La quercia

 Ho un'amica, la Luisa, di cui ho parlato qui e qui. E' più grande di me, ha più di settant'anni, è stata un'insegnante e una volta in pensione ha fatto dei corsi con gli psicologi Bermolen, che le hanno insegnato alcune tecniche pedagogiche di aiuto. Qualche anno fa ogni tanto andavo da lei e mi diceva: vediamo come ti vanno le cose.
Mi dava un foglio e mi proponeva di disegnare qualcosa. La prima volta mi chiese di disegnare un albero. "Come vuoi, velocemente, non importa la tecnica, è l'immediatezza che conta." 
Il mio albero, però, non stava tutto dentro il foglio. 
Lei lo guardò e scosse la testa. "Vedi che non lo fai entrare nel foglio? Non va bene! Forza, ricomincia e come esercizio devi riuscire a disegnarlo tutto nei limiti!"
La Luisa è molto simpatica, ma anche autoritaria, a volte, sempre a fin di bene. Le sono molto affezionata. Ricominciavo e succedeva sempre la stessa cosa, disegnavo le radici, cercando di ridurle, e il tronco, cercando di stringerlo, ma arrivata alla chioma era una vera sofferenza costringerla dentro le linee che delimitano il foglio. Disegnavo l'ultima foglia come ripiegata nel margine, ma sapevo che  moltissimi altri rami fogliosi  non li avevo disegnati, ma C'ERANO!, e stavano fuori. 
Questa faccenda è successa più volte, anche se io le dissi, già la seconda volta, che ormai sapevo cosa significava l'albero, e non sarei stata più spontanea!  
L'albero ero io, secondo la sua interpretazione. Non che ci siano altre chances, l'albero non può essere un'altra cosa. Non importa, diceva lei perentoria, anche se lo sai  funziona lo stesso!E funzionava davvero perché l'albero, il mio albero, cercava sempre di scappare dai confini. Tutto questo per la potenza dei simboli, a cui non ci si può sottrarre.

Mi sentivo in imbarazzo e leggermente in colpa per questo. E mi chiedevo perché. Ora ho capito. 

Qualche giorno fa Grazia, che ha il blog "Senza dedica" ha pubblicato questo post che riguarda un dipinto di un pittore francese, Gustave Courbet, raffigurante una quercia. "La quercia di Flagey".

La quercia, dice Grazia, occupa, con la sua chioma verde, tutto lo spazio della tela e i rami, pieni di foglie, sembrano talmente vitali da oltrepassare i bordi della cornice. 

Quest'osservazione mi ha fulminato.
C'è voluta la Grazia e il suo post per accendermi il cervello, ma è anche vero che le cose che ci toccano in profondità fatichiamo a capirle. 


Un cirmolo! Neanche questo sta nei limiti...

Il mio albero è molto forte e insofferente dei limiti. Nella vita infatti metto in piedi diverse cose contemporaneamente, intraprendo diversi progetti e li lascio tutti aperti, chiaro che poi realizzarli è difficile, ma pare che io funzioni così, se non ho molte cose in mezzo non sto bene, seguirne una  sola mi annoia, peggio: mi fa sentire in gabbia! Questa cosa irrita moltissimo mio marito, che è placido come un mare calmo. A lui vengono delle idee subitanee, a volte, grandiose ed esagerate, che sviluppa con la fantasia in modi complicati, ma poi le abbandona volentieri, riconoscendo che sono sogni, lontani dalla realtà. Gli da fastidio che io sia irrequieta e sempre piena di progetti. "Lo capisci che tutte queste cose non le puoi fare?" Mi grida certe volte."Almeno pensane una per volta!"  E questa è una faccia della medaglia. 

D'altra parte l' esagramma  60 dell'I Ching è la DELIMITAZIONE.

Moderazione. E' necessario avere un comportamento rigoroso, limitarsi negli eccessi e nella  grandezza dei propositi poiché non ci si può espandere all'infinito. Occorre imparare a riconoscere i nostri limiti e non forzarli a tutti i costi, riuscire a stabilire quali siano i confini necessari per riuscire a vivere in maggiore armonia con noi stessi e col mondo, senza nemmeno eccedere nelle restrizioni.

Ho travato questa versione in un sito Internet. Ecco che la Luisa aveva ragione, si deve stare dentro i limiti del foglio, ma almeno, dopo le parole illuminanti della Grazia , ho le cose più chiare. Penso che si imparino cose su se stessi fino all'ultimo , prima di morire, se ancora si capisce qualcosa.