Olive 2017


Per quel che ci riguarda il titolo del post è "niente olive 2017". Qualche giorno fa, prima della pioggia, siamo andati  a fare una passeggiata con la Holly, sopra il paese. La strada passa fra gli oliveti assetati e c'erano persone che coglievano le olive,.. appena dopo metà ottobre. Ho avuto di nuovo questa sensazione di fine del mondo che mi accompagna da un pezzo, che non posso sempre raccontare... bisogna pensare che quando i miei comprarono l'altro podere i contadini cominciavano la raccolta l'8 dicembre. Si inizia per l'Immacolata, dicevano. Ma era tardi, le olive erano molto mature o già cadute e mia madre, che si occupava lei del podere, decise di iniziare i primi di novembre, per i Santi. In quei giorni le olive cominciavano a invaiare, cioè a passare dal verde al nero, ma siccome avevamo 400 olivi e eravamo pochi a cogliere, si cominciava presto e la raccolta durava quasi un mese. Se ne ricavava un olio molto verde, un pò piccante, profumato, buono, di cui mia madre andava giustamente orgogliosa, perché già nel 1970, prima di tutti gli Slow food, aveva la mania della qualità. Iniziare la raccolta prima significava perdere qualcosa nella resa dell'olio e guadagnare nella qualità.  Quest'autunno 2017 di olive ce ne sono poche, noi che siamo in una posizione appena più difficile non ne abbiamo. Questi che sono sul crinale dove si vede Lignano e tutta la piana, e primo fra tutti il paesino di Oliveto, sulla sinistra in alto, questi le olive ce le hanno e sono già nere. Olive mature al 15 di ottobre. Quel pomeriggio coglievano in mezze maniche e dovevano ripararsi dal sole. Noi, molti anni fa, coglievamo imbacuccati e con le mani intirizzite, sotto un sole che scaldava solo nelle ore centrali del giorno. Siamo in pieno cambiamento e non sappiamo dove stiamo andando.


Tornando verso casa il sole era già all'orizzonte e cominciava far freddo, nei campi gialli tre uomini ripulivano dalle foglie le olive raccolte nei teli: uno era un anziano del paese, autoctono. Gli altri due erano uomini di pelle scura, probabimente Bangladesh, o Pakistan o qualcosa del genere. Così come non avevo visto cogliere mai tanto presto, non avevo nemmeno mai visto cogliere uomini di colore. I tre lavoravano in assoluto silenzio, senza scambiarsi una parola. Mi è sembrata una visione "impossibile", come quando mettono nei presepi personaggi dell'attualità. Mi si è stretto il cuore. La raccolta delle olive era occasione di festa e di chiacchiere, magari anche inutili. Si sentivano le voci negli oliveti, alte, ché noi italiani non parliamo di sicuro a bassa voce. Si sentiva ridere! Ma quei tre non avevano niente da scambiarsi, neanche forse poche parole comuni. Gli uomini neri forse pensavano a manghi e papaie, a campi di riso... e invece gli toccava lavorare intorno a piante aspre dalle foglie grigie e taglienti, arrotolate per la sete, e raccogliere frutti piccoli e lucenti, amari al gusto...che ne sanno quegli uomini che la dea Atena in persona aveva in mano una fronda d'olivo? Portò l'olivo in dono agli ateniesi, secondo il mito. Che l'olivo compare nella tradizione cristiana? 



Ora arrivano negli oliveti questi altri uomini, con altre storie mitiche nella testa, che gli olivi non li hanno mai visti e fra poco ne sapranno più dei giovani locali, completamente disinteressati, nella maggioranza. Non so se chi legge capisce lo sconcerto che provo: quando il cambiamento è arrivato alla terra è, come dire, compiuto. Il cambiamento parte dalla terra, terra dell'Asia, dell'Africa, e cammina tanto fino ad arrivare da noi, negli oliveti, negli aranceti del sud, nei campi immensi di pomodori. Poi ci sarebbe tutto il discorso sulle retribuzioni, sulla giustizia...
Metto qui qualche foto che ho fatto io, foto di questo autunno 2017. La più bella per me è questa con la perla d'acqua, l'acqua temuta e desiderata, posata sul tappeto di azolla, galleggiante sulla vasca dei pesci. Un piccolo universo effimero e meraviglioso, come questo mondo che si trasforma.