Uovo "bollio"

Alcune foto al fulmicotone ( ma che sarà il fulmicotone?) anche se manca sempre una visione più generale di questo piccolo spazio che assorbe lavoro come una spugna assorbe l'acqua. Ho commissionato al fotografo ( che sarebbe mio marito, quello che da furbone qual è mi definisce la sua sette ottavi, non la sua metà) alcune foto d'insieme e ho anche suggerito degli scorci... speriamo che si impegni. Quando si impegna tira fuori delle foto veramente belle. Stamani è fiorito un iris meraviglioso che spero di poter mostrare presto. Sulla vasca è arrivata la libellula panciazzurra, che si chiama in realtà libellula depressa, ma non mi pare depressa per niente, anzi è molto vispa, ed ha subito lottato con altro maschio arrivato a reclamare la proprietà dello stagno. Mauro mi ha detto che dovevo aver già provveduto a mettere  una canna lunga per la libellula, ne ha messo lui una provvisoria e immediatamente la libellula ci si è posata. Alle libellule piace moltissimo avere una visione panoramica dall'alto.









In questi giorni ho continuato a dividere le mie aspidistra, ora ne ho nove vasi belli grossi. "Che te ne fai?" direte voi. Mi piace l'abbondanza. 
Sono passata un paio di volte in un negozio di giardinaggio e mi sono riempita di piantine da sistemare nei vasi, annuali per colorare l'estate. E' la giardinite compulsiva,  in una forma grave, non c'è che dire. 
Mia figlia ha aiutato la sua insegnante ad organizzare un convegno filosofico su Benjamin Fondane, un filosofo rumeno morto in campo di concentramento. Mi ha chiesto di preparare due bouquet per il tavolo degli oratori e io ho detto di sì. Subito dopo mi è venuta l'ansia: che fiori avrei usato, quando avrei dovuto farlo perché rimanessero freschi? Dove trovare la spugna da fiorai? Che contenitori usare ? Entro in agitazione facilmente. Sono riuscita a procurarmi la spugna e due cestini rivestiti di plastica, ma lo stesso la notte prima non ho dormito bene, ogni tanto mi svegliavo e mi chiedevo quale verde usare come base: il mirto, per esempio? 
Alle sette ero in piedi in giardino a cogliere quello che mi serviva. Ho fatto la base con rametti corti di mirto, poi ho messo altri rametti più lunghi e fioriti di kolkwitzia, poi qualche iris hollandica, qualche peonia in boccio, rose,  fiori di acanto, foglie grandi e tondeggianti di bergenia, alla fine gaillardie e rametti di phlomis. Tutto l'arcobaleno, però era abbastanza bello. Sì, avrei dovuto fotografare, ma non sto sempre con la macchina fotografica in mano, anzi mai.  Mia figlia era contenta e questo mi basta, anche perché ho fatto tutto in orario perfetto.  
Sembra facile fare una composizione, e in fondo lo è, se si  fa  per se stessi o per un'amica, ma se si deve fare per un'occasione ufficiale tutto si complica. Inoltre certi fiori meravigliosi non possono essere usati come fiori recisi, perché appassiscono subito, oppure hanno un portamento, come il maggiociondolo, che non si presta, o si sciupano a guardarli, come i giaggioli... 
Una bella notizia: si è arrestata la caduta delle foglie degli olivi (sono venuti apposta i carabinieri) e ora fioriscono. Che bellezza! Magari a novembre facciamo l'olio!

Per Sari: non ho la plumbago, ho provato in passato ma è morta durante l'inverno, e riproverò solo se riuscirò a farmi una buona serra, uno dei tanti progetti che ho da parte. Sono d'accordo che il suo azzurro sia uno dei più belli del mondo vegetale. Però ho il ceratostigma plumbaginoides, azzurrissimo anche lui. 

Per Francesca: perché le galline facciano le uova nella cassettina che hai predisposto dovresti lasciarci dentro un uovo. Un uovo finto o un uovo molto vecchio. Questo mi ricorda una storia della nostra vita in campagna di tanti anni fa, quando ero una ragazzina, quindici o sedici anni. Tenevamo le galline in un podere dove non abitavamo, ma la mia mamma ci andava quasi tutti i giorni. 
Non solo avevamo i polli per mangiare, ma le galline diventavano chiocce e covavano, solo che non tutte le uova andavano a buon fine, alcune non erano fecondate oppure si raffreddavano durante la cova e non ne nasceva niente. Si diceva che quelle uova erano erano "boglie", con questa parola che dubito che qualcuno avesse mai scritto. Quelle uova vecchie le lasciavamo come segno nelle cassette, perché le galline se vedono un uovo ci depositano più volentieri. Solo che quando si andava a ritirare le uova era difficile distinguere le uova buone da quell'altre e se capitava di aprirne uno per una frittata il puzzo ci mandava via dalla cucina. Il mio babbo ebbe l'idea di scriverci sopra col pennarello. Non sapeva come scrivere quella parola solo dialettale e scrisse "uovo bollio". Ci si rise una settimana.