polline di abete

Il lavoro di questi giorni sarebbe, a poterlo fare, togliere erba, praticamente tutto il giorno. Togliere, zappettare, portare l'erba al compost, ritrovare piante sommerse, accorgersi che ci sono troppi settembrini nati dove gli pare, che la caesalpinia ha dei rami interi morti dal freddo, che si aprono i piccoli deliziosi allium neapolitanum dai bulbilli che mi portò la Maura anno scorso, che il callistemon sembra del tutto morto e anche il nespolo del Giappone e due viti...In questi giorni ho fatto il boia. Ho segato alla base una grossa buddleia weyeriana (spighe di palline di fiori gialli) che avevo piantato accando al viburnum burkwodii per fargli ombra. Il viburno è cresciuto ed è bellissimo, ed è ora che la buddleia se ne vada, erano brutti insieme. Della buddleia aveva fatto talee e ho già tre piante nuove pronte. Per metterle dove? Chi lo sa....In giardino a un certo punto si deve sfoltire. Se le cose hanno funzionato anche solo discretamente qualcosa è diventato grande e bisogna fargli spazio. Questo viburno che mi vendettero col cartellino di Burkwodii ha un odore incredibile, lo stesso di un profumo che la mia mamma usava quando ero piccola, mi fa tornare indietro nel tempo. Usava questo profumo, di cui non ricordo più il nome, ma ne rimpiangeva uno che aveva usato da giovane e che si chiamava "Fleur de rocaille". Fior di roccia.
In tutta Italia è piovuta la terra del Sahara. Se ci si pensa fa impressione che i venti sollevino talmente tanta terra dai deserti da trasportarla di là dal mare e coprire tutto, a cominciare dalle auto, (di questo le persone si lamentano molto), ma penso anche alla biancheria stesa a asciugare, alle foglie delle ninfee che erano macchiate di rossiccio... un velo di terra rossa africana. Mi è tornato in mente il film Interstellar, per chi l'ha visto. Una mattina, dopo un'altra pioggia, ho visto a terra un velo giallo. Ho ripensato alla terra rossa, e intanto spazzavo il pavimento del piazzale qua fuori, ma questa roba non aveva il colore giusto, era tanta, finissima e gialla... certe volte mi sembra di fare Sherlock Holmes...ho capito. Era stato l'abete, che si è coperto in ritardo dei suoi fiorellini rossi e li ha aperti tutti insieme lasciando andare quantità grandi di polline. Polline giallo di abete a palettate sparso a terra, se scuotevo i rami cadeva giù come la farina, ho alzato gli occhi e mi sono accorta di quanto è diventato alto e forte da quando siamo qui, da provocare un fenomeno così ingente e visibile. Appena arrivati, nel 2000, era solo un alberello piantato su una discarica di macerie. Ora apre i nuovi germogli, che diventeranno rami e rametti, insieme al glicine che apre i fiori e al maggiociondolo che sciorina la pioggia d'oro, ma tutti avrebbero bisogno di nuovo di acqua. E' stata la spinta del calore, sempre africano, ad affrettare tutto. E' piovuto tanto, e hanno bisogno di acqua? Dice qualcuno. Non ne hanno avuto abbastanza? Eh sì, difficile spiegarlo a chi vive in città una vita quasi del tutto artificiale, non si chiede da dove viene l'acqua che esce dal rubinetto quando si apre e si incavola se ci sono problemi di erogazione.