Una vecchia foto e l'ultimo giorno di lavoro di Mauro

Una mia parente che vedo molto poco perché vive in un'altra città, e nonostante questo le sono affezionatissima, mi ha fatto avere recentemente un paio di foto vecchie, anzi vecchissime. Sono in bianco e  nero, risalgono al 1946, e ritraggono un gruppo di giovani fra cui i miei genitori.
Loro due e anche altri dicevano degli amici del tempo della gioventù "Siamo stati ragazzi insieme."
Eccoli qua un gruppo di quei ragazzi in cui posso riconoscere la mia mamma, una sua parente, lontana cugina, il mio babbo, sua sorella e la sua cugina, altri due cugini di primo grado della mamma ...insieme ad altri la cui identità resta misteriosa.
 Tutti giovanissimi e tutti  "belli", di quella che la mamma definiva la "bellezza dell'asino" cioè della gioventù, di cui non vale vantarsi, perché tocca a tutti. La più carina è quella che io chiamavo la zia Anna, che insegnava, alla fine della carriera lavorativa, al Ponte Buriano .
Tanti visi, tante storie, e ognuno manifesta già, in quella vecchia foto, la propria attitudine nella vita: c'è chi si mette dietro agli altri, e dice che vuol restare in secondo piano, vuol avere una vita semplice e riservata,  c'è chi sta davanti e ride perfino troppo. I miei genitori, in questa foto è evidente, ancora non stavano insieme, e invece, dall'atteggiamento, da una mano posata su una spalla e dallo sguardo, si capisce che il babbo doveva fare il filo ad un'altra ragazza, che proprio in questi giorni, ormai vecchissima, è morta. Una foto e immagini tante cose, ormai perdute nel tempo, che nessuno potrà più raccontarti. Cose che forse non ti riguardano affatto, sono solo delle possibilità che non si sono sviluppate, o forse si sono realizzate in un altro universo parallelo a questo in cui viviamo ...
Eccoli lì i miei genitori giovanissimi, lui tornato da poco dalla prigionia, lei e gli altri appena usciti dalla guerra, sorridenti e ben vestiti, e noi, i loro figli, non esistiamo neanche nell'immaginazione, eppure mi viene da pensare che siamo già ben scritti, a lettere di fuoco, nel loro futuro.


Questa foto esprime bene felicità e un velo di malinconia dell'inverno, della fine di qualcosa e dell'inizio di qualcos'altro... Mauro si arrabbierà che gliel'ho presa, perché ora vuol fare un blog anche lui dal titolo "Una fila di legnate .it"


Ieri era l'ultimo giorno di lavoro di Mauro, l'ultimo dopo  decine d'anni di ferrovia. Tanti anni che sembrano volati in un soffio, eppure a ripensarci quante cose abbiamo fatto , vicini o distanti, per mano e in armonia oppure separati come da un mare in tempesta, ma sempre insieme. Insieme è questo, che l'ultimo giorno di lavoro del tuo compagno è un pochino anche tuo, che sei felice per la libertà che acquista e ha meritato, e sei triste per l'ufficio dove il lavoro turbolento e impegnativo procederà senza di lui e a poco a poco i colleghi lo dimenticheranno, gli stessi che hanno stampato una foto dove compare  Mauro con le braccia alzate seduto sulla sedia dell'ufficio, con lo sfondo di una spiaggia tropicale e sopra c'è scritto WWW. una fila di legnate.it- in bocca al lupo dai tuoi colleghi, sconto 100% vacanza per sempre (paga trenitalia) da buio a buio . tel 055/ma chi kxxò rompe i ...Una fila di legnate sono quelle che minaccia da anni in casa e in Ferrovia, mentre "da buio a buio" è un'altra minaccia ai colleghi, che si lamentavano per l'orario di lavoro, e lui diceva che li avrebbe mandati a lavorare da buio a buio, cioè per dodici ore di fila. Mentre " chi kxxo rompe i c..." era il modo di rispondere, qualche volta, al telefono. Ora tutto questo va raccontato con l'imperfetto narrativo, perché appartiene definitivamente al passato.
I buddisti parlano dell'impermanenza ed il concetto torna utile oggi, che ci sembrerà di sparire un pò dal mondo, con la pensione, ma sarà bello che il ricordo di noi sia sorridente e lieto, e domani la vita ricomincia daccapo .