Francesco Guccini, l'ultima volta

Era il 1970, o 71. Avevo perciò 15 o 16 anni. Santo Dio, 48 anni fa. La mamma annunciò che avevamo un invito a cena a casa dell'ingegnere che ha sempre avuto lo studio in comune col mio babbo, un rapporto non tanto profondo, ma che è durato un tempo lunghissimo, fra due persone che più diverse è difficile immaginare, che forse l'unica cosa che avevano in comune era l'essere ingegneri tutti e due. Io, e credo anche mio fratello, ci andavamo volentieri perchè c'erano 4 ragazzi, i figli, con cui potevamo chiacchierare. La Paola, la maggiore, di qualche anno più grande di me, mi disse "Vieni, ti faccio sentire una cosa..." Mise un disco "E' un ragazzo che viene a Lippiano, d'estate, dove vado in vacanza dalla mia nonna..ha fatto un disco che mi piace, ascolta, si chiama Francesco..." Lippiano è in Val Tiberina, vicino a Monterchi, dove c'è la Madonna del Parto. Era fenomenale che un ragazzo che lei conosceva avesse fatto un disco! Mi fece sentire alcune canzoni, molto orecchiabili, di quelle che si chiamano ballate, che non ho mai più dimenticato. Una era questa: Vedi cara

Era la prima volta che ascoltavo Francesco Guccini. Non era ancora tanto conosciuto, forse un pò di più a Bologna. La Paola disse "un ragazzo", ma era abbastanza più grande di noi, è nato nel 1940. Quando risento Vedi cara riprovo, come succede, le emozioni e le attese di quegli anni. Nel tempo l'ho più o meno seguito e al lavoro canticchio una canzone sua che mi piace tantissimo e si chiama "L'incontro", e anche "l'avvelenata" e la Genesi dell'Opera Buffa.

Ma poi una di queste sere ho sentito, sempre sul terzo della rai alla radio, che è il mio ascolto di quando vado a lavorare, una sua canzone dall'"Ultima Thule", che non conoscevo. Mi è sembrata così dolce e così precisamente corrispondente a certe cose che sento ora. L'ultima volta, si intitola così. Sono alcune ultime volte: l'ultima volta che Francesco indossa i sandali che i suoi gli compravano per l'estate, ed è l'addio all'infanzia, ai giochi. L'ultima volta che vede una ragazza, un amore giovanile, breve e bruciante, poi dimenticato. Un'immagine della sua famiglia, la mamma che canta, e il babbo che fuma, mentre lui legge il giornale prima di tornare a studiare. E poi c'è un'ultima volta che deve ancora arrivare, dell'ultimo giorno della vita, l'ultimo in cui si vedrà il sole nascere, e si sentirà il vento o la pioggia, e semplicemente, finirà il respiro. Negli ultimi tempi sono morte diverse persone che in vario modo avevo conosciuto e avevano fatto parte di me. Ogni persona che se ne va mi pare si perda un pezzetto della mia identità, ognuno si porta via qualcosa. Questa canzone mi ha commosso e mi ha fatto piangere. Più vado avanti e più mi pare che la vita sia un grande mistero, e non mi spiego perché certe vite siano così difficili e e in salita, e tuttavia bellissime, e quale sia il senso, ma resto in attonito e incantato silenzio con tutte le mie domande. Non immaginavo che avrei avuto tante domande, da anziana, pensavo che avrei avuto molte risposte, e invece forse ho solo un pò accettato il mistero in cui siamo immersi.

Non è male piangere, qualcosa si scioglie e un nodo si disfa. Ma alla mia età penso che sia bene farlo in solitudine, una donna di una certa età che piange fa pena e non è dignitosa. Eppure ne avevo bisogno, avevo accumulato una certa quantità di dolore che non ero riuscita a esprimere, e malinconia e nostalgia. Ho passato qualche giornata a fare un piantino ogni tanto, è una cosa di famiglia, una delle mie figlie da piccola veniva con le lacrime agli occhi e mi diceva, come se potessi porci rimedio, "Mamma questa musica mi fa piangere..." Oggi  regalo questa canzone, e le altre che trovate nei link, a chi passa di qui, e ringrazio Francesco Guccini per tutti gli anni che l'ho ascoltato, da quella prima volta a casa della Paola.

                               L'ultima volta