le cascate del Saent

Sono andata a fare un pò di compagnia ad una cara, carissima amica, che si trova in ospedale ed ha addosso talmente tanti buchi e fili che non sa più come dormire. Uno attaccato su un lato del collo, uno per ciascun braccio, uno in un fianco, l'ossigeno nel naso. Trovare una posizione per dormire diventa una faccenda seria. Ho detto che, in questi casi, sarebbe bello avere un dispositivo antigravità di quelli dei racconti di fantascienza, dove stai disteso su un materasso di energia che non si vede, che ti tiene su senza alcun attrito e senza dover neanche pensare ai fili. 
"Il mare."Ha detto lei con espressione sognante. "Per me questo dispositivo antigravità è il mare. Lo sogno: ascoltarlo, odorarlo, e poi entrarci e sentirmi sostenuta e sospesa... L'ho chiesto a mio marito, perché non andiamo a vivere al mare...non mi ha detto che ero matta, tutta legata e piena di fili come sono, mi ha guardato con tanta...non so.. forse pietà, forse amore.."
Il mare è nei desideri della mia cara amica, in questa delicata situazione che sta attraversando, e nei desideri di molti, che in questa caldissima estate 2015 sono tornati numerosi in vacanza sulle spiagge. Togliendo tutti gli orpelli è l'acqua la principale attrazione. Si contrappone il mare alla montagna e la differenza è evidente a tutti: ma anche in montagna c'è Acqua. 



Acqua all'Inizio, acqua discesa dal cielo, ieri o molti anni fa e tornata nella sua forma solida di ghiaccio, l'acqua è presente quasi solo come ghiaccio, fuori dal nostro pianeta; è il ghiaccio a resettare e pulire, l'acqua di ghiacciaio torna pura, completamente insapore e anzi leggermente amara al gusto,





acqua bambina, che salta e rumoreggia fra le rocce e quando è in quantità sufficiente forma non solo rivoli e ruscelli ma torrenti e cascate, come questa del Saent, che è stata la meta del primo giorno di vacanza in Trentino. In albergo, l'hotel Arcangelo di Pellizzano, la Monica ci aveva dato, con le chiavi della camera, un pacchetto di carte: "C'è da studiare!" aveva detto, e infatti c'erano tutte le iniziative, cose da vedere e da fare, anche troppe, nella nostra settimana di vacanza e subito, la mattina dopo, c'era quest'escursione alle cascate con la guida. 
Una guida! Mai avuta, noi, una guida! Solo cartine, che mi piacciono tanto, perché io sono come una talpa, anzi peggio, non ho proprio la capacità di orientarmi e la cartina è un supporto essenziale, poi mi fa immaginare... Vale la pena andare alle cascate?
Direi di sì, ci ha risposto la signora dell'hotel: pensate che sono state scelte come immagine simbolo della Val di Sole. 
Così siamo andati e io non ricordo quasi niente della Cascate, lo confesso, perché ero presa dai compagni di escursione, soprattutto una deliziosa famiglia di Roma, babbo mamma, Alex e Cinzia, e due ragazzine, anzi una ragazza, la Federica, e una bambina, la Marta, e da Roberto, la guida, e da altre persone, di Modena, di Orvieto. Sapete già come mi interessi la gente. E' stato molto più che piacevole camminare e conoscere persone nuove facendo fatica (parecchia?) insieme, che è sempre il modo migliore di fare conoscenza. Conoscersi in montagna o al mare è diverso, al mare la gente, anche se espone la maggior parte del corpo, nasconde moltissimo di sé, in montagna, molto più vestiti, quando abbiamo fatto fatica per un paio d'ore siamo  più disposti, o obbligati,





 a mostrarci come siamo per davvero. E' solo una mia opinione? Se andate in Val di Sole, andate anche in Val di Rabbi, dove il torrente Rabies, proprio all'inizio, forma le cascate del Saent. Oltre tutto la Val di Rabbi è bellissima, intatta, quasi niente turismo. Arrivati alla malga che potete vedere nella foto Roberto ci ha invitato a fare una cosa che di solito non si fa, per imbarazzo o per qualche altro motivo: sguazzare a piedi nudi nel torrente. Non si fa anche perché il primo impatto è difficile: l'acqua è veramente molto fredda, e il fondo di sassi fa un pò male ai piedi, ma dopo poco eravamo tutti,  compresa la prof di latino di Orvieto, con i piedi a mollo nell'acqua ghiacciata e un sorriso un pò stupido in faccia. Un sorriso rapito di felicità. Evviva Roberto, che ci ha regalato anche la parte, come dire, "fisica", dell'esperienza!

Eravamo saliti come un gruppo di estranei, provenienti da diverse parti d'Italia, e siamo ridiscesi che eravamo già amici. Ma devo dire che ha ragione Mauro Corona, in montagna bisogna andarci quasi da soli, se si vuole che la  montagna ci parli, perché veramente le cascate del Saent quasi non me le ricordo e ci dovrò tornare. per fortuna che Mauro ha fatto le foto.