Pensa un pò





Pensa un pò, i Marines di Quantico usano "Il gioco di Ender" per insegnare ai ragazzi qualcosa di importante sulla leadership... Prendono un libro di fantascienza per farlo. Qui da noi sarebbe impossibile. Gli americani sono fatti in questo modo, non guardano dove si trova quello che interessa o serve, non disdegnano nulla, e non si fanno problemi ad usare cose o pensieri o idee che provengono da zone all'apparenza marginali della cultura... certo che bisogna intendersi su cosa è cultura. In Italia mi pare che spesso siamo molto schizzinosi e selettivi; prima decidiamo cosa è Cultura, poi con la punta delle dita selezioniamo all'interno di questi spazi angusti che abbiamo ritagliato quello che forse potrà servirci. Tutto il resto è scarto, a priori inutilizzabile. 

Un ragazzo italiano a cui era stato chiesto di citare un intellettuale aveva nominato con reverenza il "mago". Si riferiva a Steve Jobbs. Un professore della nostra Università ha detto che Jobbs non era da considerarsi un intellettuale, ma un capitalista dedito al proprio guadagno in modo principale. Ecco qua una visione ristretta della cultura, un brodo talmente ristretto che finisce, come si diceva in campagna, per diventare ranno, cioè non saper più di niente e non contenere più niente. Vale per Steve Jobbs, ma anche per molte altre persone ed esperienze, bisogna cercare fuori dei luoghi istituzionali, o non cercare e lasciare che le cose arrivino da sole all'attenzione, o avere quello sguardo marginale, utile per esempio nell'osservazione degli oggetti celesti. Dicono gli astrofili che non si deve fissare l'oggetto, ma osservare nelle vicinanze e lasciare che l'immagine si formi al margine del nostro campo d'osservazione per VEDERE. Mi viene in mente un uomo, Eugenio Barba, andato a vivere in Norvegia, un qualunque emigrato che ha fondato una scuola di teatro conosciuta a livello internazionale. Un uomo semplice, non banale, SEMPLICE, che è diverso, e molto profondo, che in Italia forse non avrebbe potuto realizzare  niente. 

Tornando agli americani: certo non hanno quella stratificazione di secoli di pensieri che abbiamo noi, camminano più leggeri. Lo diceva anche Freud o Jung, non ricordo più, che se tornavano alle radici avrebbero trovato, per il luogo a cui avevano deciso di appartenere, gli indiani d'America, più primitivi e più legati al mondo naturale di noi, anche più essenziali. 
Anche gli australiani bianchi sono così, i loro film sono infarciti di magie, contaminati dalla cultura primordiale rifiutata e emarginata degli aborigeni, che pure riemerge sempre. 
Quando all'inizio studiavo all'Università (una facoltà scientifica)  ricordo le dimostrazioni dei teoremi: il professore faceva una dimostrazione lunga e dettagliata, senza saltare nessun passaggio, poi ne faceva un'altra, intuitiva, in cui molti passaggi si davano per scontati ed era molto più breve. Questo è come fanno nelle Università americane, diceva. Mi son sempre chiesta se con il secondo metodo si potesse essere certi del risultato. 

D'altra parte un altro ragazzo, alla domanda su chi secondo lui potesse essere considerato un intellettuale, ha detto Jerry Scotti. 
Ahi che male! Con tutto il rispetto per Jerry Scotti, come paghiamo caro il ventennio di Berlusconi!
Tutto questo rimuginare non è inutile: pensiamo all'effetto che faceva all'inizio Pasolini alle menti allevate nella Cultura dell'epoca, dovevano considerarlo spazzatura, ed ora lo valutiamo uno dei massimi intellettuali nazionali.