forse non saremmo stati in grado. Quello medio, che prevede 4/5 ore di cammino e si chiama la "traversata", perché si entra dentro il monte da una parte e si esce da un'altra. Si percorre quasi un chilometro nella pancia della montagna. Si può fare solo prenotando e si deve formare un gruppo di almeno sette o otto persone mentre noi eravamo in tre, quindi ho detto alla ragazza del punto informazioni che mi chiamasse se il gruppo si formava, pensando che di sicuro sarebbe stato un  tranquillo, benché caldo, mercoledì di riposo a casa.
Oh non  mi ha chiamato per davvero?
Quasi speravo che non lo facesse . Insomma, la mattina di mercoledì alle 9 eravamo a Gubbio, anzi a Costacciaro,  dove parte il pulmino che porta al pianoro da cui si involano i deltaplani, che era il punto di partenza dell'escursione. Eravamo sedici, con due ragazzi, fratelli, speleologi, come guide. Avevo il pensiero segreto di non farcela, il caldo mi ha costretto all'inattività, salvo i lavori di casa, e sono completamente fuori allenamento. Tralascio il primo tratto di strada in una montagna pelata e asciutta con prati gialli in cui spiccavano ciuffi di eringio azzurrissimo che di solito risponde al colore del cielo, ma quel giorno non tanto perché c'era sul panorama vastissimo e meraviglioso una notevole foschia dovuta all'umidità che l'aria secca e il sole continuano ad estrarre dalla terra. Qua e là macchie fittissime di faggi praticamente nani, di un verde scuro, quasi nero,  un colore che esprime un messaggio chiaro: Resisto.
Lungo il sentiero c'era un ciuffo coraggioso di campanule, piante endemiche di alta quota, anche loro azzurre, non so come fanno a fiorire in quelle condizioni, un vero inno alla vita. Cammina cammina, sempre in salita, abbiamo raggiunto una quota di 1200 metri circa dove si trova una piattaforma di metallo, affacciata su uno strapiombo, e un cancello dello stesso materiale : l'ingresso alla grotta. Mi è venuto in mente il cancello di Moria del Signore degli Anelli dove stava scritto " Dite : Amici, ed entrate" e loro stanno tante ore a scervellarsi sul significato e poi capiscono che dovevano solo dire amici in lingua elfica cioè "Mellon" e allora possono entrare, finalmente, e sfuggire ai mostri che si stanno risvegliando nel lago davanti a loro.
Come dire? Mi è venuta una strana eccitazione e mi sono sentita nel posto giusto. Dalla grata veniva un'aria fredda come se fosse acceso al massimo un condizionatore, ma lo sapevamo, dentro le grotte c'è una temperatura, estate e inverno,  di 6°, ed eravamo attrezzati. Siamo scesi all' indietro per una serie di scale reggendosi con le mani  e questo è stato il primo piccolo ostacolo quanto meno mentale, camminare all'indietro è un esercizio insolito e scendere per un "camino " naturale, seppure attrezzato, non capita tutti i giorni. Come calarsi da un palazzo di 9 piani, ha detto Mauro. Con noi c'era un uomo giovane con un I Pad che ha fatto delle foto più belle di Mauro, questi aggeggi diabolici  vedono nella penombra meglio dell'occhio umano e del'obbiettivo della macchina fotografica, acchiappano tutta la luce che c'è .
Andare alle grotte di Montecucco non è una visita , è un'esperienza, come ha detto la Giusi , niente di trascendentale, ma ci devi mettere del tuo e questo ti fa sentire bene. Potete vedere che avevamo un casco, e all'inizio sembrava inutile, ma alla fine del percorso abbiamo capito a che serviva, Perché in certi pertugi stretti puoi sbattere facilmente la testa contro le rocce. Abbiamo camminato in vaste sale, su passerelle d'acciaio che mi pare un miracolo siano riusciti a costruire là dentro modificando l'ambiente meno possibile, ma anche sulle pietre e sulle concrezioni  e si deve fare attenzione, perché è tutto lasciato molto naturale, sono solo predisposte delle ringhiere in corda d'acciaio. Una sala raggiunge i 40 metri d'altezza, ma non te ne accorgi. Più in là si passa a stretto contatto con le formazioni plastiche che sembrano fatte di argilla fresca o pongo.
E' bellissimo.
Nella sala Margherita, Luca, il giovane che ci guidava, ha chiesto a tutti di spegnere le luci dei caschi e di fare silenzio poi ha spento tutta l'illuminazione, per far assaporare l'ambiente della grotta come è in natura. Buio assoluto e lo sgocciolio dell'acqua, nonostante che siano tre mesi che non piove. Un buio così è impossibile anche nella notte più scura.
Anche lì vivono rari animali, insetti privi di occhi e di pigmento e nelle zone vicine agli ingressi, numerosi e non tutti conosciuti, ci sono i pipistrelli. Ognuno ha pensato delle cose nel chiuso della sua testa, o ha lasciato cadere un seme per pensieri futuri;  io per me ho pensato che anche questo luogo è di Dio, e gli uomini l'hanno scoperto per caso, ci sono delle iscrizioni dell'800, ma solo dopo il 1967 si sono percorsi per intero i 20 km finora conosciuti. Per passaggi angusti si arriva, ci hanno detto, ad una serie di ambienti ad un livello inferiore, sotto quell'enorme sala di pietra ricoperta di merletti fatti anche loro di pietra resa liquida e poi di nuovo solida dallo scorrere dell'acqua, lentissimo, attraverso i millenni.  Montecucco riserva ancora caverne e cunicoli inesplorati, alcuni forse percorribili, altri senza ingresso, o con ingressi franati e nessuno li vedrà mai. Lì entra solo l'acqua e, al buio e nella quiete, crescono, senza badare al tempo che ci vuole, meravigliose strutture di pietra.  Mi fa l'effetto delle piante fiorite in mezzo ai boschi, dove le vedono solo gli animali che passano di lì.
Dio non ha bisogno di esser visto dall'uomo, mi vien da dire ...
L'ambiente delle grotte è una specie di ultima frontiera in un mondo quasi tutto conosciuto, in questi luoghi a loro modo estremi, dove perfino il concetto di "alto" e " basso" perde in parte significato, si impara ancora qualcosa su di noi, anche sul fatto che non siamo così "centrali" e importanti nella creazione.
Siamo usciti per un altro camino, salendo una scala fissa e tenendosi con le mani, praticamente in verticale,  ho dovuto mettere lo zaino davanti, ma poi ho dovuto toglierlo perché il passaggio era troppo stretto. Non ho avuto paura neanche una volta, anche se il canale di uscita era davvero stretto. Penso che fosse la compagnia di tanti altri esseri umani a farmi sentire sicura.

Mi sa che invecchio, perché nonostante la fatica e la stanchezza ( al ritorno sul sentiero sono stata proprio l'ultima ) assaporo queste esperienze come da giovane non avrei saputo fare .