Silenzio, di Shusaku Endo

"Silence" è il titolo di un film di Scorsese del 2017. Mi è capitato di vederne un pezzettino, di notte, mi è così tanto piaciuto che poi l'ho cercato e rivisto su Rai Play, e infine un amico mi ha prestato il libro da cui è stato tratto il film. "Silenzio", di Shusaku Endo. 
Due giovani gesuiti portoghesi alla fine del 1500 si recano in Giappone a cercare un loro insegnante di cui sono arrivate notizie: si dice che abbia rinnegato la propria religione e viva in Giappone come apostata. Il Giappone, in precedenza, negli anni in cui ci aveva vissuto come missionario Francesco Saverio, uno dei fondatori dell'ordine dei gesuiti, era stato molto accogliente con il cristianesimo, e erano state costruite molte chiese, ma poi le autorità avevano iniziato una dura persecuzione e i cristiani erano stati dapprima uccisi, poi perseguitati e costretti a rinnegare.

Shusaku Endo è cristiano e racconta la storia come un cristiano asiatico. E' facile, per modo di dire, essere cristiani in Italia, perfino esserlo in Europa, dappertutto ci sono chiese in cui si può entrare per pregare o ritrovarsi, se ci si perde. Anche se sono spesso vuote e considerate ormai più come opere d'arte o testimonianze storiche, sono ancora lì, alcune molto ben tenute, perché si paga un biglietto per entrare e ammirarle. Essere cristiani è un fatto culturale, ai miei tempi i bimbi venivano battezzati alla nascita senza neanche considerare di non farlo, un atto necessario come la denuncia in Comune, eppure per i cristiani è un Sacramento. Alcuni concetti di base del cristianesimo, sono fusi con le fondazioni delle nostre nazioni, tanto che perfino l'Europa, benché laica, lo riconosce. Essere cristiani fino a pochissimi anni fa era quasi un dovere, almeno in Italia. Ma essere cristiani in un paese completamente straniero com'è? 

Il giovane padre Rodriguez e il suo amico Garrpe, (nel film dicono Garrupe), arrivano come clandestini in Giappone, accompagnati da un giapponese incontrato per caso. Un uomo infido, sporco, falso, un ubriacone, reclutato in Cina, a Macao, che vuole assolutamente tornare a casa propria, e loro gli propongono di portarlo con sé, pagargli il viaggio, se farà loro da guida. Si chiama Kichijiro e è il filo conduttore della storia. Per molto tempo i due giovani vivono nascosti, con l'aiuto di una comunità di cristiani, che fingono di non esserlo per le persecuzioni. Desideravano molto avere con sé dei sacerdoti per poter ricevere i sacramenti. Soprattutto la confessione, perché secondo loro è il mezzo per arrivare in Paradiso, dove non dovranno più pagare tasse che li riducono in miseria, non avranno più fame e non saranno maltrattati. Ma quasi subito i due capiscono che il cristianesimo di questa gente non è proprio quello canonico. Per l'ignoranza e per la diversa cultura il cristianesimo che hanno recepito è diverso da quello diffuso e insegnato nelle scuole di teologia e nelle chiese d'occidente, regolato e definito da numerosi concilii fin dall'antichità. D'altra parte una delle prime preghiere cristiane è il Credo, che serviva per sapere in cosa consisteva la religione cristiana cattolica. Se non era chiaro in Occidente figuriamoci in Giappone...

(In quegli anni e poi nel 1600 i gesuiti sono stati dei grandi insegnanti. Hanno usato a questo scopo tutte le arti, creavano spettacoli teatrali seguitissimi con danze, canti e musica per raccontare le storie della Bibbia. Le chiese dei gesuiti hanno spesso dei cerchi in alto, in corrispondenza di lucernari, da cui si affacciano angioletti e santi di gesso a guardare i fedeli, immagine del Paradiso...è tutto un grandioso racconto di evangelizzazione.)

I contadini dicono ai due padri che le autorità li obbligano a rinnegare, e per dimostrarlo devono calpestare il "fumie", un'immagine di Gesù. Se si rifiutano vengono uccisi o torturati nei modi più atroci, perchè siano di esempio. Padre Rodriguez, impressionato dai loro racconti, dice d'impulso "Calpestate!" ma Garrpe si indigna. Padre Garrpe ha capito bene che il cristianesimo nella testa di questa gente è solo una promessa per dopo la morte, di un qualcosa di migliore, tanto poco basta loro per aderire, e che c'è un rischio di eresia, di stravolgimento completo della fede. Per questo piccolo gregge ignorante e sporco, spaventato e nascosto il più possibile, ma coraggioso, vale comunque la pena battersi. Padre Rodriguez e il suo amico a un certo punto devono separarsi e è sempre Kichijiro a venderlo alle autorità, proprio come Giuda. Comincia un lungo periodo di detenzione e comincia il rapporto col magistrato Inoue, l'inquisitore. I due gesuiti sono arrivati in Giappone portando con sé solo la Verità e pretendono di vederla riconosciuta. I dialoghi con Inoue e con l'interprete sono interessanti. Se ci si pensa è veramente da arroganti arrivare in un paese straniero e pretendere di imporre un culto religioso. Dice Inoue che un altro missionario era vissuto lì vent'anni e aveva solo insegnato: non aveva imparato niente, né la lingua, né i costumi della popolazione, non gli piaceva il cibo e non era interessato alla religione o alla cultura. 
Le storie ci interrogano e ci richiamano cose vissute. A me ha ricordato certa arroganza giovanile mia, e anche certi stranieri che vivendo qui da vent'anni non hanno mai assaggiato panzanella o minestra di pane, e continuano a guardare questi cibi con sospetto, mentre cucinano il taboulé assaggiato in Tunisia, o altri piatti conosciuti in viaggi in paesi lontani...e neanche hanno mai parlato a fondo con la gente, o hanno mai mostrato una sincera simpatia. E' la volontà di non mescolarsi, è una sostanziale e profondissima diffidenza, e la convinzione di essere migliori, di portare una propria verità. Mi chiedo: come sarebbe la storia della chiesa se i missionari fossero andati portando solo se stessi, la propria fede vissuta, l'esempio? Forse sarebbero stati perseguitati lo stesso, perchè una fede vissuta e sganciata dal potere ha una forza rivoluzionaria.
C'è un dialogo su un uomo che ha tre donne come possibili fidnzate, le tre donne sono il Portogallo, la Spagna e un altro paese. Padre Rodriguez dice, sorridendo, che c'è una terza possibilità, che il Giappone prenda una sola moglie, la chiesa cattolica. 
Inoue dice con ribrezzo e fastidio che non si può prendere una moglie brutta. Per i giapponesi la religione cristiana, comparata al buddismo, è prima di tutto brutta! Mancante di senso, di armonia.

Un giorno portano padre Rodriguez a incontrare padre Ferreira, il prete apostata che è stato il suo insegnante amatissimo. Padre Rodriguez aveva desiderato questo momento da quando aveva messo piede in Giappone, lui e Garrpe avevano intrapreso il viaggio lungo e terribile per questo. Ma l'incontro lo sconcerta  e lo getta nella disperazione. Ferreira è cambiato. Nel libro è descritto come un uomo consumato, che si è arreso e è perfino servile con le autorità. Nel film è interpretato da Liam Neeson che gli conferisce al contrario integrità, fa immaginare un nucleo ancora saldo. 
Padre Ferreira racconta di come il cristianesimo in Giappone si sia sovrapposto e mescolato al culto del sole e i giapponesi non hanno per niente capito le differenze. Non ha senso impegnarsi per una cosa che non somiglia neanche alla lontana al cristianesimo. Qui il cristianesimo non attecchisce. 
All'inizio, dice, i cristiani venivano direttamente eliminati, ma poi le autorità hanno compreso che così creavano dei martiri, e che la fede, anche deviata, anche stravolta, si rafforzava. Bisognava tagliare le radici della pianta o farle seccare, e questo si poteva ottenere solo con l'abiura dei sacerdoti venuti da lontano, che erano i garanti della religione. 
E come costringerli all'abiura? Intanto mettendoli davanti alle proprie contraddizioni come ad uno specchio, confondendoli. Poi uccidendo e torturando il loro gregge. Ferreira racconta di quando aveva subito la tortura della fossa, appeso a testa in giù con il capo in una fossa piena di escrementi e con dei tagli dietro le orecchie da cui il sangue gocciolava lentamente, perché non morisse subito. Ma aveva resistito. 
Non aveva sopportato, però, che altri uomini fossero torturati nello stesso modo per indurre lui a abiurare. Si sacrificano per il tuo Dio o per te? Chiedeva il magistrato. Come puoi essere così crudele da accettare che altri vengano uccisi per la religione che professi? Dov'è il tuo Dio adesso? Perché non interviene?

Padre Rodriguez si ritrova a odiare il suo vecchio insegnante, ma poi lui stesso viene messo in quella condizione. Chiuso nella cella di notte sente un rumore bestiale come un forte russare e se ne lamenta con le guardie. Interviene di nuovo padre Ferreira. 
"Lei crede che sia un russare, che sia gente che dorme? No, sono i suoi fedeli appesi nella fossa. Questo suono spaventoso, animalesco, lo producono loro. Ora capisce, capisce cosa ho sentito io, perchè ho dovuto cedere?" 
Il magistrato Inoue, anziano conoscitore di uomini, ha manovrato con scaltrezza e crudeltà e ha calcolato con precisione la resa di Padre Rodriguez. Ferreira ne riconosce l'abilità. Il magistrato lentamente e con impegno e cura, dedicandosi a questo lavoro, ma anche annoiato di doverlo fare,  ha annientato i due uomini, li ha privati dell'identità, li ha costretti a nascondere la propria essenza nel posto più profondo di se stessi, in modo che risulti invisibile. Ma così imprigionata e quasi asfissiata, resisterà?
In Ferreira sembra che l'annientamento abbia avuto successo. E' rimasta la mente, attiva, brillante, tanto che lui scrive per i giapponesi dei libri. 
Eppure poi il magistrato si rivolge a Rodriguez chiamandolo Padre, come se dicesse che in fondo è solo un gioco di potere, e che non c'è granchè di personale. La pianta del cristianesimo va eradicata, e bisogna assicurarsi che non germogli mai più. 
Calpesti Padre, dice l'interprete, non è che una formalità, dopo tutto sarà risolto. Padre Rodriguez calpesta il fumie, ma mentre lo fa sente dentro di sé la voce di Gesù, che lui aveva implorato di manifestarsi e invece aveva sempre taciuto in quel tempo, che gli dice, calpesta, calpesta, io so come ti senti, io sono qui con te che soffri, sono venuto nel mondo per tutti, anche per te, calpesta...
E' proprio in quell'atto di abiura e separazione che Dio torna con lui. L'anima ritrova l'unità, si ricompone.

Questo autore ha saputo narrare l'inenarrabile, si è avventurato nel silenzio e nel buio del cuore umano e lì ha trovato un po' di luce. Racconta la differenza fra la religione fatta di riti e potere e dogmi e invece la disciplina spirituale. Intanto Garrpe è morto, da martire, che vuol dire testimone e padre Rodriguez non potrà più tornare in patria. Se tornasse, se glielo permettessero, sarebbe considerato quello che è, un apostata, un rinnegato. La sua vita è annientata anche in Europa. Resta in Giappone e è costretto a collaborare, gli affidano, come a Ferreira, il compito di controllare i manufatti portati con le navi mercantili: niente che abbia simboli o riferimenti cristiani può entrare in Giappone. In seguito il magistrato lo convoca per assegnargli un nuovo nome giapponese. Un uomo è morto e gli viene dato il suo nome, la sua casa, la moglie e il figlio. Padre Rodriguez sparisce sostituito da quest'altro. Un uomo vive meglio se ha una moglie e una famiglia, gli dice il magistrato. Non gli resta che accettare e abbandonare tutto ciò che si era dato come regola di vita compreso non avere moglie. Se con questa moglie si comporti come un vero marito la storia non ce lo dice.
Ucciderli non serve più, sono stati annientati e anzi tenerli in vita è la dimostrazione di quello che dice prima padre Ferreira poi Inoue, che il Giappone è una palude, e una religione straniera non ci può crescere, non trova terreno adatto, e lì il cristianesimo è diventato una strana cosa, è cambiato, si è deformato...quanto a questo mi è venuto da pensare come in America latina sia accaduta la stessa cosa, con santi e madonne mescolati intimamente a divinità pagane, ma lì la Chiesa opportunamente forse ha lasciato correre. 

Un giorno Kichijiro va da lui e chiede di essere confessato. Rodriguez spaventato dice che non può farlo, che non è più un sacerdote, ma l'altro lo implora. Il cattivo cristiano, il più volte rinnegato, il Giuda, gli chiede di tornare con quell'atto a essere un prete. Pensando che ormai in Giappone lui, padre Rodriguez, nonostante tutto è la cosa più simile a un sacerdote che sia rimasta, lo confessa e è come un nuovo emergere della sua identità, che però deve restare nel buio. 
Il libro finisce con citazioni di documenti storici. 
Il film invece finisce con la morte di padre Rodriguez, anziano, che viene cremato con il rito buddista. La moglie che gli avevano assegnato non piange, ma, di nascosto, mette fra le mani del cadavere un piccolo crocifisso di paglia intrecciata. 

Un libro di rara intelligenza e delicatezza nell'esplorare prima di tutto l'umanità, perchè tutto, religione compresa, è un'espressione umana, e ci credo che Scorsese ne sia rimasto preso come me e abbia voluto farne un film che lo racconta con precisione, rispetto, e altrettanta sensibilità.