ORDINE E RIPETIZIONE.

Basilico rosso , bello e gustoso.
Cosa rende bello un giardino? Per molto tempo non me lo sono chiesto, mi bastava accumulare fioriture, quanto più esuberanti e rigogliose possibile. Poi mi son resa conto, moltissimo tempo fa, che se non era in ordine non sembrava bello neanche se era pieno zeppo di fiori. Ho capito che l'ORDINE è necessario alla bellezza. Qualche volta una piccola siepe, un cespuglio fiorito e un prato tosato fanno giardino, è l'ordine che fa la differenza. Pochissimi elementi  ben curati. Pensiamo ai giardini giapponesi. Lì il controllo è elevato all'ennesima potenza. Ma è bello anche il controllo contrapposto alla libertà, così piace a me, un prato, misto, naturale, non perfetto, tagliato, e intorno piante che crescono in forme libere. Credo che questa dell'ordine  sia un'esigenza antica degli uomini, forse la pulizia dello spazio esterno era sinonimo di sicurezza, in un prato tosato si vedono bene eventuali cose pericolose, animali e oggetti che siano. Poi un prato abbastanza liscio è il contrario del caos, è una cosa che fa bene alla mente, che da senso di pace. Senza eccedere. Forse fa quest'effetto a me perchè sono abbastanza caotica. Naturalmente al posto di un prato funziona ugualmente bene un'area cosparsa di ghiaia fine,  oppure un sentierino in pietra o legno, il segno dell'intervento ordinatore. Altrettanto bello è vedere piante potate in forme precise, palle e nuvole che siano, la ricerca e l'esaltazione della forma.  Naturalmente un ordine che è solo ordine, tentativo di ingabbiare la natura, produce l'effetto contrario. Nonostante siano rinomati e importantissimi, trovo noiosissimi i giardini tipo Versailles. Li vedo e li visito come alcune opere d'arte ( Il Barocco in pittura) che non mi fanno impazzire, ma è doveroso conoscere.

Ordine e rigore :siamo in  Giappone.
Altra cosa che produce bellezza è la RIPETIZIONE. Pensateci un attimo: un solo fiore è bellissimo a vedersi, ma è solo. Quando sulle piante cominciano ad essere presenti diversi fiori si crea un eco di bellezza, un ripetersi che fa piacere. Quando poi una pianta bella è presente in diversi punti del giardino che si possono cogliere tutti insieme con lo sguardo si produce lo stesso effetto. Credo che sia una faccenda che ha a che fare con la teoria matematica dei frattali, ma non volendo spararle troppo grosse mi fermo qui.
I paesaggisti mi pare che facciano questo, scelgono alcune piante, simili come esigenze, che vivano bene nello stesso posto, e giocano con quelle in uno stesso spazio, per esempio un giardino a stanze, in cui in ogni "stanza" si ripete la presenza di alcune specie alternate fra di loro.  Questo permette di apprezzare le varietà senza annoiarsi. Di solito, per motivi di pecunia, io compro una sola pianta di una specie interessante, tanto poi, se funziona, la riproduco da me. Ecco, poi dovrei metterne alcune vicine, separate, ma che creino quest'effetto "eco" .  E' una cosa che fanno i paesaggisti, che sarebbe bene fare anche noi comuni mortali, che non facciamo perchè siamo appassionati collezionisti curiosi, ci riempiamo di piante nuove di continuo e di solito non abbiamo abbastanza spazio per contenere tutta la nostra esuberanza.

Chissà se sarebbe d'accordo con me Antonio Perazzi ? Sull'ultimo numero di Gardenia leggo la sua " bustina di paesaggio" del mese di agosto: Bruno, il suo bambino, è raccontato come abitante del giardino di Piuca, nel Chianti, ed ormai esperto paesaggista . Bruno ha una teoria che associa i colori alle stagioni del giardino, l'estate è gialla. Gialla come la paglia, gialla come la vegetazione secca, il giardino di Piuca, pur avendo vasche antiche per l'irrigazione e un pozzo ricco di acqua, non ha impianto d'irrigazione per scelta. Proprio vero, chi ha il coltello non ha il manico e viceversa. Oh, io non credo che Perazzi non annaffi per niente, di sicuro assiste le piante in vaso e tutte le delicate .
Pallona di basilico greco dal giardino di Vitamina.
Queste foto del Generalife sono prese da Google.
"Ho trovato più affascinante comporre un giardino basato sulla capacità di adattamento delle piante piuttosto che sull'ostentazione di una artificialità estranea al buonsenso del paesaggio" questo dice Perazzi . C'è molto da dire su questo. Io annaffio in estate, non annaffio il prato, ma vivo qui e un giardino morto e stremato mi deprime moltissimo.  Così in questa zona piccola intorno alla casa annaffio, faccio anche un piccolo giardino di fiori estivi, per allegria, la presenza di questi colori e di questa vita estiva aiuta a sopportare che arrivi una stagione meno faticosa, l'inizio dell'autunno.  E' vero, qui da noi, i giardini completamente verdi e freschissimi in estate, oltre a richiedere quantità enormi di acqua ed energia per mantenerli così, sono completamente estranei al resto del mondo intorno a loro. In estate tutto ha sete, gli animali e i boschi e tu crei una zona annaffiata, chiusa, inaccessibile, cosparsa di veleni. Non ha senso. Lo fanno moltissimi ricchi, ma è una cosa, come dire, amorale. Credo che il giardino bagnato, in estate, possa avere senso se consente almeno ad una parte della fauna selvatica di sopravvivere meglio e di bere. Non posso invitare il cinghiale, ma posso lasciare che vengano insetti e rane, per esempio.  Sotto i ciuffi ombrosi di alcuni arbusti, sotto le grandi foglie/fabbriche solari delle zucche troviamo rospi acquattati al fresco e siamo lieti che siano venuti a vivere qui, che abbiano trovato un posto buono per la stagione, mangiano insetti nocivi e anche zanzare.

Ci sono anche esempi storici e artistici di questo modo artificiale  di concepire il giardino, basta pensare al Generalife a Granada, che ho visto da giovane ed ho amato subito, vera oasi di frescura e bellezza in un paesaggio arido. Il Gennat Al Arif ,( traduzione (mi pare) giardino estivo o giardino sopraelevato), non a caso è l'espressione della potenza economica e del potere dei reggenti arabi della città di Granada, che fecero portare l'acqua fin dalla sierra Nevada, lontana parecchi chilometri, per realizzare questo luogo incantevole. Tuttavia, anche nel Generalife sono espressi rispetto e sacralità dell'acqua, che scorre contenuta in canaline all'altezza delle mani dei visitatori, che possono rinfrescarsi immergendole, oppure viene contenuta in lunghe vasche che riflettono il cielo e lasciata zampillare in fontane canterine. Una meraviglia da super ricchi!