Un mandorlo fiorito, cianuro di potassio, la chimica in versi

Il mandorlo è fiorito e non me ne sono accorta. Avevo visto che si preparava nonostante il freddo, le gemme gonfiavano e diventavano verdi, ma gli ultimi passaggi li ho persi, e pensare che solo ieri sono andata a mettere la cenere nel compost. Si vede che tenevo gli occhi a terra. Mauro stamani ha aperto la finestra e ha esclamato: "Come è bello quel color rosa del mandorlo!"
 L'aria è molto grigia e piove, fine fine, ma il mandorlo è fiorito di rosa. I mandorli, diceva la mia mamma, si riconoscono perché fanno fiori bianchi: i peschi, rosa. Questa la differenza. Secondo lei!
Questo mandorlo, invece, fa fiori rosa, e mandorle che restano vestite anche quando cadono a terra mature, con semi spesso amari e molto profumati. Le mandorle amare, diceva mia madre, attenzione!, che contengono cianuro, non tanto, un pochino. Senti l'odore forte? Questo è l'odore del cianuro di potassio, un veleno terribile, lo dicono sempre nei libri gialli: si sente odore, nel bicchiere avvelenato, di mandorle amare! La mia mamma era molto fantasiosa e sapeva un sacco di cose. Aveva studiato chimica a scuola, non si sapeva esattamente quale scuola, certe cose, lei che pure era una grande narratrice, era bravissima a non dirle o a non fartele capire. Diceva che aveva studiato la chimica in versi, e di questa declamava un pezzetto sul cloro, che ricordo a memoria:

"Verde giallognolo, di odor non grato,
è un gas venefico che ci vien dato
quando il clorodrico viene alle prese
con il biossido di manganese"

Declamava con voce chiara, e io me ne ricordo come di una poesia. Esiste davvero, questa chimica in versi, di un signore che si chiamava Alberto Cavaliere, che studiò chimica senza trasporto, ma poi le dedicò un poema scientifico che credo si dovrebbe studiare anche ora e renderebbe le cose più assimilabili a certi studenti resistenti. Ecco la dedica all'inizio del poema:

All'Ingegner Pomilio,
che avendomi nel suo stabilimento
per fabbricar la soda col mio ausilio
per poco non andava a fallimento,
Alberto Cavaliere dedicò

Ogni tanto, ogni giorno, penso ai miei, ma non vado al cimitero. Quando ci sono andata mi sono sentita un'idiota, non li penso di più ad andar lì e non mi piace portare fiori ad appassire. La mia è una memoria viva, talvolta polemica e dolorosa, ma quasi una presenza. Quando lavoro in giardino penso che alla mamma e al babbo sarebbe piaciuto vedere cosa ho fatto. Lei direbbe: te l'avevo detto di non mettere questo gigante nel mezzo, toglie la visuale!
Lui direbbe: che t'importa della visuale, se ti sposti di un metro vedi tutto lo stesso, e questo gigante è meraviglioso. Opinioni molto diverse.

Mi piacerebbe fargli vedere la clematis Armandii. Chiederò a Mauro di fare qualche foto, fra poco sarà tutta in fiore. E' enorme e sta un pò impiccata sulla rete che da sulla stradina. Non so come riesce a continuare a crescere, ogni tanto le do un pochino di concime, ma la terra in cui vive è una striscia sottile nella zona d'ingresso dove mettiamo le auto. E' una delle mie creature preferite, colsi un pezzetto da un ramo che ciondolava da un muro, in pieno centro ad Arezzo, lo portai con me dove lavoravo, e lo misi in un bicchier d'acqua, la sera lo portai a casa e di nuovo nell'acqua, solo il giorno dopo lo cacciai in un vasetto con la terra. Incredibile a dirsi la talea funzionò e siamo ancora insieme dopo 13  anni.
All'altra rete, quella che divide dall'oliveto, l'anno scorso ho messo delle piccole forsizie che mi dato la mia amica Maxi, fra pochino fioriscono anche loro. Devo ricordarmi che fra un paio d'anni anche loro saranno triplicate!

L'acqua della vasca già da un mese si muove, nel senso che sembra ci sia dentro un'unica cosa molto grossa, invece sono soprattutto rospi e rane innamorati. Perdono la testa! Si vedono la rospa e il rospetto (il maschio è più piccolo) avvinghiati, appena nascosti sotto un ciuffo di salvia, e il maschio emette suoni gentili che non ti aspetteresti da una bestiola piuttosto bruttoccia. E' un triste amplesso disperato, già sotto il cielo freddo di febbraio, fra creature infreddolite e grigiastre. Di pesci ne sono rimasti 8 su tredici. Cinque li ha mangiati l'airone.
Speriamo si facciano furbi.