Dicembre mi piace molto, come mese

Dicembre mi piace molto, come mese. E' il più fresco e spumeggiante, già il primo giorno è bello, 1 dicembre, pieno di promesse! Poi si vola fino al 6, San Nicola, uno dei Natali del nord, poi l'8, la Madonna, l'Immacolata Concezione, il 12 è il complenno di Mauro, che non abbiamo acora festeggiato per tante cose da fare, e via a Santa Lucia con gli occhi in mano, gli occhi con cui si vede la luce, la festa delle luci in Svezia, e qui strati su strati di significati e simboli che ci si può stare una settimana, il 20 arriverà mia figlia maggiore dal Galles dove lavora ora e basta un salto e siamo a Natale. Finisce novembre il cupo, ma questo novembre è stato bello per me, però dopo la sfacchinata delle olive mi sono ammalata, ma a lavorare, per vari motivi, bisogna andarci ugualmente, così la fatica continua con il supporto dei farmaci. La raccolta non sarebbe finita, restano alcuni olivi, ma un pò io malata, un pò Mauro stufo...vedremo, non è escluso che uno dei giorni prossimi di sole faccia una pazzia e vada a prendermi gli ultimi frutti, non per avidità, per ringraziare gli alberi che li hanno fatti, perchè non sia stato invano. C'è tanta gente che non coglie, li capisco, posso entrare nella loro ottica e per loro non conviene, ma per me sono gesti sacri...

Mercoledì scorso che ero libera sono stata a portare dei pensieri a due famiglie amiche, non avrei avuto altro momento per farlo. In una famiglia che era fatta di tre persone, madre anziana e figlie, è morta una sorella un anno fa, era stata  un'insegnante della mia figliola più piccola, e ha lasciato in lei un grande segno e determinato delle scelte. In casa il vuoto è una presenza e il dolore è ancora lì tutto intero, forse anche per la lunghezza e gli aspetti terribili della malattia. Anche dagli altri, che credevo sereni, ho trovato una perdita e sono rimasta senza parole, anche lì per il dolore presente, come un sapore amarissimo. Se ne è andata una donna che avevo conosciuto, un'altra mamma più o meno della mia età, e ha lasciato la propria famiglia d'origine  e quella formata col marito nel dolore e nella costernazione. I figli che lavorano in giro nel mondo li immagino, pensando a casa e che la mamma non c'è più e il babbo è solo ...non so che avranno nel cuore, due ragazzi speciali, che hanno studiato materie scientifiche con successo, quasi con genialità, e il loro paese li ha trattati così male, con stipendi bassi e contratti a termine, come se sempre dovessero mendicare un lavoro, mendicare per mettere a disposizione teste che altrove accettano con entusiasmo, che alla fine sono andati via. Storie ormai comuni, ma tristissime in un paese che si dice civile. Poi c'è la nonna, questa nonna che dice che se ne doveva andare lei, che una mamma non dovrebbe vedere i figlioli morire. Sono andata a trovarli perchè anche se ora siamo lontani non significa che non li porti ancora con me, che non abbia lo stesso affetto di qualche anno fa, ma è stato molto triste, e sono tornata a casa e pensavo, nel viaggio in auto lunghino che ho fatto, che non è vero che chi muore giace e chi vive si da pace, è vero invece che il vuoto dell'assenza resta grande e ognuno di noi occupa uno spazio del cuore ed è insostituibile, poi certo il dolore si attenuerà, perchè a tutto ci si abitua.