Periodo denso di lavoro: la spalle e le braccia di Vitamina sono intormentite e dolenti. Vorrei che questa primavera lunga e gradevole durasse almeno altri tre mesi e che l'estate non fosse feroce. Il maggiociondolo (laburnum anagyroides) è in fiore da tempo, così anche la Kolkwitzia e le peonie si aprono piano piano... C'è un lato B non piacevole, tutta questa piacevolezza è gradita anche a molti insetti, coleotteri che mangiano le rose, anzi rodono proprio i bocci, lumache eccetera. Ci godiamo, sempre lavorando, queste giornate verdi, con tanti verdi in sfumature diverse, e tante forme delle foglie. Molte sono traforate dalle lumache, ma quest'anno, per la prima volta in vita mia, ho comprato il lumachicida per tentare di salvare qualcosa. Oggi che piove dovrò lavorare in casa, la casa è a tutti gli effetti quasi abbandonata, sono sempre fuori. Vorrei comprare una panchina, ne ho vista una molto carina, ma non so se lo farò. La panchina la comprerei  per guardarla,  non per sedermici, quando sto fuori lavoro sempre e non sto certamente seduta!
E' venuta a trovarmi la Paola e abbiamo fatto un giro in giardino che in questi giorni è la mia vera casa. E' difficile rendere un giardino con delle foto, si deve cogliere l'insieme e le foto sono sempre riduttive, si vede una grande insalata di foglie diverse, ma se si è qui si va a vederle una ad una, e si coglie il volo delle prime libellule turchesi, la folla delle rane (vera folla!), l'arrivo dei pesci nella zona libera del laghetto, una gatta che dorme nascosta in un ciuffo d'erba ed è quasi invisibile, le rondini che sono tornate numerose e garriscono allegre, il canto di tanti uccelli diversi...

Ci sono in giardino tre fenomeni : i due cespuglioni di ceanothus  azzurri, due palle enormi coperte di palle più piccole composte di fiori piccini,  la cascata d'oro giallo del maggiociondolo e la rosa banksiae, sì, anche quella è tutta fiorita. Ci sono tanti profumi, quello fresco della banksiae, qualche zaffata dagli iris, e l'odore di miele dei ceanothus. Sembra di avere un enorme barattolo di miele aperto e le api sono arrivate, un alveare intero, credo, a raccogliere il polline. Povere bestioline, ce la mettono tutta per sopravvivere e io le aiuto con i miei fiori. Alcuni anni fa la mia amica Stella mi regalò una piantina di aspidistra, quella pianta dalle lunghe foglione scure degli ingressi delle case negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Ora ne ho diversi vasoni pieni e un pomeriggio ne ho diviso una pianta che era diventata troppo grande e aveva perfino rotto il vaso di plastica. E' stata un'operazione cruenta, si fa per dire, a colpi di roncola per separare in due parti l'intrico duro delle radici, ma mi ha permesso di vedere per la prima volta nella vita i fiori dell'aspidistra. Piccoli, di un materiale fragile e quasi vetroso, sembrano animali rossastri nascosti in basso alla base delle foglie! 
Si impara sempre qualcosa di nuovo, non c'è che dire, anche stando a casa propria. 
In giardino coltivo delle palle, (mi piace molto la forma a palla) di artemisia abrotanum, un'erba dalle foglie fini, filiformi, con un odore forte; nel giardino della Landriana, la guida disse che la chiamavano la pianta della Cocacola, perché ha odore di Cocacola. A me non sembra, però è una pianta bella e molto odorosa che si lascia potare e resiste bene al secco. Una di queste mattine ci ho visto sopra una macchia... guardando meglio si trattava di una gran quantità di ragnini nati da poco, posati su una ragnatela finissima e quasi invisibile, un piccolo nido al sole. Ne ho trovati altri , sempre sull'abrotano, e ho chiesto a Mauro di fotografarli per farveli vedere. Peccato che non si veda quando ci si soffia sopra: tutti i ragnini si muovono e si spostano verso i margini della ragnatela. I ragnini sono piccolissimi e perfetti, come tutti i neonati sani, hanno perfino un disegno elaborato sull'addome, che la mia vista non più ottima non mi permette di osservare come vorrei. Fioriscono di nuovo gli/le iris e stavolta pianto tutti i pezzi di rizoma che trovo, per non rischiare di perdere una delle tante varietà che ho raccolto e ricevuto dalle amiche.