Srinivasa Ramanujan, "l'uomo che vide l'infinito"

il professor Hardy


 In questi giorni su Iris c'era il film "l'uomo che vide l'infinito". Con un giovane attore indiano, Dev Patel, e Jeremy Irons.

Da Wikipedia:
Nel 1912 a Madras nell'India coloniale Srinivasa Ramanujan, un giovane indiano in cerca di lavoro, offre le sue eccezionali doti di calcolo per un impiego come contabile. I suoi superiori gli consigliano di inviare i suoi lavori ad alcuni professori di Cambridge: Baker, Hobson e Hardy. L'ultimo, al ricevere la lettera, è tanto impressionato dal contenuto da credere che si tratti di uno scherzo del collega Littlewood. Quando scopre che la lettera è veramente proveniente da un impiegato indiano senza conoscenze accademiche, decide di invitarlo in Inghilterra per lavorare al Trinity College di Cambridge. Ramanujan, nonostante la difficoltà della situazione familiare per via di una madre troppo tradizionalista e della moglie Janaki fresca di nozze, decide di accettare. 

 Una volta arrivato al Trinity College si trova davanti una serie di inevitabili difficoltà. La prima è che è indiano. In Inghilterra fa molto freddo per buona parte dell'anno, e non c'è abituato. E' religioso, un brahmano tamil, e per questo è vegetariano, e non può mangiare il cibo che la mensa propone, perché c'è carne, o grasso animale, dappertutto. Quindi non mangia bene e nemmeno a sufficienza. Subisce il razzismo dei colleghi. 

La seconda difficoltà sta nel rapporto col professor Hardy, che è convinto del valore dei suoi lavori e è disposto a difenderlo, ma è un uomo solo, freddo e poco capace di empatia. Vive per la matematica e non riesce a accorgersi di quali difficoltà il giovane sta affrontando. Littlewood, che in un certo senso media fra i due, parte per la guerra.  Qui di seguito un brano da Wikipedia sul prof.  Hardy.


Godfrey Harold Hardy (Cranleigh, 7 febbraio 1877Cambridge, 1º dicembre 1947) è stato un matematico britannico. Membro della Royal Society, è noto per i suoi contributi in teoria dei numeri e analisi matematica. Era chiamato "Harold" solo da pochi amici intimi, altrimenti "G.H.".

Fra i non appartenenti alla comunità matematica è noto per il suo Apologia di un matematico, un saggio del 1940 sull'estetica della matematica. L'Apologia è spesso considerata una delle migliori introspezioni nella mente di un matematico ed è una delle più riuscite descrizioni di cosa significhi essere un artista creativo. Secondo quanto riporta Rebecca Goldstein, Hardy tentò il suicidio, si salvò e fu convinto da Charles Percy Snow a scrivere l'apologia; pochi anni dopo la pubblicazione ritentò il suicidio e quella seconda volta gli fu fatale.[1] Al contrario, McTutor riporta un unico tentativo di suicidio non riuscito, successivo alla pubblicazione dell'Apologia.

Il suo ruolo di mentore, a partire dal 1914, del matematico indiano Srinivasa Ramanujan è divenuto celebre. Hardy riconobbe quasi immediatamente lo straordinario talento naturale di Ramanujan, e i due divennero stretti collaboratori. In un'intervista di Paul Erdős, quando gli fu chiesto quale fosse il suo più grande contributo alla matematica, Hardy rispose senza esitazione che era stato la scoperta di Ramanujan. Hardy definì la loro collaborazione "l'unico incidente romantico della mia vita".

C'è una difficoltà più grande, che nel film è descritta, ma non so se l'ho colta bene, ed è il fatto che il talento matematico del giovane Ramanujan è intuitivo. Quando si studia matematica si procede per dimostrazioni, passo per passo si arriva a dimostrare una tesi. I passaggi sono importanti, son come le tappe su una mappa per arrivare in un posto. Si può essere anche certi che il posto esista, ma per poterci arrivare, e non da soli, in compagnia, la mappa, la dimostrazione, deve essere valida e a disposizione di tutti. Ramanujan ha delle sensazionali intuizioni, ma non le accompagna col lento e, suppongo, noioso, lavoro di dimostrazione e il prof. Hardy si arrabbia. In quel modo i suoi lavori nell'ambiente universitario sono improponibili. Gli manca un linguaggio che possa essere riconosciuto e accettato dalla comunità europea degli studiosi. Il giovane matematico è venuto in Inghilterra perchè gli hanno promesso di pubblicare i suoi lavori, ma, così come sono, sono inaccettabili. Quindi un grande ostacolo da superare è quello, per Ramanujan incomprensibile, all'inizio, di formarsi una base culturale omogenea a quella degli altri studiosi. Ci riesce, con grande fatica e determinazione, ma intanto si ammala di tubercolosi. La madre, nel timore che possa non tornare più a casa, non gli spedisce le lettere della moglie, con cui dovrebbero accordarsi perché lei lo raggiunga in Inghilterra. Col risultato di far sentire il giovane ancora più solo e abbandonato. Tornerà a casa solo per morire lì, poco dopo, all'età di trentatre anni, ma prima verrà accolto nella Royal Society, un riconoscimento per il suo eccezionale lavoro, che se non fosse morto, gli avrebbe consentito di insegnare nelle università inglesi. 

 


" Ramanujan fu un matematico così grande che il suo nome trascende le gelosie, il più superlativamente grande matematico che l'India abbia prodotto nell'ultimo migliaio di anni. I suoi balzi di intuizione confondono i matematici ancor oggi, sette decenni dopo la sua morte. I suoi scritti sono ancora scandagliati per i loro segreti. I suoi teoremi sono applicati oggi in aree difficilmente immaginabili quando era in vita."

Nelle ultime immagini del film si dice che le sue formule vengono usate adesso per studiare la fisica dei buchi neri. 

Il film mi è piaciuto molto e dopo sono andata a cercare altre informazioni. Trovo un ostacolo nella materia specifica, la matematica, ma è come se si aprissero squarci nella vita di un genio vero, che ha avuto visioni delle leggi fondamentali dell'universo. Il professor Hardy nel film gli chiede come gli arrivano certe intuizioni. Lui risponde che le riceve dalla dea protettrice della sua famiglia, che le sogna  o vede le formule scritte sulla lingua che la dea gli mostra. Certe persone nascono baciate da Dio.  Si dice anche che forse avesse l'amebiasi, e che sia stata quella, più che la tubercolosi, a portarlo alla morte. Ma come diceva un mio amico anni fa, alcune vite sono così dense e ricche che si consumano velocemente, come una fiamma, e sono complete così.