riflessioni su "I misteri della porta accanto"

Questo post riguarda il mio secondo libro, che si intitola "I misteri della porta accanto" ma avrebbe dovuto intitolarsi qualcosa tipo "i tarocchi di San Bartolo" o "i tarocchi della Donnina". Le cose che scrivo hanno molti contenuti inconsci di cui divento consapevole solo dopo, in questo caso anche dopo che il libro era stato stampato e dovevo pensare come presentarlo. Il racconto comincia con un episodio realmente accaduto, una mattina d'estate una donnina passò da casa mia. Eravamo sposati da pochi mesi e ero sola, nella nostra casa, isolata in campagna. Passò questa donnina, una vagabonda, e mi chiese da bere. Le diedi da bere e da mangiare, e lei chiese se le facevo fare un bagno. Le feci fare il bagno e poi le se ne andò e non la rividi più. Questo in due parole, ma è evidente che era stato un incontro un pò speciale, che mi aveva messo in difficoltà e in discussione.

Avevo questa storia da parte. I motivi per cui me l'ero tenuta, scritta, non mi erano chiari, conteneva molte domande, era un piccolo fatto che continuava a interrogarmi dopo tanti anni. Quando l'ho ripresa in mano ho raccontato meglio, in modo più approfondito, quello che avevo provato e mi è venuto spontaneo di attaccarci molte altre cose, altri episodi, finchè ne è uscito fuori un racconto lungo, o romanzo breve. Rileggendolo mi sono accorta per prima cosa che si poteva definire un giallo. Conteneva un'indagine, e un quadro indiziario. Massimo Acciai, che è l'editor del libro per la casa editrice, ha detto che era piuttosto un noir. A me non piace tanto incasellare e inserire in categorie. Quello che ancora mi attirava era la figura della Donnina, e come l'avevo descritta. Somigliava al jolly della carte da gioco, o al Matto dei tarocchi, avevo scritto io stessa.
I Tarocchi sono uno dei più antichi mezzi di divinazione, ma forse è meglio dire che sono uno specchio dell'anima. Un tiro di carte che dice dove ti trovi in quel momento, quali sono le forze attive. I 22 arcani maggiori sono figure simboliche e il Matto è una di queste, indicato col numero 0, la prima o l'ultima carta.  Il Matto procede quasi ballando, o saltando, è vestito di stracci, c'è un cane, o altro animale simile, che lo morde e lo spinge avanti. Penso sia un cane, di solito percepiscono la diversità e non gli piace, in questo senso sono più "conformisti" degli umani. Non sono certo un'esperta e dico solo ciò che emerge in me. Intanto la parola simbolo, greca, composta dal prefisso "sun", in italiano con, (quello della sin-ergia, della sim-patia) e "ballo", un verbo che vuol dire mettere, il simbolo mette insieme, unisce. Il verbo ballo compare anche in diaballo, dividere, il diavolo, viene da qui, e divide. Nel simbolo convergono tante immagini (mettere insieme), e tutte si fondono e si vedono apparire quando si osserva, una quasi muta nell'altra e anche un simbolo scivola in un altro. 

IL MATTO

Quando nella vita si incontra un Matto si rimane spiazzati da questa folla di immagini che si sovrappongono, e confusi.  La prima che emerge nel Matto è quella che la parola suggerisce, la follia. Una persona sporca, che ha una strana andatura, uno sguardo non identificabile..la prima reazione di Lisa, la mia protagonista, è di ritirarsi. O di mandarla via. 
Il Matto è anche lo straniero, e adesso questo tema è dappertutto, lo conosciamo bene. Lo straniero parla un'altra ligua, non si capisce, ha altre abitudini a volte sgradevoli... Ma subito vengono  a Lisa altri pensieri, il primo da un'antichità molto remota. Attenti agli stranieri che bussano alla vostra porta, nelle loro vesti potrebbe nascondersi un Dio. Nel mito greco e latino, e nelle culture in cui questi miti hanno origine, gli dei si travestono per visitare gli umani. Non appaiono di persona, l'apparizione di un Dio acceca o annienta, mentre quel Dio vuole calarsi fra gli uomini e parlare con loro, e deve avere un aspetto adatto. Deve essere accettabile, familiare. Qualche volta è un defunto di famiglia, qualche volta il Dio prende l'aspetto di una persona viva nota o sconosciuta. A volte, quando Zeus vuole ottenere qualcosa dagli umani, diventa un animale, o una pioggia d'oro. Questa cosa era così sentita che gli stranieri venivano quasi sempre ben accolti, nonostante l'iniziale diffidenza.
 Quindi abbiamo già un piccolo elenco: il folle, lo straniero, il Dio travestito.

Il Folle è associato anche quello al Divino. Le sacerdotesse cadevano in trance, in uno stato di follia temporanea, ed era in quello stato che prevedevano il futuro, che davano indicazioni su come comportarsi. Profeti e profetesse, Sibille, solo quando erano folli erano credibili, anche se le loro parole erano di difficile interpretazione...Il matto sta in contatto con la realtà che non si vuole vedere, il non senso, l'essere presenti su un granello di polvere nell'universo, esserne consapevoli e non sapere perché la realtà sia com'è. Forse per questo gli viene attribuiti fra i numeri, lo zero.

La storia nella visione cristiana è costellata di Matti famosi. Mi viene in mente San Giovanni Battista, vestito di pelli di capra, che viveva nel deserto, si cibava di cavallette, gridava. 

"Voce di uno che grida nel deserto", dice la Bibbia. Nella sua follia e diversità annunciava la venuta del Messia e riconobbe Gesù, quando gli si presentò per essere battezzato. Erode e i sacerdoti non lo riconobbero.
Il Matto è visionario, sembra un passo indietro, ma è un passo avanti agli altri. Per come si comporta è esposto, esposto alla pioggia, al freddo e al calore, esposto alla cattiveria della gente che lo respinge, spaventata dalla diversità. Esposto al male. E' un piccolo, un povero, come un bambino indifeso, una vittima potenziale. A Lisa viene questo pensiero, "tutto quello che farete a questi piccoli l'avrete fatto a me". Per cui l'ultima immagine che mi si presenta, ma chi legge ne troverà altre, forse più luminose, è quella della vittima sacrificale. E quando in un racconto si presenta la vittima è come se chiamasse il carnefice, che arriva, evocato. Una coppia inscindibile. Quindi giungo, probabimente ultima fra chi legge il mio libro, a capire di cosa ho parlato, una storia di vittime e carnefici.