Il funerale di Priebke

Ascoltando la radio stamani  i sono resa conto di non essere affatto originale, perché anch'io, in questi giorni, ho pensato a questa faccenda del funerale di Priebke, come fare, dove seppellirlo eccetera. Cosa avrebbe voluto LUI. Il suo avvocato dice che è stato costretto a vivere in Italia negli ultimi anni , che lui non ci voleva stare. Non si ricorda questo qui, che pure è un avvocato, di chi è questo tale Priebke? Non si ricorda che  fu il boia delle Fosse Ardeatine?  Che c'è stato un processo e lui è stato condannato? Che nonostante questo non si è mai pentito? Che il reato commesso fa vergogna all'Umanità intera? E allora!
Stamani a Melog ( Gianluca Nicoletti, Radio 24) parecchie persone dicevano la loro su questo argomento. Condividevo alcune soluzioni, si vede che siamo in tanti a pensarla allo stesso modo. Ho sentito che nessuno lo vuole, non lo vuole neanche il sindaco di Pomezia, dove c'è un cimitero di guerra, che sarebbe il luogo più normale dove metterlo. Ha detto, questo sindaco, che quelli come Priebke vanno dimenticati. Quando si parla di cose come queste le persone aprono la bocca e danno fiato, senza tanto pensare. Io sono convinta che invece bisogna pensare e motivare bene e soprattutto non dimenticare mai..
Per me, per me che non conto niente e non ho potere di decidere ci sono due possibilità:
1) bruciare il corpo e gettare le ceneri in una discarica di rifiuti tossici e nocivi comunicando l'avvenuta operazione solo a cose fatte. Questo implica che si considera ciò che resta dell'individuo come un rifiuto tossico e si tratta come tale, senza dargli ulteriore importanza. Con ciò si toglie importanza e modo di mettersi in mostra ai neonazisti che lo vedono , ahinoi!, come un eroe e aspettano l'occasione per farsi vedere. 
2) bruciare il corpo ( il fuoco purifica) e mettere le ceneri in un contenitore di piombo, perché il piombo è in grado di contenere perfino le radiazioni ionizzanti emesse dalle sostanze radioattive, e questo ha un valore simbolico. Poi, senza un funerale, con un discorso che non è un funerale, affidare tutto ad un museo all'incontrario, a futura memoria. Un museo bianco, perché il bianco respinge e il nero attira e qui si deve conservare, ma non attirare energie e attenzione.

Dimenticare Priebke e quelli come lui è pericolosissimo, cito me stessa in una cosa non pubblicata che avevo scritto per il mio libro, che è questa: quando si rammenta il passato e non ci si fanno i conti, cioè non si  "metabolizza" e non si capisce bene cosa è successo, il passato diventa comunque un terreno per crescere, la nostra radice. Succede allora come quando si usano i rifiuti tossici per pavimentare strade, cortili, scuole(!) , luoghi pubblici, considerandoli "inerti". Ma non sono inerti per niente, continuano a esalare tossicità e diventano campi del male. Male psichico. Per questo ricordare è essenziale, anche perché cose del genere delle stragi naziste continuano a succedere e nessuno può pensare che dimenticando un vecchio crudele certe cose non accadranno più. Il male è all'opera tutti i giorni ed è dentro l'uomo, che può opporgli solo la propria consapevolezza e guardarlo in faccia.  C'è chi ha detto che si deve mandare il corpo in Germania, dalla Merkel, che se la veda lei. Questo mi sembra comprensibile per chi visse quel periodo, ma estremamente sgradevole adesso, se penso agli amici tedeschi che ho, che ancora si sentono colpevoli per quell'ormai antico crimine. Il male non ha carta d'identità e passaporto e ciò che fece Priebke allora lo condivisero molti italiani di varie parti politiche. Il vecchio Priebke, mai pentito, arrivato a cent'anni, mi ricorda una poesia di Kunert , una delle poche che ricordo a memoria. Questa:

Chi non ode tutto ciò che accade,
non vede tutto ciò che tutto intorno a lui si fa,
non dice tutto ciò che sa,
costui solo diventa vecchissimo. 
Certo questo comportamento ha un presupposto indispensabile:
essere di pietra fino in fondo al cuore.