Agricoltori custodi.
"Agricoltori custodi" è un'associazione del Valdarno fondata anche da persone che conosco, credo siano coinvolti Viviano Venturi e la moglie Sandra. Persone speciali . Negli anni del negozio di alimenti biologici ho conosciuto tante persone speciali, in gamba, gente che ha messo la propria vita al servizio di un progetto /sogno per il futuro. L'ho fatto anch'io, ma senza successo economico, per questo ancora mi sento irrisolta e all'età che molti tirano i remi in barca mi pare di dover ricominciare daccapo.
E' la parabola dei talenti : il padre che da ai figli dei soldi e parte per un viaggio. Quando torna vede come i figli hanno usato i soldi, chiamati talenti: uno li ha nascosti, uno li ha sperperati, uno li ha investiti. Quando la leggevo pensavo che quello che li aveva investiti era un capitalista, e non mi piaceva. Penso sia stato il mio problema, che non mi piacesse, perché è quello il figlio più bravo, che fa fruttare i talenti. Se c'è una parabola che mi appartiene è questa, mi ci sento come in una pelle. Quando torneremo da dove siamo venuti ci verrà chiesto: tu cosa hai fatto dei tuoi talenti? Sarà impossibile prevedere il modo di valutare di Dio, ma credo che dovremo fino alla fine della vita impegnarsi a farli fruttare, riportare mille, un milione di volte il valore ricevuto alla nascita. Questa parabola è una delle cose dei Vangeli per cui potrei dire, nonostante tutto, di essere religiosa, perché se c'è un senso, nella vita, è questo.
C'era gente che veniva in negozio, si guardava intorno con finta o vera ammirazione, e diceva "Bravi! Andate avanti così, ci voleva questo negozio, una cosa proprio bella." Ma non compravano niente. E' inutile forzare, pensavo allora, deve venire qualcuno realmente interessato, deve formarsi una domanda. Ma ora penso che la domanda non si formerà mai se si considerano le cose solo un'alternativa teorica. Per farla diventare reale ci vuole qualcuno (io e le mie socie) che mette soldini e impegno, la propria vita, e ne fa il proprio lavoro, e ci vuole qualcun altro che compra, che si impegna a modificare lo stile di vita.
Questa è eco-nomia, questo è modificare e indirizzare il mercato in una direzione. Una piccola cosa che ognuno può fare per cambiare il mondo. Piccoli gesti, continuati, metodici. E' vero, all'epoca costava un pò di più. Ma puoi scegliere qualche cosa da comprare, non tutto il negozio. Sembra inutile parlarne ora che c'è questa crisi economica, sembra assurdo, ma veramente è ora che se si tiene duro si cambiano le cose. Se quando abbiamo meno soldi ci adattiamo prima di tutto a mangiare robaccia, a cedere sulla qualità della vita, è davvero finita.
La qualità della vita è diventata il vino con l'etichetta di lusso, la vacanza nel relais, dove anticipano ogni desiderio, cambiano gli asciugamani tutti i giorni. Il corpo perfetto, corretto e sistemato secondo un modello. La casa, magari ecologica, ma costosissima... Non è così, è tutto un grande abbaglio, è il capitalismo che fagocita e digerisce anche i suoi anticorpi e li usa per rigenerarsi.
La qualità della vita non è questo.
E' una cosa più difficile, avere rapporti di qualità con i nostri simili, la nostra famiglia per prima, che se uno è tanto bravo e impegnato (quelli della mia età se lo ricordano l'Impegno, parola degli anni 70) e ha una famiglia arida come un deserto cosa ha fatto nella vita? Chiacchiere. Vento.
Avere rapporti di qualità con i dissimili, gli animali, le piante, pensare prima di agire, ascoltare, non essere presuntuosi. Rispettare la terra e chi ci abita, pulire dove si sporca, se si sbaglia rimediare, piccole e grandi cose che fanno la qualità della vita.
Cercare la verità, vivere senza maschere, essere autentici .
La qualità della vita si pratica, non si riceve come un trattamento di bellezza.
La qualità della vita fa una certa fatica, ma da anche una notevole soddisfazione.
Quando hai cominciato a praticarla non ti accontenti più, diventi esigente.
Sei per strada, in cammino, non ti metti a sedere, non ti sdrai sulla chaise longue del relais.
Eppure è così, hanno fatto diventare la qualità della vita un'altra merce. O per dirlo meglio, hanno dato alle parole un altro significato. C'è un'operazione in corso, una grande operazione di mistificazione, per cui fare le puttane è una scelta di libertà, vendersi a Berlusconi è praticare meditate scelte politiche, è più importante per il Parlamento occuparsi dei fatti privati di Berlusconi e parargli il sedere che trattare cose di pubblico interesse e andate avanti da soli che è inutile ripetersi .
Torno al centro.
Ci sono molti salvatori di semi, "Seeds savers ", ma questi del Valdarno si chiamano con un nome italiano che esprime un concetto che contiene in sé un mondo intero. Agricoltori custodi. Un custode è responsabile della cosa che custodisce. Uno,(quell'omo famoso che si diceva con Grazia e Paola), che ha un orto, ricava del cibo dal suo orto. Lo cura, se ne occupa, lo custodisce, diventa esperto in materia, impara cose sulle consociazioni delle piante, sulle rotazioni, impara che il suo orto o il suo campo dipendono da ciò che vive intorno, che tutto è collegato. Che le sue azioni hanno conseguenze importanti, che coltivando bene il proprio terreno non solo si fa un pò bene a tutti , ma si migliorano le cose in generale . Anni fa c'era chi diceva che coltivando giardini cittadini si costruisce una rete di luoghi accuditi, innaffiati, che, se ben tenuti, senza veleni per esempio, diventano posti dove la fauna selvatica si riproduce e anche la flora, ogni tanto arriva qualche pianta nuova. Una rete di luoghi vivi che diventa un unico grande giardino, per il bene di tutti.
Un custode conserva semi, evita di comprarli, coltiva varietà adatte al luogo, selezionate da altri contadini prima di lui in centinaia d'anni di lavoro. Nel passato i contadini i semi li facevano da soli. Gli agricoltori custodi hanno riportato in auge il Fagiolo Zolfino, razza di fagiolo piccolino e giallino coltivato in terre alte e povere del Valdarno, di buon sapore e poca buccia, che è stato riproposto in vendita perfino nelle Coop che lo propongono a cifre elevate, per essere un fagiolo. Più caro dei fagioli che vendevamo noi in negozio. Su quest'operazione ho tanti dubbi: benissimo per gli agricoltori custodi, ma immaginate se questo avvenisse per tutte le varietà di fagioli ? Si dovrebbe prendere un mutuo per fare la spesa! Poi si dice chilometro zero: costano più i fagioli prodotti qui che quelli che arrivano dalle Americhe. C'è qualcosina che non va, un pò di schizofrenia economica.
Dunque: ottimo il lavoro e il risultato degli agricoltori custodi, bravi, un grande applauso, per aver riportato alla luce delle varietà di legumi ( cece piccino del Chianti, fagiolo coco nano, fagiolo zolfino eccetera) e per aver individuato un metodo e una via. Bravi per aver dato luce e valore al lavoro di chi coltiva terre difficili e marginali.
Ma io, che sono una pazza visionaria, anche quando avevo il negozio, pensavo al passo successivo, ad un cibo ecologico, sostenibile, non trasportato per migliaia di km, se possibile, e venduto ad un prezzo equo, per chi vende e per chi compra. Ce la facciamo?
Chiudo con un aneddoto del mio negozio .Avere il negozio per noi che si gestiva non è mai stato un affare, mai avuto uno stipendio, solo, come dire, un rimborso spese.
Fra le varie notizie di colera a Bari, veleni a Latina eccetera , e fra le reazioni più disparate dei pediatri, a volte ridicole, arrivavano mamme impaurite alla prima esperienza che compravano, per due mesi, qualcosina di biologico per il nuovo nato, per le prime pappe. Una mattina arrivarono due donne, mamma e figlia, imbalsamate, rigide come stoccafissi, perché stavano entrando nel negozio di gioielleria alimentare dove sarebbero state rapinate. Cominciò una lunga perlustrazione, in mia compagnia, a cui ero abituata, alla ricerca del legume ideale per la pappa. Mostrai le lenticchie decorticate, buona fonte di proteine, anche di ferro, benché non così assimilabile come quello della carne, niente buccia, cioè più digeribili e provocano meno coliche d'aria. Quanto costano. Dissi il prezzo(non me lo ricordo più) . Care !! Sì , ma ne prendete poche, per un neonato. Si guardarono, si parlarono all'orecchio, erano già venti minuti che erano lì. Me ne dia due etti. Pensai fra me che costava più il sacchetto di carta delle lenticchie e le pesai. La più giovane mi fermò con la mano.
"Ma si conservano?"
Mi scappò. " Signora, ma le vuol mangiare o le compra per bellezza?"
Se ne andarono inviperite, in quel negozio di prodotti biologici erano piuttosto nervosi.
E' la parabola dei talenti : il padre che da ai figli dei soldi e parte per un viaggio. Quando torna vede come i figli hanno usato i soldi, chiamati talenti: uno li ha nascosti, uno li ha sperperati, uno li ha investiti. Quando la leggevo pensavo che quello che li aveva investiti era un capitalista, e non mi piaceva. Penso sia stato il mio problema, che non mi piacesse, perché è quello il figlio più bravo, che fa fruttare i talenti. Se c'è una parabola che mi appartiene è questa, mi ci sento come in una pelle. Quando torneremo da dove siamo venuti ci verrà chiesto: tu cosa hai fatto dei tuoi talenti? Sarà impossibile prevedere il modo di valutare di Dio, ma credo che dovremo fino alla fine della vita impegnarsi a farli fruttare, riportare mille, un milione di volte il valore ricevuto alla nascita. Questa parabola è una delle cose dei Vangeli per cui potrei dire, nonostante tutto, di essere religiosa, perché se c'è un senso, nella vita, è questo.
C'era gente che veniva in negozio, si guardava intorno con finta o vera ammirazione, e diceva "Bravi! Andate avanti così, ci voleva questo negozio, una cosa proprio bella." Ma non compravano niente. E' inutile forzare, pensavo allora, deve venire qualcuno realmente interessato, deve formarsi una domanda. Ma ora penso che la domanda non si formerà mai se si considerano le cose solo un'alternativa teorica. Per farla diventare reale ci vuole qualcuno (io e le mie socie) che mette soldini e impegno, la propria vita, e ne fa il proprio lavoro, e ci vuole qualcun altro che compra, che si impegna a modificare lo stile di vita.
Questa è eco-nomia, questo è modificare e indirizzare il mercato in una direzione. Una piccola cosa che ognuno può fare per cambiare il mondo. Piccoli gesti, continuati, metodici. E' vero, all'epoca costava un pò di più. Ma puoi scegliere qualche cosa da comprare, non tutto il negozio. Sembra inutile parlarne ora che c'è questa crisi economica, sembra assurdo, ma veramente è ora che se si tiene duro si cambiano le cose. Se quando abbiamo meno soldi ci adattiamo prima di tutto a mangiare robaccia, a cedere sulla qualità della vita, è davvero finita.
La qualità della vita è diventata il vino con l'etichetta di lusso, la vacanza nel relais, dove anticipano ogni desiderio, cambiano gli asciugamani tutti i giorni. Il corpo perfetto, corretto e sistemato secondo un modello. La casa, magari ecologica, ma costosissima... Non è così, è tutto un grande abbaglio, è il capitalismo che fagocita e digerisce anche i suoi anticorpi e li usa per rigenerarsi.
La qualità della vita non è questo.
E' una cosa più difficile, avere rapporti di qualità con i nostri simili, la nostra famiglia per prima, che se uno è tanto bravo e impegnato (quelli della mia età se lo ricordano l'Impegno, parola degli anni 70) e ha una famiglia arida come un deserto cosa ha fatto nella vita? Chiacchiere. Vento.
Avere rapporti di qualità con i dissimili, gli animali, le piante, pensare prima di agire, ascoltare, non essere presuntuosi. Rispettare la terra e chi ci abita, pulire dove si sporca, se si sbaglia rimediare, piccole e grandi cose che fanno la qualità della vita.
Cercare la verità, vivere senza maschere, essere autentici .
La qualità della vita si pratica, non si riceve come un trattamento di bellezza.
La qualità della vita fa una certa fatica, ma da anche una notevole soddisfazione.
Quando hai cominciato a praticarla non ti accontenti più, diventi esigente.
Sei per strada, in cammino, non ti metti a sedere, non ti sdrai sulla chaise longue del relais.
Eppure è così, hanno fatto diventare la qualità della vita un'altra merce. O per dirlo meglio, hanno dato alle parole un altro significato. C'è un'operazione in corso, una grande operazione di mistificazione, per cui fare le puttane è una scelta di libertà, vendersi a Berlusconi è praticare meditate scelte politiche, è più importante per il Parlamento occuparsi dei fatti privati di Berlusconi e parargli il sedere che trattare cose di pubblico interesse e andate avanti da soli che è inutile ripetersi .
Torno al centro.
Ci sono molti salvatori di semi, "Seeds savers ", ma questi del Valdarno si chiamano con un nome italiano che esprime un concetto che contiene in sé un mondo intero. Agricoltori custodi. Un custode è responsabile della cosa che custodisce. Uno,(quell'omo famoso che si diceva con Grazia e Paola), che ha un orto, ricava del cibo dal suo orto. Lo cura, se ne occupa, lo custodisce, diventa esperto in materia, impara cose sulle consociazioni delle piante, sulle rotazioni, impara che il suo orto o il suo campo dipendono da ciò che vive intorno, che tutto è collegato. Che le sue azioni hanno conseguenze importanti, che coltivando bene il proprio terreno non solo si fa un pò bene a tutti , ma si migliorano le cose in generale . Anni fa c'era chi diceva che coltivando giardini cittadini si costruisce una rete di luoghi accuditi, innaffiati, che, se ben tenuti, senza veleni per esempio, diventano posti dove la fauna selvatica si riproduce e anche la flora, ogni tanto arriva qualche pianta nuova. Una rete di luoghi vivi che diventa un unico grande giardino, per il bene di tutti.
Dunque: ottimo il lavoro e il risultato degli agricoltori custodi, bravi, un grande applauso, per aver riportato alla luce delle varietà di legumi ( cece piccino del Chianti, fagiolo coco nano, fagiolo zolfino eccetera) e per aver individuato un metodo e una via. Bravi per aver dato luce e valore al lavoro di chi coltiva terre difficili e marginali.
Ma io, che sono una pazza visionaria, anche quando avevo il negozio, pensavo al passo successivo, ad un cibo ecologico, sostenibile, non trasportato per migliaia di km, se possibile, e venduto ad un prezzo equo, per chi vende e per chi compra. Ce la facciamo?
Chiudo con un aneddoto del mio negozio .Avere il negozio per noi che si gestiva non è mai stato un affare, mai avuto uno stipendio, solo, come dire, un rimborso spese.
Fra le varie notizie di colera a Bari, veleni a Latina eccetera , e fra le reazioni più disparate dei pediatri, a volte ridicole, arrivavano mamme impaurite alla prima esperienza che compravano, per due mesi, qualcosina di biologico per il nuovo nato, per le prime pappe. Una mattina arrivarono due donne, mamma e figlia, imbalsamate, rigide come stoccafissi, perché stavano entrando nel negozio di gioielleria alimentare dove sarebbero state rapinate. Cominciò una lunga perlustrazione, in mia compagnia, a cui ero abituata, alla ricerca del legume ideale per la pappa. Mostrai le lenticchie decorticate, buona fonte di proteine, anche di ferro, benché non così assimilabile come quello della carne, niente buccia, cioè più digeribili e provocano meno coliche d'aria. Quanto costano. Dissi il prezzo(non me lo ricordo più) . Care !! Sì , ma ne prendete poche, per un neonato. Si guardarono, si parlarono all'orecchio, erano già venti minuti che erano lì. Me ne dia due etti. Pensai fra me che costava più il sacchetto di carta delle lenticchie e le pesai. La più giovane mi fermò con la mano.
"Ma si conservano?"
Mi scappò. " Signora, ma le vuol mangiare o le compra per bellezza?"
Se ne andarono inviperite, in quel negozio di prodotti biologici erano piuttosto nervosi.