I rapporti umani

In questi giorni, come dicevo, ho ripreso in mano "Le piccole virtù" di Natalia Ginzburg.  Si sposò molto giovane con Leone Ginzburg, un intellettuale antifascista, furono mandati al confino in Abruzzo, dovettero spostarsi per sfuggire alle persecuzioni e infine lui fu ucciso. In questo racconto, che si intitola  "I rapporti umani", Natalia parla dei rapporti umani nelle varie età della vita. In tutto il post le parole in rosso sono sue. Nel brano che segue vedete voi se non vi ritrovate, o non vi fa venire in mente qualcuno che, ora, sfugge da guerre o persecuzioni, qualcuno di cui, vedendolo sul web o in televisione sbarcare da battelli malconci, pensiamo che sarà un altro problema che si somma ai tanti che abbiamo. Non vi vergognate di questo, l'ho pensato anch'io e di questi pensieri non mi vergogno, se poi sono almeno un poco disposta a cambiarli.  

Ma viene allora il dolore per noi. L'avevamo aspettato, eppure non lo riconosciamo subito: non lo chiamiamo subito col suo nome. Storditi e increduli, fiduciosi che tutto si potrà rimediare, scendiamo le scale della nostra casa, chiudiamo quella porta per sempre: camminiamo interminabilmente per strade di polvere. Ci inseguono, e noi ci nascondiamo: ci nascondiamo nei conventi e nei boschi, nei granai e nei vicoli, nelle stive delle navi e nelle cantine. Impariamo a chieder aiuto al primo che passa: non sappiamo se sia un amico o un nemico, se vorrà soccorrerci o tradirci: ma non abbiamo scelta e per un attimo gli affidiamo la nostra vita. Anche impariamo a dare aiuto al primo che passa. E sempre custodiamo la fiducia  che tra poco, tra qualche ora o tra qualche giorno, torneremo alla nostra casa coi tappeti e le lampade;  saremo carezzati e consolati; i nostri figli siederanno a giocare con un grembiule pulito, con delle pantofole rosse. Dormiamo coi nostri figli nelle stazioni, sulle gradinate delle chiese, negli alberghi dei poveri: siamo poveri, pensiamo senza nessuna fierezza: scompare in noi a poco a poco ogni traccia di orgoglio infantile. Abbiamo della vera fame e del vero freddo. Non sentiamo più paura, la paura è penetrata in noi, è una cosa sola con la nostra stanchezza: è lo sguardo inaridito e immemore che gettiamo alle cose......
mai abbiamo tanto amato i nostri figli, il loro peso fra le nostre braccia, la carezza dei loro capelli sulle nostre guance, pure non sentiamo più paura nemmeno per i nostri figli: diciamo a Dio che li protegga, se vuole. Gli diciamo di fare come vuole. 

Diciamo a Dio di fare come vuole. Mentre per altri scrittori le parole che usano sono meravigliose, ma possono essere riassunte, per Natalia Ginzburg non è possibile, le parole che usa sono necessarie e sono un tutt'uno col suo pensiero. Sono parole che vengono dirette dalla sua esperienza e non c'è mai retorica, e neanche volontà di insegnare, servono solo a  passare una testimonianza, a chi la vuole raccogliere.

E adesso siamo veramente adulti, pensiamo un mattino, guardando nello specchio il nostro viso solcato, scavato: guardandolo senza nessuna fierezza, senza nessuna curiosità: con un pò di misericordia. Abbiamo di nuovo uno specchio fra quattro pareti: chi sa, forse fra poco avremo di nuovo anche un tappeto, una lampada, forse. Ma abbiamo perduto le persone più care: e allora cosa ci importa ormai di tappeti, di pantofole rosse? 
E adesso siamo veramente adulti, pensiamo, e ci sentiamo stupiti che essere adulti sia questo, non davvero tutto quello che da ragazzi avevamo creduto, non davvero la sicurezza di sé, non davvero un sereno possesso di tutte le cose della terra.

Questo brano che segue continua a parlare dell'essere adulti. Io da bambina mi vedevo un'adulta con una gonna scozzese. Simile a quelle della mamma, ma più colorata, volevo essere più colorata di lei, che mi sembrava scialba, ma solo nei colori. Vedevo scialbo il modo di vivere degli adulti, i discorsi sui soldi , sull'incastro delle spese nello stipendio, sulle altre persone, e così non immaginavo neanche la mia faccia adulta,solo quella gonna scozzese, e arrivare ad essere grande mi pareva un obbligo, ma anche un traguardo, quando sarei stata sicura di tutto e serena  e distaccata e padrona dei miei sentimenti e delle emozioni. Non è stato così, non ci si immagina che saremo adulti con tante fragilità, e che il mondo sarà colorato di infinite sfumature che da bambini immaginavamo soltanto. Poi ci succede qualcosa, a chi succede, che per un tempo breve illumina il mondo e ce lo fa vedere reale, com'è. Ecco che dice Natalia.

Siamo adulti per quel breve momento che un giorno ci è toccato di vivere, quando abbiamo guardato come per l'ultima volta tutte le cose della terra, e abbiamo rinunciato a possederle, le abbiamo restituite alla volontà di Dio: e d'un tratto le cose ci sono apparse al loro giusto posto sotto il cielo, e così anche gli esseri umani, e noi stessi sospesi a guardare dall'unico posto giusto che ci sia dato: esseri umani, cose e memorie, tutto ci è apparso al suo posto sotto il cielo.  In quel breve momento abbiamo trovato un equilibrio alla nostra vita oscillante: e ci sembra che potremo sempre ritrovare quel momento segreto, ricercare là le parole per il nostro mestiere, le nostre parole per il prossimo; guardare il prossimo con uno sguardo sempre giusto e libero, non lo sguardo timoroso e sprezzante di chi sempre si chiede, in presenza del prossimo, se sarà suo padrone o suo servo. Noi tutta la vita non abbiamo saputo essere che padroni o servi: ma in quel nostro momento segreto, in quel momento di pieno equilibrio, abbiamo saputo che non c'è vera padronanza né vera servitù sulla terra. Così adesso, tornando a quel nostro momento segreto, cercheremo negli altri se già è toccato loro di vivere un momento identico, o se ancora ne sono lontani: è questo che importa sapere. Nella vita di un essere umano è il momento più alto; ed è necessario che stiamo con gli altri tenendo gli occhi al momento più alto del loro destino. 


Certo, è più facile lavorare, vivere, parlare, anche sedersi vicini in silenzio, mangiare insieme, passeggiare senza dire nulla, con qualcuno che ha vissuto quel momento di pieno equilibrio di cui parla Natalia, e le parole che escono con questo tipo di persone, con persone che hanno avuto quest'esperienza, ci pare non possano essere fraintese.

E la storia dei rapporti umani non è mai finita in noi: perché a poco a poco succede che ci diventano fin troppo facili, fin troppo naturali e spontanei i rapporti umani: così spontanei, così senza fatica che non sono più ricchezza, né scoperta, né scelta: sono solo abitudine e compiacimento, ubriacamento di naturalezza. Noi crediamo di poter sempre tornare a quel nostro momento segreto, di poter sempre attingerci le parole giuste  ma non è vero che ci possiamo sempre tornare, tante volte i nostri sono falsi ritorni: accendiamo di falsa luce i nostri occhi, simuliamo sollecitudine e calore al prossimo e siamo in realtà di nuovo contratti, rannicchiati e gelati sul buio del nostro cuore. I rapporti umani si devono riscoprire e riinventare ogni giorno. Ci dobbiamo sempre ricordare che ogni specie d'incontro col prossimo è un'azione umana e dunque è sempre male o bene, verità o menzogna, carità o peccato. 

Se ricordassi questo sarei meno distratta, meno avventata, e non direi banalità, come chi dice" la vita è tutta una fregatura", "siamo nati per soffrire". Non che non lo pensi, a volte. Ma questa della vita, per quel che ne so, è un'unica occasione e credo che dovrei viverla distinguendo sempre male e bene, verità e menzogna, carità e peccato; evitando le banalità e pesando le parole.

  Noi siamo ora così adulti, che i nostri figli adolescenti già prendono a guardarci con occhi di pietra: ne soffriamo, pur sapendo bene cos'è quello sguardo, pur ricordando bene d'aver avuto un identico sguardo. Ne soffriamo e ci lamentiamo, pur sapendo ormai così bene come si svolge la lunga catena dei rapporti umani, la sua lunga parabola necessaria, tutta la lunga strada che ci tocca percorrere per arrivare ad avere un poco di misericordia.

Quest'anno 2014 è stato particolarmente duro e faticoso, con diversi malesseri fisici, ma anche ricco di emozioni e di sentimenti, non tutti positivi, d'accordo, ma tutti degni di essere vissuti. Per questo mi hanno trovato le parole di Natalia , non sono io che le ho scelte, ma loro che sono riaffiorate dal ripostiglio del cuore in cui hanno trovato casa . Faccio gli auguri per il nuovo anno a tutti, alle persone da cui quest'anno ho dovuto con tanto dolore distaccarmi, le abbraccio con affetto profondo e immutato. Auguri ai cari amici di blog, a Sari, a Loretta, a Cinzia, a Gingi, a Grazia, a Ommarì, a tutte quelle di cui ora non mi vengono i nomi, ai rari maschi che compaiono, Gianni, Alberto, Mariolino...auguri da me e dal fotografo...