Nuovi poveri
L'anno scorso , di questi tempi, mia figlia mi chiese se l'accompagnavo a Bologna a comprarsi qualcosa in un grande magazzino che aveva iniziato il periodo dei saldi. Questo grande negozio fa parte di una catena e da noi non c'è. Coma moglie e figlia di ferroviere abbiamo il treno gratis, entro certi limiti e per le figlie entro una certa età. Una giornata fredda, triste, o almeno questo era il riflesso nel mio animo. A Bologna faceva ancora più freddo e c'erano per le strade cumuli di neve sporca che si stava sfacendo, i negozi in saldo erano il contrario della sostenibilità ambientale: porte spalancate e quando entri una cascata di aria rovente ti investe dall'alto, tutto calore continuamente prodotto e disperso nell'aria. Fuori batti i denti dal freddo e dentro soffochi. Andammo in alcuni brutti grandi negozi che propongono merce a basso prezzo destinata soprattutto ai giovani, tanti stracci, tanta roba sintetica. Avevo una gran tristezza nel constatare che potevo permettere alla mia figliola solo quel tipo di acquisti, mi sentivo mortificata e non vedevo l'ora che quella lunga giornata finisse. Avevamo a disposizione 150 euro e con quei pochi soldi lei comprò parecchie cose, tutte di scarsa qualità.
Al ritorno nella nostra città, andando a riprendere la macchina per tornare a casa, nella luce bassa di un lampione, accanto ad un cassonetto della spazzatura, mia figlia vide qualcosa per terra: un borsello. Lo prese in mano, si guardò intorno, la strada era deserta, guardò i documenti, erano di una giovane donna rumena, ma non c'era l'indirizzo. Dentro, oltre ai documenti, 130 euro. Le dissi:
"Dai, prendilo che passiamo dai vigili urbani ."
"Mamma, ma ci sono dei soldi.."
"E allora?"
"E' quasi la cifra esatta che abbiamo speso oggi ."
"Lo so, che vuoi dire?"
"Mamma, lo so che non sei d'accordo, ma non li possiamo prendere?"
"No, è evidente che non possiamo."
"Ma lo sai anche te che chi trova i borselli restituisce solo i documenti!"
Ero stanca morta.
"Io no, non sono di quelli e ora non te lo so neanche spiegare perchè, diciamo perchè non si fa, perchè è un reato, anche se lo sapessimo solo io e te resterebbe un reato, e noi lo avremmo commesso, e questo cambierebbe delle cose per noi, va bene così?"
Era tardi, passate le otto di sera, i vigili urbani non ci aprirono, neanche i carabinieri della stazione vicino a casa nostra. Il borsello rimase chiuso nel cruscotto della macchina. Sembrava non si riuscisse a liberarsene. Viaggiai con il borsello nel cruscotto per tutta la domenica successiva, il lunedì mattina andai a consegnarlo ai vigili urbani di Arezzo. Il vigile che lo ricevette mi chiese se c'erano soldi, sì, c'erano 130 euro, mi guardò strano, lo scriva qui, mi disse, e firmi. Sembrava pensasse "Ecco l'unica scema che restituisce i soldi. Fammi vedere che faccia ha." Me ne andai sollevata. Trovare quel borsello mi aveva scomodato parecchio.
Passò un mese e un pomeriggio mi sentii chiamare dal vicino di casa. "C'è questa signorina che la cerca, mi so' permesso di chiamare, perchè un' la trovava.." Succede perché non abbiamo il campanello. Davanti al cancello c'era un'auto e davanti all'auto una bella ragazza sorridente con una piantina di orchidea in mano e un fidanzato aitante che sorrideva. Mi spiegò che era la ragazza del borsello, era venuta a cercarmi, si era fatta quasi 20 km, per ringraziarmi. Mi venne una gran commozione, le dissi che non c'era bisogno, che non era stato niente, che era una cosa normale. "Normale? No, non normale. Nessuno fa questo, volevo conoscere una persona come lei !" Mi venne spontaneo di baciarla e augurarle tutto il bene possibile per la sua vita. L'orchidea vive ancora e fra poco fiorirà di nuovo. Già, quando avevo detto che era una cosa normale avevo detto una bugia, non potevo confessare che per un attimo, alla fine di quella brutta giornata da nuovi poveri a Bologna avevo concepito il pensiero di poter prendere quei soldi. Ma c'era mia figlia con me, e i figli ci fanno superare noi stessi, i figli hanno bisogno di noi. Era stato un attimo e avevo visto tutta la miseria che poteva abitarmi. Sembrava un regalo, all'inizio, quasi precisa la cifra che avevamo speso, sembrava che il cielo ce la restituisse. Sembrava anche un tranello, una tentazione messa fra i piedi per farci cadere.Cosa ne sarebbe stato di noi dopo la prima volta?
Quando venne la giovane rumena ebbi la sensazione di essere stata premiata e sorrisi a Dio, che sapeva tutto, e capii che il cammino dell'eroe non è sempre glorioso, ma passa da questi momenti di consapevolezza che non sono per niente piacevoli.
Quest'episodio mi è tornato in mente quando ho sentito che a Bologna è morto un neonato di freddo.Quando ho sentito degli operai della Fiat che devono scegliere se lavorare alle condizioni di Marchionne o non lavorare alle condizioni di prima. Diventare poveri è degradante, è avvilente, è mortificante. Diventare poveri ti tenta. In questa società, è una colpa o il segno che sei stupido, non abbastanza grintoso, non abbastanza popolare. Diventare poveri può farti star meglio solo se lo scegli e anche allora ha i suoi lati duri .
Non so com'è quella famiglia che ha perso il bambino, ma so che a volte una serie di sfortunate coincidenze può capitare a chiunque, a causa della povertà si può diventare ladri, cattivi, depressi, ma si può anche pensare che finirà, che intanto si può per un pò vivere per strada, purché, Buon Dio, non ci tolgano anche questi bambini. E poi vederli morire di freddo. Evviva la globalizzazione e la crisi economica che ci stanno insegnando tanto.
Al ritorno nella nostra città, andando a riprendere la macchina per tornare a casa, nella luce bassa di un lampione, accanto ad un cassonetto della spazzatura, mia figlia vide qualcosa per terra: un borsello. Lo prese in mano, si guardò intorno, la strada era deserta, guardò i documenti, erano di una giovane donna rumena, ma non c'era l'indirizzo. Dentro, oltre ai documenti, 130 euro. Le dissi:
"Dai, prendilo che passiamo dai vigili urbani ."
"Mamma, ma ci sono dei soldi.."
"E allora?"
"E' quasi la cifra esatta che abbiamo speso oggi ."
"Lo so, che vuoi dire?"
"Mamma, lo so che non sei d'accordo, ma non li possiamo prendere?"
"No, è evidente che non possiamo."
"Ma lo sai anche te che chi trova i borselli restituisce solo i documenti!"
Ero stanca morta.
"Io no, non sono di quelli e ora non te lo so neanche spiegare perchè, diciamo perchè non si fa, perchè è un reato, anche se lo sapessimo solo io e te resterebbe un reato, e noi lo avremmo commesso, e questo cambierebbe delle cose per noi, va bene così?"
Era tardi, passate le otto di sera, i vigili urbani non ci aprirono, neanche i carabinieri della stazione vicino a casa nostra. Il borsello rimase chiuso nel cruscotto della macchina. Sembrava non si riuscisse a liberarsene. Viaggiai con il borsello nel cruscotto per tutta la domenica successiva, il lunedì mattina andai a consegnarlo ai vigili urbani di Arezzo. Il vigile che lo ricevette mi chiese se c'erano soldi, sì, c'erano 130 euro, mi guardò strano, lo scriva qui, mi disse, e firmi. Sembrava pensasse "Ecco l'unica scema che restituisce i soldi. Fammi vedere che faccia ha." Me ne andai sollevata. Trovare quel borsello mi aveva scomodato parecchio.
Passò un mese e un pomeriggio mi sentii chiamare dal vicino di casa. "C'è questa signorina che la cerca, mi so' permesso di chiamare, perchè un' la trovava.." Succede perché non abbiamo il campanello. Davanti al cancello c'era un'auto e davanti all'auto una bella ragazza sorridente con una piantina di orchidea in mano e un fidanzato aitante che sorrideva. Mi spiegò che era la ragazza del borsello, era venuta a cercarmi, si era fatta quasi 20 km, per ringraziarmi. Mi venne una gran commozione, le dissi che non c'era bisogno, che non era stato niente, che era una cosa normale. "Normale? No, non normale. Nessuno fa questo, volevo conoscere una persona come lei !" Mi venne spontaneo di baciarla e augurarle tutto il bene possibile per la sua vita. L'orchidea vive ancora e fra poco fiorirà di nuovo. Già, quando avevo detto che era una cosa normale avevo detto una bugia, non potevo confessare che per un attimo, alla fine di quella brutta giornata da nuovi poveri a Bologna avevo concepito il pensiero di poter prendere quei soldi. Ma c'era mia figlia con me, e i figli ci fanno superare noi stessi, i figli hanno bisogno di noi. Era stato un attimo e avevo visto tutta la miseria che poteva abitarmi. Sembrava un regalo, all'inizio, quasi precisa la cifra che avevamo speso, sembrava che il cielo ce la restituisse. Sembrava anche un tranello, una tentazione messa fra i piedi per farci cadere.Cosa ne sarebbe stato di noi dopo la prima volta?
Quando venne la giovane rumena ebbi la sensazione di essere stata premiata e sorrisi a Dio, che sapeva tutto, e capii che il cammino dell'eroe non è sempre glorioso, ma passa da questi momenti di consapevolezza che non sono per niente piacevoli.
Quest'episodio mi è tornato in mente quando ho sentito che a Bologna è morto un neonato di freddo.Quando ho sentito degli operai della Fiat che devono scegliere se lavorare alle condizioni di Marchionne o non lavorare alle condizioni di prima. Diventare poveri è degradante, è avvilente, è mortificante. Diventare poveri ti tenta. In questa società, è una colpa o il segno che sei stupido, non abbastanza grintoso, non abbastanza popolare. Diventare poveri può farti star meglio solo se lo scegli e anche allora ha i suoi lati duri .
Non so com'è quella famiglia che ha perso il bambino, ma so che a volte una serie di sfortunate coincidenze può capitare a chiunque, a causa della povertà si può diventare ladri, cattivi, depressi, ma si può anche pensare che finirà, che intanto si può per un pò vivere per strada, purché, Buon Dio, non ci tolgano anche questi bambini. E poi vederli morire di freddo. Evviva la globalizzazione e la crisi economica che ci stanno insegnando tanto.