I MISTERI DELLA PORTA ACCANTO, il mio secondo libro

Dopo 6 anni viene pubblicato il mio secondo libro. E qui, in questo spazio che considero casa mia, posso raccontarlo per benino. Avevo questo romanzo breve, o racconto lungo, nel cassetto/computer da tre anni. L'avevo mandato a alcune case editrici ma non avevo ricevuto non solo risposta, ma neanche il vago segnale che l'avessero ricevuto. Come una goccia nel mare. A inizio anno ho trovato una casa editrice di Firenze, Porto Seguro editore. Ho mandato il testo e mi hanno risposto gentilmente che l'avevano ricevuto e che per avere una risposta ci sarebbe voluto più di un mese. A me è sembrato un miracolo già soltanto aver ricevuto quella risposta lì. Gentile, educata, umana. Si apriva una speranza. Ma il mese è passato, poi due, poi tre...mia figlia ha detto che potevo sollecitare, al massimo avrei ottenuto una rispostaccia. Invece mi hanno chiesto di rispedire il testo e poi hanno detto che andava bene e ci si poteva incontrare. Sono tutti giovani e penso sarà bello lavorare con loro. 

Il libro si intitola "I misteri della porta accanto". Io avrei voluto chiamarlo in un altro modo, i Tarocchi di San Bartolo, o i Tarocchi della Donnina, ma va comunque benissimo così. 

Giovedì 13 giugno, dopodomani, ci sarà una presentazione collettiva a Firenze, al circolo "La rondinella del Torrino", e se qualcuno che sta nei dintorni legge questo annuncio e ci va, mi fa felice. Io però non ci sarò, perchè al lavoro per questa giornata non mi possono sostituire. Ci saranno però Mauro, mio marito, e Gaia, mia figlia. E forse Andrea Martini, un mio vecchioamico. Se tutto andrà bene ci saranno altre occasioni perchè ho altri libri quasi pronti nel cassetto. Altrimenti resteranno lì a dormire. Il libro si può ordinare in libreria, con il titolo, l'autrice (Lorenza Maria Mori) e l'editore Porto Seguro. Oppure direttamente online cercando in rete la casa editrice. Dette tutte le cose pratiche, cosa che mi imbarazza sempre molto, posso provare a dire qualcosa sul libro senza togliere il gusto di leggerlo. 

Tutto nasce da un fatto che mi era realmente accaduto i primi tempi che eravamo sposati e abitavamo in una casina isolata in piena campagna, ma nelle immediate vicinanze della città. Ero spesso sola e quella mattina d'estate passò una donnina. Si vedeva subito che era una vagabonda, "senza fissa dimora", come si dice di solito. Mi chiese da bere, le offrii qualcosa da mangiare, poi, siccome mi aveva inquadrato bene, mi chiese se le facevo fare un bagno. Questa richiesta mi turbò parecchio, forse si può immaginare, oltretutto ero sola in casa, ma le dissi di sì. Lei fece il bagno, ringraziò in malomodo, (era anche molto poco amichevole), e se ne andò. Non la rividi più, ma quell'incontro mi aveva parecchio turbato e interrogato. L'avevo catalogato e messo da parte, ma volevo anche scriverlo. A me piace scrivere sulle cose scomode, o che interrogano, o che ribaltano la visuale. Quando l'ho fatto ho cominciato ad attaccarci altre cose e da dieci pagine iniziali sono diventate più di cento. Ne è venuto fuori un ritratto immaginario della vita in campagna in quegli anni, ma anche della città di Arezzo, che potrebbe non piacere a molti.
L'ho riletto e mi sono accorta che avevo scritto un giallo. C'era dentro un'indagine, e un quadro indiziario. Sono rimasta piuttosto sorpresa. Poi Massimo Acciai, che è stato il mio editor per la casa editrice, ha detto che si poteva chiamare un "noir". Dategli il nome che volete, dopo e se avrete avuto la pazienza di leggerlo. 

Ci ho pensato molto in questi giorni, per scrivere qualcosa di presentazione che Gaia potesse leggere o le potesse servire come canovaccio per dire qualcosa lei stessa giovedì. E ho capito di aver scritto un libro sul Male. Non è una cosa originale, lo so, oltretutto, l'ho già detto tante volte, le storie umane sono sempre le stesse, e questa è una delle tante...ma posso assicurare che è difficile scrivere sul Male. Su come all'inizio sia sottovalutato e ci si passi sopra, su come poi cresca e si gonfi. Su come si reagisce al male e si prova a resistere, e su come il male cambia le persone, si insinua nella società umana e la cambia. Tutto ci cambia, e siamo sempre in evoluzione, ma il male può corrompere e cambiarci in peggio, cacciarci nel buio e nella solitudine.  Quando ci si ha a che fare si perde qualcosa, io credo: un pezzo di noi, nel peggiore dei casi, o qualcosa che ci appartiene a cui dobbiamo rinunciare per salvarci.

E' anche un libro sul tema dello Straniero, oggi così importante. Lo straniero è il matto dei Tarocchi, che irrompe perturbante, ma è più straniero lui o quello autoctono che vive nella casa accanto?
Nel libro ci sono anche un sacco di bestie, ma chi legge le mie storie sa che gli animali, per me e per i miei, hanno la stessa dignità degli umani e sono ugualmente protagonisti. C'è il dialetto, far parlare alcuni personaggi in italiano sarebbe stato un falso.

Questo libro, come quello che lo precede, non ha una morale e non vuole insegnare niente a nessuno, se ci trovate una morale mi fa piacere, ma è una cosa vostra. 

Quando Massimo Acciai l'ha letto ha detto che è bello ma molto amaro. Per me è anche pieno di amore per la campagna e le persone e bestie che compaiono, salvo alcuni. Così ho pensato di aggiungere una piccola storia luminosa, per compensare. 
Il libro si compone di due parti separate e collegate, il primo racconto lungo, "I misteri della porta accanto", e il secondo più breve, che si intitola "Lisa e una torta rovesciata di pesche".
 Anche questo racconto ha una piccola storia, la Paola, mio primo  editore, mi disse "Scrivi un libro di ricette, che quelli si vendono bene! Ricette e piccoli aneddoti, con tutte le cucine che hai girato in questi anni! Scrivine una e me la fai leggere!"
Tutto giusto, sia per quel che riguarda storie e cucine, che per il vendere libri. Per me la Paola è un'autorità e le ho obbedito. Ma il racconto non le è piaciuto, la ricetta era secondaria, irrilevante. Aveva ragione. Perché io, mi rendo conto, scrivo per una necessità personale, e seguendo uno schema di cui non sono del tutto consapevole, infatti avevo praticamente scritto il seguito della storia di San Bartolo, il luogo immaginario dove tutto si svolge. Un luogo di fantasia in cui gli aretini potranno riconoscere di volta in volta, che ne so? Santa Firmina, Tregozzano, Antria, Santa Flora, Santa Maria, Agazzi o San Polo... Nella prima storia c'è una voce narrante esterna, nella seconda faccio parlare Lisa, la protagonista di prima, in prima persona, e lei racconta cose accadute dopo aver lasciato San Bartolo, fra cui la storia di un altro straniero, fino ad una torta rovesciata di pesche un pò speciale, con un ingrediente imprevisto, come a dire che certe volte i rovesciamenti hanno successo. Ma di questo me ne accorta, come al solito, solo dopo aver finito di scrivere, come se fosse stato qualcun altro a scrivere dentro di me e io controllassi alla fine il suo lavoro.