Alluvione ad Arezzo e dintorni



Io e Mauro siamo stati in Galles a trovare la nostra figlia maggiore. Che bel posto dove vive! E che bei giorni assaporando un modo diverso di stare al mondo, come sicuramente in un viaggio organizzato non avremmo potuto fare. Dobbiamo ringraziare questa figlia coraggiosa che si costruisce una vita lontano da qui per avercene fatto parte. Se ci riesco dedicherò un post a questo viaggio in cui, oltretutto, abbiamo preso l'aereo per la prima volta. 

Ma oggi volevo parlare un pò dell'alluvione che ha colpito la nostra città e i dintorni mentre eravamo via. Da noi non ha fatto danni, ma solo a 4 km da qui ha creato tanti problemi. Alla periferia della città è morto un uomo che si è trovato travolto, con l'auto, in una piena e ha dovuto scegliere fra morire dentro la macchina o fuori. Uscito dall'abitacolo per salvarsi è stato portato via dall'acqua e hanno ritrovato il cadavere in un fosso.
Ieri, primo giorno di lavoro, parlavo di questo con un collega che diceva che si fa tanto lunga, ma era solo una pioggia troppo abbondante, e che il problema erano i tombini intasati, che non permettevano il deflusso dell'acqua. Gli ho fatto vedere un breve video che avevo ricevuto in quei giorni. La strada era diventata un fiume in piena. Ci è rimasto male, era evidente che gli scarichi non potevano ricevere quella massa enorme d'acqua. Ma lui forse era al chiuso e non ha visto con i propri occhi, o forse ha interpretato cose sentite dire..

Ci ho ripensato. Per prima cosa molte persone danno la responsabilità agli altri, sempre agli altri. A chi deve tenere puliti i tombini, a chi deve mantenere puliti i fossi, le strade... tutti personaggi senza faccia, non identificati, che devono fare cose. Che veramente non si sa se esistono dappertutto, come figure professionali. Poi il sindaco, la colpa è sempre del sindaco. Anche io lo dico spesso, ma almeno identifico una specifica funzione che gli appartiene. Qui invece la questione è vaga, è qualcun altro che deve fare cose che riguardano la cosa pubblica, ma quello che parla difficilmente compie un atto per cambiarle, le cose, perché non gli spetta, o così pensa; non tocca mai a lui, e pensa anche di passare per coglione se si occupa di un spazio pubblico, di un oggetto comune. O se una volta lo fa, si sente un eroe.  Su facebook c'era un aretino celebrato appunto come un eroe perché pare abbia preso una sbarra di ferro e abbia alzato i tombini intasati in una via della città durante questa tempesta. Bravo, encomiabile, ma, per esempio, in Trentino avrebbe fatto solo il suo dovere.

Poi c'è il fatto che se non lo vedi con i tuoi occhi o non tocca te di persona non ci credi, e non lo ritieni importante, te lo dimentichi con la velocità della luce. Una volta tocca andare sott'acqua a Rigutino, la volta dopo a Camucia, poi a Montagnano, poi a Arezzo, ma solo per una parte. Si attraversa l'emergenza e non si fa più niente. Ci si dimentica, solo che la parte più primitiva di noi quando sente tuonare, si spaventa. Difficile razionalizzare e dimenticare proprio tutto dopo essere passati per un'alluvione. Che sarà, il cervello rettile, a dare questa sensazione di allarme?  A me è successo ormai tre volte e mi sono molto spaventata.  Ora quando sento tuonare mi allarmo, come la Holly che ha paura dei tuoni.

Chi invece ricorda tutti i giorni, batte tutti i giorni sui temi ambientali, si pensa che sia un rompicoglioni. 

Che vi devo dire, faccio delle osservazioni. Qui da me questa volta non ci sono stati danni. Potrei dire che è stata una favolosa superannaffiatura di mezza estate. Ma sarei proprio cretina e cieca a dirlo. Alla figlia di una mia cugina, al Bagnoro, ha provocato gravi danni alla casa... Pensate che la massa delle persone si muoverà e comincerà a chiedere una seria politica ambientale, che a questo punto dovrebbe essere su scala planetaria, sennò non serve a niente?  O rimarremo nel caos in attesa di eventi ancora più gravi?  Che comunque accadranno, sicuro come la morte, perché il cambiamento avviato non può che accelerare. E per esempio gli incendi nell'Artico di questi giorni, così lontani, così invisibili per noi, che mai penseremmo, lontani come sono, che possano danneggiarci, e di cui Putin non si è occupato, a quanto pare, sono un fattore di moltiplicazione. 



Nella foto si vede la Pieve di Sant'Eugenia al Bagnoro, Arezzo, finita sott'acqua. Questa piccola chiesa è stata restaurata forse una


trentina di anni fa, col suo interno spoglio, le colonne storte, eppure tutto così affascinante, una piccola costruzione con una grande anima. Risale al mille dopo Cristo, e fu fondata, se non sbaglio, da una comunità di mercanti siriani. Siriani ad Arezzo nell'anno mille. E poi si parla di migrazioni... Sono accorsi tanti aretini a ripulirla e svuotarla e questa è una gran bella notizia.