Psicologia "maccheronica" .

Foglie involute nella zona ombrosa del giardino: Brunnera Macrophilla . 
Tante sono le cose della vita in cui ci si identifica. Noi donne ci identifichiamo con la nostra casa, o con la nostra famiglia, o peggio con i figli, dandogli il carico delle nostre insoddisfazioni e la responsabilità di realizzare le cose che non ci è riuscito di fare a noi.

La mia amica Luisa è laureata in pedagogia e quando era già in pensione dalla scuola ha conosciuto il metodo dei coniugi Bermolen, due psicologi argentini che ora devono essere molto anziani. Si è appassionata.
Ha imparato, fra le altre cose, a interpretare i disegni delle persone, prodotti in una condizione che si chiama sogno guidato, e non è niente di più di una piccola meditazione a tema. Non voglio fornire altre informazioni, che se qualcuno si trovasse ad imbattersi in questa utilissima tecnica potrebbe, conoscendo troppe cose, essere suggestionato e non riceverne tutto il beneficio che si ha, quando si è all'oscuro dei metodi interpretativi.
Dico solo che in ogni disegno, come credo in ogni altra forma espressiv , l'inconscio emerge e si specchia e se si hanno gli strumenti si può leggere .


Ci sono cose che vorremmo che la nostra casa, o il nostro aspetto, esprimessero: che siamo persone ordinate, pulite, che alla casa ci teniamo. Non tutti, ma diciamo una maggioranza ha questo desiderio e allora, secondo il carattere e l'educazione, avremo una casa di rappresentanza, che dice agli altri che siamo, nel nostro piccolo posto, come dei re o delle regine.
O una casa piena di croci, madonne e santini, che vuol dire che siamo religiosi e timorati di Dio .
O una casa piena di cosine, soprammobili, vasini, animalini di vetro, che vuol dire che siamo persone di buon gusto che si circondano di cose belle .

La Brunnera è detta "Myosotis del Caucaso"
Oppure una casa e un aspetto trasandati ed eccessivi, che vogliono raccontare che siamo trasgressivi e non ci piacciono le regole e l'ordine costituito.

Questo nell'intenzione.
Ma c'è qualcosa che esprimiamo ben al di là dell'intenzione , qualcosa che emerge con prepotenza, ed è chi siamo veramente, che è molto lontano da ciò che vorremmo essere o che intendiamo mostrare.

Quando eravamo al liceo "girava" un giochino psicologico, psicologia maccheronica, da ragazzi, però bellino. Si diceva : "Scegli tre animali, fra tutti gli animali che puoi pensare, che ti vengono in mente. Tutti, dagli insetti, agli animali marini, agli uccelli, ai mammiferi ...Mettili in ordine di preferenza. Fatto?
Ora pensa al motivo per cui questi animali ti piacciono, sono i tuoi preferiti. Fatto anche questo? Bene."

Se vi va fatelo subito anche voi che leggete, prima di continuare, perché sto per svelarvi il conquibus. Soprattutto chiaritevi bene i motivi per cui preferite questi animali. Magari scriveteli .


Si diceva ancora:
"Ora ti spiego: il primo animale è cosa pensi di te stesso, il secondo è cosa pensi che gli altri pensino di te. Il terzo è ciò che vorresti essere. Ti torna?"


 I primi due di solito erano il cane e il gatto. Prima il cane poi il gatto o viceversa. Per forza, sono i più frequentati, i compagni di vita, quelli più amati e conosciuti. Abbastanza opposti, nella testa delle persone.
Il tipo cane è quello che pensa se stesso come un essere fedele, affidabile, su cui si fa conto, che serve la sua famiglia o il suo gruppo sociale. Uno che si lascia strapazzare. Se ha il gatto come secondo è uno, o una, che pensa di essere un cane, ma pensa anche che gli altri vedano un gatto, indipendente, forte, autonomo, bello, un pò aggressivo .

Il tipo che ha il gatto come primo e il cane per secondo si vede indipendente, autonomo, bello, un pò aggressivo, ma pensa che gli altri lo vedano can;, ci vedono male, ma è bene così, che vedano qualcos'altro, perché lui, o lei, tutto sommato, se ne frega di cosa vedono, essendo un gatto. Può darsi che un giorno il gatto prenda il sopravvento e se ne vada, il gatto fa così, è un animale libero, non come il cane.

Il terzo animale è spesso sorprendente. Il mio babbo scelse, all'epoca, il serpente. Mi venne da ridere: un uomo che vorrebbe essere un serpente. La motivazione era divertente: il serpente vive in solitudine, non ha grandi preoccupazioni, non gli rompe le scatole nessuno, tutti pensano che sia sgradevole e lo lasciano in pace.

 Un'amica che ora non è più amica scelse per terzo il cinghiale, libero, aggressivo all'apparenza, si rotola nel fango e fa quel che gli pare.


Un amico maschio, Nico, tantissimi anni fa  scelse la rondine, libera, vola fin nel cielo più alto con perfetta padronanza dell'aria, ma ha il senso della famiglia e del gruppo sociale.

E a voi che leggete, vi torna? Avete provato a fare il giochino? Non c'è bisogno che ve lo interpreti qualcuno, contiene la propria soluzione, basta esprimere chiaramente i motivi di preferenza e avremo il nostro quadro psicologico. Maccheronico, fai da te, ma divertente.

In realtà l'inconscio è sempre a galla , se la nostra psiche si immagina come un laghetto, con o senza fiori, con o senza libellule, con o senza una cascatella d'acqua, appena sotto la superficie possiamo acchiappare i simboli del nostro inconscio, le paure, le situazioni irrisolte.



Emerge chi siamo davvero anche nelle nostre manifestazioni esteriori, in tutte, nel modo di vestirsi, di chi si mostra volentieri e di chi scompare sotto abiti informi, di chi è elegante per natura e di chi non sa scegliersi neanche le mutande. Si vede come siamo, dagli abiti, dall'aspetto, dalla casa, per questo sono così preoccupata, qualche volta, del disordine, della mancanza d'armonia, perché non è solo esteriore, ma un riflesso dell'anima.



E io all'anima, o come si vuol chiamare, ci tengo . Per questo scrivo dei post su vivere con cento cose e mi duole il cuore quando una cara amica mi conferma che il casino della mia abitazione è visibile, perchè sicuramente riflette ancora e sempre un disordine interiore.