25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne. E' da stamani che con le varie celebrazioni mi sta venendo il nervoso e voglio provare a capire perché. 

Un po' dipende da me, che quando sento ripetizioni continue e tante banalità supero la mia già bassa soglia di tolleranza. 

Un po' dipende dal fatto che ci si ritrova anno dopo anno a dire le stesse cose, ma cambia poco, anzi aumentano le morti e il tg riportava notizia di due ultimi femminicidi avvenuti oggi. 

Mi infastidisce in partenza la parola femminicidio, è l'uccisione di un essere umano, ma capisco che si usa perché il fenomeno è ripetuto e macroscopico. Eppure la parola lo fa sembrare un problema femminile. La femmina buona, perché vittima, e il maschio cattivo e violento?

Ora dirò cosa penso io anche se forse non è politicamente corretto. Ma io non sopporto neanche il politicamente corretto. 

Penso che sia un problema di specie umana. Guardate la faccenda dal di fuori. Se i tori cominciassero a incornare le vacche e ucciderle penseremmo che sono ammattiti e che sono destinati all'estinzione. Che c'è un qualche meccanismo biologico, un ormone, un neurotrasmettitore, una mutazione, qualcosa che è andato per conto suo. Non ne so niente, eh, sparo a caso, come spesso sento fare in televisione o sul giornale Libero. 

Comunque: uomini che uccidono le femmine, e qualche volta anche i piccoli, uccidono il futuro.

Gli studi sui neuroni specchio dicono che nelle prime ore dopo la nascita, nei primi giorni e al massimo nei primi tre anni si decide chi saremo nella vita. Dopo, da adulti, per disfare quei primi guai occorrono anni di esperienze dolorose e anche di psicoterapia fatta bene. 

C'è da pensare che moltissimi in quel tempo iniziale ricevano un copione di vita in cui è scritta una storia di vittime e carnefici. In cui il maschio comanda e sopraffà la femmina e lei lo lascia fare. In realtà ci sono molte varianti di questo copione e per vederle basta leggere le storie di queste famiglie, ma anche coppie di fatto, o clandestine. Forse una cosa giusta l'ha detta Michela Murgia, non chiamatelo amore, l'amore non c'entra niente. Questo è possesso di un altro essere umano, disporne come di una proprietà. 

Quindi: 

1) non è amore 

2) è un copione che si ripete, una specie di schema che si ha in mente e ci appartiene, però attenzione, non appartiene solo al maschio violento, ma anche alla femmina che se lo sceglie. Una donna mi ha detto che il maschio è manipolatore e infido, la donna cade in trappola. La colpa è del maschio. In questo giorno qui bisogna raccontarsela così.

Non sono d'accordo, la responsabilità è del maschio per gli atti violenti e ci si augura che ne subisca le conseguenze, ma il cadere in trappola fa parte del copione assorbito. I manipolatori si riconoscono e c'è sempre un momento in cui si può uscire dal gioco. 

Se non si fa  è perché questo gioco è l'unico che conosciamo, l'unico che sappiamo giocare. Mi vengono in mente donne che conosco che sono state capaci di troncare una relazione in cui venivano sopraffatte solo per cercarne e ricrearne un'altra uguale, con lo stesso schema. Significa che lo schema è in te e che ti cerchi quel genere di uomo. Se non ti svegli continuerai finché vivi. 

Forse nella famiglia in cui sei nata il rapporto fra i tuoi genitori era fatto così, il babbo comandava e la mamma obbediva, magari non c'era bisogno di picchiare, bisognava solo lasciare le cose intatte per non avere conseguenze. Oppure valeva quella regola secondo cui le donne comandano, ma valendosi di mezzi "femminili", manipolano, rigirano, imparano a ottenere quello che vogliono girando intorno agli ostacoli, usando la seduzione. Certe volte lo dice il mio marito, che io sono la sua sette ottavi, non la sua metà, e sottintende che comando io. Oppure mi chiama il maresciallo. E' una visione bonariamente barbara e antiquata, banale, che mi fa parecchio arrabbiare, anche perchè non è vera.

C'è da chiedersi come mai i casi di uccisioni di donne siano così tanti e la risposta è, forse, che si tratta di un fenomeno culturale 

Cerco in rete una definizione di cultura:

 Secondo la concezione di Tylor (antropologo inglese - 1871), si definisce cultura quell'insieme di segni, artefatti e modi di vita che gli individui condividono.

 Questo è da Wikipedia: ...grosso modo oggi (cultura) è intesa come un sistema di saperi, opinioni, credenze, costumi e comportamenti che caratterizzano un gruppo umano particolare; un'eredità storica che nel suo insieme definisce i rapporti all'interno di quel gruppo sociale e quelli con il mondo esterno.

Parliamo di cultura, in senso antropologico, ma l'uomo è un animale, che faticosamente cerca di evolversi. Negli animali parliamo, per gli stessi fenomeni, di etologia, studio delle abitudini, e riguardo ai rapporti fra maschi femmine dovremmo parlare, anche per l'animale uomo, di etologia. Perché questo rapporto femmina maschio, su cui incidono la soddisfazione sessuale, la riproduzione e la tenuta della famiglia comunque formata, è il rapporto base per la continuità della specie e è molto "animalesco". Abitudini acquisite e radicate, difficili da estirpare. Una cultura molto animalesca, in cui il maschio non sopporta di rinunciare alla "propria" femmina? Non le riconosce alcuni diritti fondamentali?

Ma anche una femmina che pur avendo studiato, avendo un proprio lavoro e essendo in grado di svolgerlo, ricevendo un compenso equo per questo lavoro, essendo quindi a tutti gli effetti autonoma, accetta di legarsi in un rapporto in cui la sua autonomia è negata. Un rapporto in cui è sottintesa la superiorità del maschio, che invece magari è meno intelligente, meno sensibile, meno bello perfino, forse guadagna meno e svolge un lavoro più umile, ma è maschio. 

In questi ultimi anni è capitato anche in case che conosco bene che il marito, un professionista affermato o un imprenditore, abbia visto diminuire tanto i propri guadagni per la crisi economica e in breve tempo lo stipendio della moglie, prima ritenuto poco significativo, sia diventato la vera ancora di salvezza della famiglia. Famiglie che hanno subito uno scossone dalle fondamenta! Solo cose come l'affetto sincero, la stima, il rispetto reciproco, e la capacità di pensare hanno consentito alla struttura di restare in piedi. Una struttura che non è solo un'impalcatura vuota, ma è piena di valore. Queste cose sono passate di moda da un po'. 

Nel ventennio berlusconiano abbiamo visto imporsi un modello diverso. In nome di un concetto di libertà piuttosto vago e consistente piuttosto nel "fare che cavolo mi pare" si è proposto un modello femminile ammiccante, seducente, di donne fisicamente perfette. Ma quale perfezione? Donne che assomigliavano a bambole gonfiabili, tutte uguali, e dove se il gonfiore, la turgidezza ritenuta necessaria, non c'era, niente paura, si rimedia. E ecco un fiorire di cliniche estetiche, con chirurghi estetici che diventavano piccole star televisive, e sotto la pressione di questi esempi rimandati in modo martellante ogni pomeriggio,  ecco ragazze che, giovanissime, già si vedevano brutte e non adeguate, e chiedevano ai genitori come regalo di compleanno di rifarsi il seno o le labbra. Questo, vi ricordate? è successo solo alcuni anni fa. Le giornaliste e conduttrici delle tv berlusconiane si presentavano vestite di abiti aderenti e ridotti nei punti giusti, e per non perdere ascolto venivano imitate da quelle della tv pubblica... è stato veramente un ventennio di cacca. Nel link trovate un post di quegli anni. E i maschi, poveretti? Il modello maschile corrispondente era e è drammatico...maschi gonfi palestrati e depilati sempre sicuri di sé, ma semianalfabeti, capaci di mettere insieme un discorso in cui emergono pezzi di sceneggiature di serie americane, ma senza senso compiuto, oppure gay ma sempre sopra o sotto le righe...Il femminismo, anche se si sbandierava come scudo per tutta questa robaccia, era andato a farsi benedire. Col risultato che la paghiamo anche in termini di vite di donne, perchè il putridume mentale ha iniziato lì a essere nutrito e crescere, allo scopo di anestetizzare i cervelli, e ancora tante persone, fra i social media e le tv spazzatura, pensano di vivere in una soap opera. Ho dato spazio alla mia personalità da Savonarola, e ho finito.