Incontro notturno, violento e molto ravvicinato con un cinghiale


La notte scorsa ho investito un cinghiale. Penserete che sia successo qua in campagna, per una di queste strade secondarie con i campi o il bosco intorno. No. 
Uscivo tardi dalla pizzeria, era quasi l'una e percorrevo un viale di città dove di sabato c'è il mercato della frutta e dei fiori. Io non corro mai e forse potevo andare ad una velocità di sessanta chilometri l'ora, più o meno. Non l'ho visto arrivare, mi sono resa conto che NON SI VEDONO e te li trovi fra le ruote. C'è stato un urto forte e la sensazione di trascinare e far rotolare qualcosa o qualcuno... neanche il tempo di aver paura che ho visto un animale rotolare davvero dall'altra parte del viale, chiaro alla luce dei fari. Per prima cosa mi è venuto in mente il mio caro cane Chicco, morto nel 2010, e non poteva essere lui; poi il cane della signora con cui lavoro che, uscendo dalla pizzeria, lo porta proprio a quell'ora a fare la pipì. "Ho investito il cane della Giusi!" Poi la mia mente ha finalmente smesso di interpretare e ho visto che era un grosso cinghiale che avevo urtato con violenza e  fatto rotolare lontano. Ero ferma e non potevo neanche scendere dalla macchina e andare a vedere come stava, magari mi mordeva.  Intanto quello si è rialzato, non so con quanto dolore addosso, ed è sparito nel buio oltre il fascio di luce dei lampioni. Non so dire com'ero, non tanto spaventata, è stata una cosa di pochi attimi, anche se lì per lì sembrava un tempo sospeso e lunghissimo, ma impressionata sì, parecchio. Ho cercato di ripartire e non mi entrava la marcia. Poi sono partita e solo dopo un pò mi è venuto da piangere, per quella bestiona travolta e non so quanto danneggiata. E' vero, ce ne sono troppi, vengono fino in città e qualcun altro direbbe "Bene! Lo dovevi ammazzare!" Conosco gente che fa questo genere di discorsi. Ma una creatura è una creatura e mi sono sentita molto male per questo incidente. Molti anni fa, questa cosa l'ho già scritta, dissi in un incontro pubblico che si doveva ribaltare  il concetto di parco naturale, o area protetta: si dovevano chiudere gli uomini, che producono tanti danni, nelle loro aree protette, che sono le città, e lasciare il resto alle altre creature. 
Per questo Enrico Valentini mi disse che ero una verde komeinista.
Mi viene ancora un sorriso e un pensiero affettuoso per Enrico.
Ecco che ci siamo arrivati : abbiamo la fauna selvatica fino in città con tutte le conseguenze del caso. E fra poco Mauro andrà a vedere se non si è danneggiata l'auto.