Bambini abbandonati.
Osservo, con tanto dolore.
Mi figuro quale sequenza di pensieri può condurre a lasciare un proprio figlio nell'auto, senza pensare, immagino, che dopo pochissimo tempo, al sole, sarebbe diventata una gabbia arroventata e pericolosissima.
C'è una considerazione nei confronti dell'"oggetto auto ", familiare, usato ogni giorno, più volte al giorno, quasi una parte di sè, forse non si immagina neanche che possa diventare così pericoloso. Questa identificazione con l'oggetto avviene anche in altri casi, e diventa concausa di incidenti con esiti tragici.
Poi c'è il bambino. Il bambino evidentemente non è del tutto reale, per questi genitori.
E' un bambino prevalentemente immaginato?
Un piccolo oggetto anche questo bambino, che ancora non parla, non da grandi problemi, magari dorme, in quella situazione, legato al seggiolino di "sicurezza". Ma quale sicurezza?
Un pò il problema sta anche lì, in quella sicurezza totale che ci viene assicurata da oggetti supercertificati, non li vogliamo cinesi, gli oggetti per la cura, il riposo, il trasporto e il gioco dei bambini, perché non sono certificati, ma alla fine forse non deleghiamo la gestione della sicurezza ad altri, che progettano gli oggetti che usiamo, o i luoghi in cui viviamo, e noi adulti non siamo più in grado di valutare le situazioni non da esperti, ma con banalissimo buonsenso?
Mi ci voglio mettere anch'io fra questi adulti. Non voglio lasciare soli questi genitori come bestie rare, non lo sono.Non sono mostri eppure ci appaiono come tali, mi pare che il nostro cervello preferisca pensarli come mostri che raramente nascono sulla terra, che come normali esseri umani.
Non c'è premeditazione, non c'è volontà di nuocere, c'è incoscienza, proprio nel senso di mancanza di coscienza di ciò che può accadere. C'è una perdita di senso della realtà, bambini immaginati e non agiti, bambini che esistono solo un pò.
Un genitore, quello di Passignano, ha detto che aveva lasciato la macchina al sole perché l'aveva appena lavata. Si doveva asciugare. E il bambino dentro che doveva fare?
Una volta, quando le mie bambine erano piccole, avevo una di loro con me nel passeggino, ero contenta e rilassata, e camminavo per il mercato, che allora era in centro, in una piazza in lieve pendenza. Mi fermai a guardare una bancarella e lasciai il passeggino accanto a me, dimenticando di frenarlo. Mi fermavo per qualche minuto e non pensai per niente che fosse necessario frenarlo. Accanto passavano le auto e il passeggino si mosse, per la pendenza della strada. Una signora, scandalizzata, mi chiamò offendendomi, ero matta a lasciarlo così, la bambina poteva essere investita. Inveì un bel pò contro di me.
Rimasi tanto male: da una parte mi pareva una reazione eccessiva quella della signora, ma contemporaneamente capivo che se non mi avesse chiamato la bambina poteva realmente essere investita, anche se lì le auto transitavano a passo d'uomo.Non era successo nulla, a parte le urla della donna, ma l'episodio mi disturbò molto. Si fuse nella mia testa con certi sogni che avevo fatto in cui partorivo un pesce e non un bambino, oppure avevo un bambino, ma non mi ricordavo di nutrirlo come avrei dovuto e lo lasciavo a lungo senza mangiare. Il bambino sopravviveva, ma era una specie di miracolo, non ero una buona mamma.
Ma poi cos'è corretto?
Davo molta importanza al cibo, come in casa della mia mamma, avevo usato il cibo come sostituto di qualcosa che a volte non ero in grado di dare, davo cibo al posto di attenzione, o di affetto, quando ero troppo stanca o troppo presa da cose che mi pesavano enormemente, che non riuscivo a risolvere. Dunque che c'era di corretto?
C'è che non esiste una scuola per genitori, e forse si dovrebbe fare una terapia o un periodo di analisi psicologica prima di avere a che fare con piccole preziose vite. Io non sono per salvaguardare gli embrioni, ma le vite di chi è nato sì.
Pensieri e domande, senza davvero nessuna risposta. Penso a quei genitori con un sentimento grande di pietà, a loro e alle creature che hanno perso la vita in un modo così sciocco e insieme tragico.
Questi fatti interrogano e provocano dolore, fanno pensare che l'uomo come animale abbia una tendenza suicida, almeno in questa epoca storica, per dimenticare così i propri piccoli o abbandonarli, per esempio, nelle mani di pedofili.
Le foto sono ancora di mia figlia. La rosa della cavalletta è, per i curiosi, una banalissima "La sevillana" di Meilland, rosa robusta da arredo urbano.