emergenza relativa

Per questo lavoro delle olive, per quanto faticoso, è chiaro che non c'è da compatirci. Non ce l'ha ordinato il dottore, abbiamo deciso di farlo e lo stiamo facendo. Oggi piove e non si coglie. 
Potremmo anche dire, come fa qualcuno, "l'olio per casa a questo punto ce l'ho, quelle che sono rimaste sugli alberi le lascio lì". Quando ero ragazzina sarebbe stato una bestemmia, e per me lo è ancora, ma il mondo è molto cambiato. C'è chi sta abbandonando gli oliveti. Ci sono persone che guadagnano, che ne so, 30 o 40 euro l'ora con la propria professione. Per loro dedicarsi agli olivi è  completamente sconveniente. Per quelli che guadagnano molto poco è ancora meno conveniente. Noi siamo fra i matti, ammalati degli olivi, che continuiamo a farlo. Ho un collega straniero al lavoro, trovo molto difficile spiegargli tutta la questione degli olivi e credo che lui, pur sembrando apprezzare l'olio nuovo, pensi che noi toscani in questa cosa siamo davvero un pò matti.

 Una volta deciso di fare un lavoro, bisogna farlo, e allora saltano tutte le consuetudini familiari. Non c'è stato tempo, in questi giorni, ormai una quindicina, di pulire la casa. Volevo scrivere pulire bene, ma lascio pulire. Non c'è stato tempo di lavare, stirare, ma anche lavarsi per bene. Parlo per me, Mauro è in pensione e lui si è lavato per intero, non a pezzi.


Quanto al cibo abbiamo mangiato nel campo due fette di pane con qualcosa di buono, poco, perché se mangi rallenti e ti prende freddo. Un giorno una frittata, un giorno gli ultimi pomodori dell'orto. Il cibo mangiato nel campo dava un vero ristoro dopo la fatica, sembrava riportare energie e anche un pò di consolazione alle membra stanche. E via si riparte finché c'è luce. Un piatto buono di pasta mangiato in casa al caldino, o una scodella di lenticchie calde, in certi giorni più freddi, sembravano un lusso e il sapore era specialmente buono.

 Così, in un'emergenza relativa, che nessuno ti ha ordinato di affrontare, ma che ti sei quasi imposto, ti ritrovi ad apprezzare le cose piccole, il cibo buono e caldo, il calore della casa, il sole che esce dalle nubi e ti scalda la schiena, il canto di un pettirosso che segue i lavori dalla ficaia. Rimettersi in pari con le pulizie è un miraggio, ma se un pò ti riesce ti senti subito meglio e apprezzi il valore della casa pulita e accogliente. 
Mi viene un pò da ridere. 
Per apprezzare i vantaggi della normalità bisogna stare un pò scomodi. 
E', come dire, qualche pezzetto di felicità che puoi procurarti semplicemente uscendo dai consueti binari. 
Tanta gente parla della felicità ma per me, in questo periodo della vita, è una cosa di pochi secondi, un'aria frizzante che mi passa sotto il naso, con sogni e progetti per il futuro, il calore della stufa quando rientro a fine serata irrigidita dal freddo, il panorama della campagna mentre lavoro, il fatto di lavorare con mio marito, stupirsi insieme di come sono cariche e belle le piante e cose del genere.

 Lessi un libro di uno dei primi psicoanalisti americani, molti anni fa. Faceva parte di un gruppo che aveva cominciato a lavorare sulla base delle idee di Freud, lui era ancora vivo, e lo invitarono in America per conoscerlo, scambiarsi esperienze e festeggiarlo. Durante la visita lo portarono per un fine settimana nei boschi, in una piccola vacanza simile ai campeggi estivi per ragazzi che vediamo descritti nei film. Case di tronchi senza elettricità, senza acqua corrente, con lavatoi all'aperto, con gabinetti che erano solo capanne con un buco scavato in terra. Freud, che era già avanti con l'età, era molto seccato di quella situazione scomoda, ma i suoi ospiti ne erano estasiati e pensavano di avergli offerto una vacanza non solo tipica, ma molto piacevole. Si divertivano un sacco e la sera cantavano intorno ai falò, stupiti di non riuscire a coinvolgerlo. Freud scrisse delle cose su questa esperienza, cercando di superare il fastidio che provava e cogliendo una volta di più l'occasione per un'osservazione approfondita dell'animo umano. Scrisse che negli americani si nasconde un pioniere, un bambino al quale piace giocare al campeggio anche da adulto, esporsi ad inutili difficoltà, che poi nella normale vita in città sono del tutto escluse. Bene, io sono proprio come quegli americani. Voglio dire che finchè le difficoltà sono queste, ben vengano. Penso alle zone dei nostri terremoti, alle alluvioni, rivolgo un pensiero affettuoso a quella gente e incrocio le dita.