mosca olearia e medaglie al valore
Oggi, per fare il punto, è il 5 novembre. E' passato un mese da quando ho pubblicato l'ultimo post ed è stato un tempo pieno di cose, alcune quotidiane, tipo far da mangiare, lavare piatti e casa, fare lavatrici, stirare panni, rifare lo stendipanni faidame, che avevo fatto anni fa recuperando i pezzi di uno stendipanni rotto. Si erano rotti di nuovo i fili, ed è stata una soddisfazione averlo quasi nuovo, con il filo sostituito e tutto pulito! Una cosa importante di questo periodo è stata la laurea magistrale della mia figliola più grande, che è stata molto brava e si è guadagnata un 110.
Altre cose che hanno riempito questo tempo sono cicliche, nel senso che una volta trascorso un periodo di tempo si ripetono, come RACCOGLIERE LE OLIVE. La raccolta delle olive dovrebbe essere un lavoro annuale, che si svolge in un periodo di tempo preciso fra l'inizio di novembre e i primi di gennaio. Dico che dovrebbe essere perché ci sono stati anni che non abbiamo avuto olive.
La lunghezza del periodo della raccolta dipende da alcuni fattori: quanti olivi avete, quante persone siete a lavorare, quant'è buono il tempo. Alcuni contadini anziani mi hanno detto che ai tempi loro si iniziava l'8 dicembre, per l'Immacolata. Noi, già trent'anni fa, abbiamo anticipato i tempi, perché abbiamo considerato la qualità dell'olio, che è migliore se le olive non sono completamente mature. Una volta si raccoglieva con i cestelli salendo sulle piante e si raccoglievano anche le olive cadute a terra. I cestai facevano apposta dei cestelli per quest'uso da mettersi a tracolla. Ora si usano dei grandi teli che si piazzano sotto le piante, la raccolta avviene a mano con l'ausilio di una specie di rastrellini o pettini che si passano sulle fronde, ma chi può si è dotato di una macchinetta, che somiglia ad un frullatore a immersione, che va a scuotere e far cadere le olive, almeno credo, perché non l'ho mai visto e ne ho sentito solo il rumore negli oliveti vicini al nostro.
Nel podere che avevano i miei quando ero ragazzina, le olive raccolte si stendevano sui graticci sul pavimento di una stanza della casa e si aspettava di averne raccolte parecchie prima di portarle al mulino, potevano passare anche venti giorni. Era una pratica comune e nessuno ci faceva caso. Ora si raccoglie la quantità minima che il mulino accetta e si portano subito a macinare, cosa che anche questa migliora la qualità dell'olio.
La raccolta delle olive è un lavoro che ci dice quanto è cambiato il clima. Penserete che sono una verde integralista, vado sempre a finire lì, ma ho ragione.
Quest'anno in particolare la lunga estate/non estate, piuttosto una primavera prolungata e umida, ha favorito il proliferare di un parassita, la mosca olearia, che qui non aveva mai trovato le condizioni ideali per svilupparsi. Ora ci sono.
Moltissimi qui hanno rinunciato a raccogliere le olive: certo che raccogliere, utilizzare tempo e fatica per avere un prodotto scadente è ... come dire? Frustrante? In ogni modo fa girare parecchio le scatole. Ogni produttore di olio sostiene che il suo è il migliore di tutti, quest'anno non si sarebbe potuto dire e si è rinunciato a raccogliere. Ma c'è da chiedersi se l'olio che compreranno al supermercato sarà migliore di quello che avrebbero fatto.
La presenza della mosca olearia ha favorito l'espressione se non di una follia collettiva, almeno della mancanza di equilibrio.
Ci sono racconti su blitz delle ASL nei frantoi per controllare le olive. O su editti che vietano la raccolta.
Magari è vero. A noi non è capitato. Un tipo mi ha detto che qualcuno ha fatto l'olio e l'ha buttato via dopo una settimana perché era andato a male. Bisogna essere stupidi per raccogliere dei frutti così sciupati che danno un olio talmente cattivo da buttarlo dopo una settimana. Queste storie sembrano piuttosto le esagerazioni che impazzano attualmente in televisione.
Difficile sottrarsi al panico generale e non ascoltare le leggende metrocampagnole (invece che metropolitane).
Dico cosa abbiamo fatto noi. Visto che le olive parevano maturare a vista d'occhio e cadevano, accertata la presenza della mosca che si vede bene, abbiamo raccolto molto velocemente le olive sane e verdi e altrettanto velocemente le abbiamo portate a macinare. Eravamo in due a lavorare, con l'aiuto saltuario della nostra figlia neo laureata. Per due settimane non abbiamo fatto che occuparci di olive, domenica compresa, fino al tramonto. Io la sera, non contenta, andavo anche a lavorare, il lavoro per la pagnotta. Avrei voluto fare delle foto per vedere quanto erano belli gli olivi carichi, ma non ce ne è stato il tempo. Una ventina di olivi, dove i frutti erano troppo maturi e sciupati, non li abbiamo raccolti. L'olio è risultato davvero buono e non diverso dal solito. Il tempo ci ha aiutato, salvo una giornata che abbiamo raccolto con la giacca a vento, tutte le altre il clima è stato perfino caldo, quasi estivo. E' finita che il primo novembre, per i Santi, quando gli altri anni non avevamo ancora cominciato, quest'anno avevamo concluso tutto il lavoro dell'olio.
Ma tutta questa storia mi ha lasciato uno strano sapore in bocca, che non dipende dall'olio, che come ho detto è ottimo, e chi vuol assaggiare venga a trovarmi. E' lo strano gusto del cambiamento in atto, del timore del futuro, del non sapere che accadrà, non dico l'anno prossimo, ma domani, o fra due ore...ora piove e diluvia, e nella zona di Carrara sono di nuovo nei guai...E' la sensazione che la terra madre sia diventata matrigna, e che non sappia più darti il buon cibo che ti serve.
Ma tanto, sembrano dire le persone con cui parlo, c'è il supermercato, c'è tutto l'olio che si vuole, e costa poco! E' noto che nei supermercati, nel retro, dove non si vede, c'è la fabbrica dell'olio, della frutta e anche della carne.
Certo, l'ho già detto altre volte, fare l'olio qui in Toscana, o in Liguria, è da matti, bisogna essere matti, malati per farlo. E anche eroi, certo, perché noi, senza fare convegni o chiacchiere, manteniamo un paesaggio e una cultura viva. Alla fine siamo troppo stanchi per partecipare anche ai convegni. Che li facciano i politici, i convegni.
E siccome nessuno ci dice bravi oggi me lo dico da me, brava, e lo dico al mio compagno di vita, ritaglio due medaglie al valore di carta e ce le appuntiamo sul petto, alla faccia degli accordi mai fatti sul cambiamento climatico. Abbraccio tutti i nostri olivi e dico loro che sono stati tanto bravi, che sembravano alberi di Natale, carichi di bellissimi frutti, gliel'ho detto per davvero, uno per uno, mentre li coglievo, ringraziandoli delle olive prodotte nonostante tutto, nonostante la grandine che li ha feriti e nonostante la rogna che si è insediata sulle ferite da grandine, e le cocciniglie di ogni tipo che ho trovato sulle foglie meno esposte alla luce.
Altre cose che hanno riempito questo tempo sono cicliche, nel senso che una volta trascorso un periodo di tempo si ripetono, come RACCOGLIERE LE OLIVE. La raccolta delle olive dovrebbe essere un lavoro annuale, che si svolge in un periodo di tempo preciso fra l'inizio di novembre e i primi di gennaio. Dico che dovrebbe essere perché ci sono stati anni che non abbiamo avuto olive.
La lunghezza del periodo della raccolta dipende da alcuni fattori: quanti olivi avete, quante persone siete a lavorare, quant'è buono il tempo. Alcuni contadini anziani mi hanno detto che ai tempi loro si iniziava l'8 dicembre, per l'Immacolata. Noi, già trent'anni fa, abbiamo anticipato i tempi, perché abbiamo considerato la qualità dell'olio, che è migliore se le olive non sono completamente mature. Una volta si raccoglieva con i cestelli salendo sulle piante e si raccoglievano anche le olive cadute a terra. I cestai facevano apposta dei cestelli per quest'uso da mettersi a tracolla. Ora si usano dei grandi teli che si piazzano sotto le piante, la raccolta avviene a mano con l'ausilio di una specie di rastrellini o pettini che si passano sulle fronde, ma chi può si è dotato di una macchinetta, che somiglia ad un frullatore a immersione, che va a scuotere e far cadere le olive, almeno credo, perché non l'ho mai visto e ne ho sentito solo il rumore negli oliveti vicini al nostro.
Nel podere che avevano i miei quando ero ragazzina, le olive raccolte si stendevano sui graticci sul pavimento di una stanza della casa e si aspettava di averne raccolte parecchie prima di portarle al mulino, potevano passare anche venti giorni. Era una pratica comune e nessuno ci faceva caso. Ora si raccoglie la quantità minima che il mulino accetta e si portano subito a macinare, cosa che anche questa migliora la qualità dell'olio.
La raccolta delle olive è un lavoro che ci dice quanto è cambiato il clima. Penserete che sono una verde integralista, vado sempre a finire lì, ma ho ragione.
Quest'anno in particolare la lunga estate/non estate, piuttosto una primavera prolungata e umida, ha favorito il proliferare di un parassita, la mosca olearia, che qui non aveva mai trovato le condizioni ideali per svilupparsi. Ora ci sono.
Moltissimi qui hanno rinunciato a raccogliere le olive: certo che raccogliere, utilizzare tempo e fatica per avere un prodotto scadente è ... come dire? Frustrante? In ogni modo fa girare parecchio le scatole. Ogni produttore di olio sostiene che il suo è il migliore di tutti, quest'anno non si sarebbe potuto dire e si è rinunciato a raccogliere. Ma c'è da chiedersi se l'olio che compreranno al supermercato sarà migliore di quello che avrebbero fatto.
La presenza della mosca olearia ha favorito l'espressione se non di una follia collettiva, almeno della mancanza di equilibrio.
Ci sono racconti su blitz delle ASL nei frantoi per controllare le olive. O su editti che vietano la raccolta.
Magari è vero. A noi non è capitato. Un tipo mi ha detto che qualcuno ha fatto l'olio e l'ha buttato via dopo una settimana perché era andato a male. Bisogna essere stupidi per raccogliere dei frutti così sciupati che danno un olio talmente cattivo da buttarlo dopo una settimana. Queste storie sembrano piuttosto le esagerazioni che impazzano attualmente in televisione.
Difficile sottrarsi al panico generale e non ascoltare le leggende metrocampagnole (invece che metropolitane).
Dico cosa abbiamo fatto noi. Visto che le olive parevano maturare a vista d'occhio e cadevano, accertata la presenza della mosca che si vede bene, abbiamo raccolto molto velocemente le olive sane e verdi e altrettanto velocemente le abbiamo portate a macinare. Eravamo in due a lavorare, con l'aiuto saltuario della nostra figlia neo laureata. Per due settimane non abbiamo fatto che occuparci di olive, domenica compresa, fino al tramonto. Io la sera, non contenta, andavo anche a lavorare, il lavoro per la pagnotta. Avrei voluto fare delle foto per vedere quanto erano belli gli olivi carichi, ma non ce ne è stato il tempo. Una ventina di olivi, dove i frutti erano troppo maturi e sciupati, non li abbiamo raccolti. L'olio è risultato davvero buono e non diverso dal solito. Il tempo ci ha aiutato, salvo una giornata che abbiamo raccolto con la giacca a vento, tutte le altre il clima è stato perfino caldo, quasi estivo. E' finita che il primo novembre, per i Santi, quando gli altri anni non avevamo ancora cominciato, quest'anno avevamo concluso tutto il lavoro dell'olio.
Ma tutta questa storia mi ha lasciato uno strano sapore in bocca, che non dipende dall'olio, che come ho detto è ottimo, e chi vuol assaggiare venga a trovarmi. E' lo strano gusto del cambiamento in atto, del timore del futuro, del non sapere che accadrà, non dico l'anno prossimo, ma domani, o fra due ore...ora piove e diluvia, e nella zona di Carrara sono di nuovo nei guai...E' la sensazione che la terra madre sia diventata matrigna, e che non sappia più darti il buon cibo che ti serve.
Ma tanto, sembrano dire le persone con cui parlo, c'è il supermercato, c'è tutto l'olio che si vuole, e costa poco! E' noto che nei supermercati, nel retro, dove non si vede, c'è la fabbrica dell'olio, della frutta e anche della carne.
Certo, l'ho già detto altre volte, fare l'olio qui in Toscana, o in Liguria, è da matti, bisogna essere matti, malati per farlo. E anche eroi, certo, perché noi, senza fare convegni o chiacchiere, manteniamo un paesaggio e una cultura viva. Alla fine siamo troppo stanchi per partecipare anche ai convegni. Che li facciano i politici, i convegni.
E siccome nessuno ci dice bravi oggi me lo dico da me, brava, e lo dico al mio compagno di vita, ritaglio due medaglie al valore di carta e ce le appuntiamo sul petto, alla faccia degli accordi mai fatti sul cambiamento climatico. Abbraccio tutti i nostri olivi e dico loro che sono stati tanto bravi, che sembravano alberi di Natale, carichi di bellissimi frutti, gliel'ho detto per davvero, uno per uno, mentre li coglievo, ringraziandoli delle olive prodotte nonostante tutto, nonostante la grandine che li ha feriti e nonostante la rogna che si è insediata sulle ferite da grandine, e le cocciniglie di ogni tipo che ho trovato sulle foglie meno esposte alla luce.