Le case della L. raccontano la proprietaria.

Lonicera in fiore nonostante il freddo.
 Vorrei dare un'occhiata in casa della mia amica L. E' figlia unica di due genitori severi, poco comunicativi,  ora si direbbe anaffettivi. Il padre è morto da tantissimo, la madre da una decina d'anni, lei stessa ne ha più di settanta. Quando la famiglia è così fredda, i coniugi reciprocamente e di conseguenza con la figlia, certe qualità non passano da madre a figlia e neanche certe sapienze ed esperienze.

La L. non è una brava donna di casa, nessuno gliel'ha mai insegnato. Ne sentiva vagamente la necessità e ha cercato nei libri, oppure ha chiesto ad amiche inattendibili. Non ha una valida figura femminile alle spalle e ha cercato di crearsi un'identità femminile senza averne l' esempio.
I genitori non le hanno mai fatto un regalo, nè per Natale nè per i compleanni, la consideravano una cosa inutile e lei ha imparato così.
E' rimasto così, i suoi doni sono estemporanei, mai legati a circostanze o date precise, generosi, ma si vede che non ne ha la pratica. Quando è morta la madre  lei ha buttato tutto all'aria, ha venduto la casa e ricomprata  una nuova in un'altra città, ha fatto dei corsi per pedagogisti, ( è laureata in pedagogia), ha imparato in quei corsi alcune delle cose  che tutti praticano normalmente nelle famiglie e che a lei nessuno aveva mai insegnato.Ed altre cose nuove.

Una cosa però non ha mai imparato ed è l'ordine . Nelle sue varie case, vari luoghi dove abitualmente vive, il caos si crea spontaneo per autogenerazione. Ci vai la prima volta, quando appena ci ha messo piede e la casa è da rinnovare e c'è qualche oggetto in giro, la volta dopo sono decine, la volta dopo centinaia ed è il caos.
Qualche volta non si sa dove mettere i piedi. Mi sono offerta di aiutarla a mettere ordine, a scegliere fra gli abiti vecchi della sua  famiglia, cioè del marito e dei figli, e fra quelli della madre e del padre, che conserva ancora. Credevo di farle un piacere, ma lei ha detto che tutta quella roba le serviva, che avrebbe fatto stracci e grembiuli di quei vecchi abiti, alcuni risalenti ai primi anni del secolo scorso. Mi sono offerta di fare per lei un golf ed ha trovato, miracolosamente, in quel caos, della lana nuova, in matasse, avvolta in un tipo di carta che non si produce più. Il cartellino diceva che era del 1934. Mangiata qua e là dalle tarme l'ho dovuta in molti punti aggiuntare.

Lenti di ghiaccio sull'erba.

Le case della Luisa raccontano la sua infanzia, raccontano che nessuno le ha riconosciuto un valore e che lei stessa per certi versi ancora non se lo riconosce, quando indossa vecchi abiti oppure raccatta cose che altri hanno buttato via e se le mette in casa. Non è il grazioso recupero dello shabby, è proprio l'uso tal quale di oggetti che sono ad un passo dal cassonetto. Dice che non le interessa, che sono cose sciupate, ma che si possono ancora usare, che sono stati stupidi a buttarle ancora buone. Per altri versi, per le medicine, per certi oli per il corpo, si concede cose costose, visite da medici alternativi, che è convinta curino la sua anima, oltre al suo corpo.
Nell'uso delle sue risorse  segue criteri contraddittori. La confusione che regna nelle sue abitazioni mi spiazza completamente . Anch'io non sono ordinat , ma quello è per me troppo, assolutamente ingestibile. Mi fa paura pensare che certe persone molto ordinate, venendo in casa mia, possano provare quello che io provo quando vado da lei.

Ordine perfetto.
Tutto a posto.
E' una persona fantasiosa, vulcanica e generosa, se le dici che non stai bene si ferma, ti fa elencare i sintomi e intanto cerca, sotto pile di libri e carte, il libro di omeopatia o il manuale dei fiori di Bach, uno dei tanti, che in quel momento individua come il testo ideale per la tua situazione. Intanto sposta da sopra i fornelli un'altra pila di roba varia, accende e mette l'acqua per il tè. Con il libro aperto in mano legge ad alta voce e commenta e intanto versa il tè nelle tazze e cerca lo zucchero integrale, quello che sa di liquirizia, il cui barattolo forse sta sotto certi vestiti puliti portati dalla casa di Firenze, regolarmente non stirati.
Stirare? Non se ne parla neanche, le donne come lei non perdono tempo a stirare e se devono fare un orlo prima provano con la spillatrice. Ogni tanto, per un matrimonio, per una cerimonia, stira qualcosa e mette insieme vecchi abiti che per miracolo sembrano nuovi e le fanno fare una bella figura. Poi dice:"Mi hanno detto che ero molto elegante..."

E' decisamente, autenticamente e spontaneamente originale, fatta a modo suo, insofferente dei legami familiari, e molto affezionata ai figli e al marito, tutto insieme. In campagna ha due annessi agricoli distanti 1 km l'uno dall'altro, uno sta più in basso dell'altro . Di sotto lascia marito e figli . Di sopra va da sola . Si deve sentire libera. Di sotto il casino è esplosivo, di sopra ancora si respira. Avrebbe potuto costruire una sola casa più grande, più comoda, una sola casa per tutti, ma non le è neanche passato per la testa.
Abbiamo in comune un  certo spirito ecologico, l'amore per la natura e la campagna, una storia familiare simile e  la propensione ad aiutare il prossimo.
Ci dividono il cibo, lei non mangia per il piacere di mangiare, ma si nutre in modo sano, senza badare al sapore, e la casa, che per me deve essere ordinata e piacevole, per lei è un ricovero dagli avversi elementi. Ho letto che Marguerite Duras, o Marguerite Yourcenar, una Marguerite francese, diceva che ci sono donne incapaci di fare ordine, capaci solo di spostare il disordine da una stanza all'altra. Io e la  L. siamo così, in misura diversa. A me pare che le nostre zone del casino, più o meno estese, lancino un messaggio di disagio, una porzione della vita e della mente che non va a posto, che ha bisogno di essere sistemata.