una data da ricordare

 5 aprile 2017.  E' una data che voglio ricordare, mia figlia grande ha avuto il primo colloquio per un lavoro che riguarda quello che lei ha studiato ed è andato bene. E' un colloquio avuto senza raccomandazioni e intrallazzi di nessun genere. Ha presentato il suo curriculum e l'hanno chiamata. Quindi, qualunque cosa lei scelga di fare, accettarlo o no, ma credo che lo accetterà, è per me, e per noi come famiglia, un punto di svolta da sottolineare, ricordare e festeggiare. Arriva dopo un lungo percorso di studi, ma arriva.  Aveva concluso alla fine dell'estate un master molto impegnativo durato un anno in Scozia. Alla fine di questo si era cercata, in Scozia, un lavoro che le permettesse di mantenersi e intanto cercarsene un altro nel suo campo di studi, ora forse ci siamo.  Questo post riguarda lei, ma soprattutto me. Mi ricordo quando lei aveva sette mesi e mise il primo dentino. Qualcuno mi disse che nelle famiglie contadine si festeggiava il primo dentino facendo un bel regalo alla mamma, di solito un anellino d'oro. Significava che, dopo la gravidanza, il parto e l'allattamento, la mamma aveva concluso una prima parte del suo compito, portando il bambino in salute al primo dente, che è lo strumento per mangiare da solo. Fra poco la bocca sarebbe stata piena di dentini e il piccolo si sarebbe affrancato dalla madre, avrebbe raggiunto una prima autonomia. Non sapevo nulla di questa tradizione, ma mi piacque molto questo riconoscimento. Piccoli rituali che scandiscono i passi della vita. In seguito di passi ne sono stati fatti tanti, con grande impegno e anche fatica. Dopo la laurea in Italia le si era prospettata, in modo molto vago, una collaborazione proprio con l' Università, ma la paga era da fame e c'era la prospettiva di lavorare tanto, restare comunque dipendenti dalla famiglia, non potersi costruire niente e magari vedersi passare avanti dei raccomandati. Quindi, con il nostro disappunto, aveva chiesto ancora il nostro aiuto per fare un altro anno di studi, questa volta in Scozia. Finito anche quello aveva trovato questo lavoro da cameriera, ed era là, a Glasgow, molto lontano, a fare una cosa per cui non è necessaria, alla fine, alcuna precisa specializzazione, che avrebbe potuto fare anche qui, ma forse qui non avrebbe trovato neanche quello.  Al ritorno dal lavoro, in piena notte, mi succede spesso di non riuscire ad addormentarmi, e la vita mi sembra un percorso insensato in cui niente  va come dovrebbe. Le notizie che arrivano dai media sono quasi sempre spaventose e la vita sembra una strada sempre in salita. Le tappe che una volta consideravamo immancabili non ci sono più. La fine degli studi dei figli non significa per forza che si rendano autonomi, né che si formino a loro volta una famiglia. Non parlo di sposarsi, quello ormai lo vogliono fare solo, con grande trasporto e desiderio, le coppie omosessuali. Parlo di amare un'altra persona e fare un progetto di vita insieme, che comprenda o meno dei figli. Per me, ho ritrovato lavoro a 56 anni e mi considero fortunata, ma non so davvero quanti vorrebbero questo mio lavoro, faticoso, svolto sei giorni su sette, senza mai un giorno di festa libero, e nelle ore notturne. Sono una donna ancora e sempre attiva, per forza e senza poter mollare mai; se voglio, oltre al resto, conservare anche il giardino e la terra, che mi danno gioia. Le figlie, penso di notte, sono ancora figlie, all'età in cui io avevo già loro ed ero madre. Essere figli ed essere madri, o padri, è una condizione diversa nella sostanza. Tutto sembra immobile. Ma ora c'è questa notizia, un vero lavoro, ottenuto dopo una lunga strada impegnativa e sembra che tutto riacquisti, per un pò, maggiore equilibrio.