Farm City
Non credo di essere in grado di scrivere recensioni di libri o di film. Una recensione deve comprendere un riassunto della trama, e se la trama non c'è deve mettere in evidenza le cose più importanti che il libro,o il film, contiene. Deve anche dare un giudizio tecnico, e forse fornire una collocazione storico letteraria... Non sono capace di fare questo, per me leggere un libro è un incontro e sono capace solo di raccontare cosa quest'incontro ha fatto venire alla luce dentro di me.
Farm city: "l'educazione di una contadina urbana ".
Di solito penso all'educazione come a qualcosa che ti viene impartito, con le parole o l'esempio, da un altro essere umano, genitore o insegnante. Ma in questo caso è l'esperienza stessa che si intraprende ad educare. Novella Carpenter, l'autrice di Farm City, ha solo dei ricordi dell'infanzia in campagna, del cibo che mangiavano e che era in parte autoprodotto e comincia da lì, ma non si può dire che questa sia una base sufficiente per realizzare un orto abbastanza grande e poi allevare degli animali, inoltre c'è il fatto che tutto avviene nella periferia degradata di una città americana, Oakland. Novella legge sempre molto, si procura libri e riviste che possono aiutarla, ma non c'è niente da fare, è l'esperienza sul campo ad educare. Essere disposti ad imparare dai propri errori, mettersi in discussione, ragionare su ciò che si sta facendo, percorrere una strada originale con la testa e col cuore, questo uno dei messaggi.
Contadina urbana. Sembra una contraddizione, un nonsenso mettere insieme queste due parole. Novella ama le sfide e vuole proprio dimostrare che anche in città, occupando spazi abbandonati che nessuno vuole, ma che poi qualcuno finirà per rivendicare, si può ottenere il proprio cibo, buono come se fosse stato coltivato, e allevato, in campagna .
Mi è capitato ogni tanto di incontrare delle persone che avevano fatto, o fatto fare da altri, delle ricerche sul proprio cognome e avevano scoperto immancabilmente di avere origini nobiliari. E' una debolezza diffusa quella di voler dimostrare di essere più di ciò che appare e poter dire che ora la famiglia è quella che è, ma c'è stato un tempo lontano in cui si era ricchi e onorati da tutti. Penso invece che in ogni famiglia, risalendo indietro, si trovi sempre un contadino e una puttana, i mestieri che fanno sopravvivere. Tutti in passato hanno lavorato la terra, e sempre c'è stata l'occasione o il bisogno di vendersi. Il contadino resta nel sangue di tutti, chissà, forse anche la puttana, in qualcuno il germe si sviluppa e non si può esprimere, perché lavorare la terra, grande idiozia moderna, non rende abbastanza per poterci vivere, ma è un mestiere bellissimo, più di un mestiere, un modo di vivere. Questo libro di Novella Carpenter racconta un'esperienza talmente intensa e densa, scusate la rima, che è difficile restituirla e lo considero bello perché mi ha stimolato molti pensieri in moltissime direzioni diverse. Come una bomba di emozioni e felicità che esplode in testa e fa venire voglia di provarci anche te, e se ci stai già provando, come me, di fare di più, di superarsi .
Dalle prime pagine di Farm city mi sono riconosciuta. Mi veniva una gran tenerezza verso questa giovane donna che, concentrata sull'obbiettivo di curare un orto rigoglioso, riempiva il portabagagli dell'auto di letame, si sporcava tutta, ordinava per posta una scatola di pulcini, li teneva a dormire in salotto sotto una lampada accesa ... eccetera eccetera . Un modello assai diverso dalle ragazze lampadate e griffate che vedo in giro, ma quanto più vera e viva! La tenerezza dipende dal fatto che in lei rivedo me stessa, tanti anni fa, all'inizio della storia con l'orto, quando anche io ho allevato degli animali, cosa che vorrei riprendere a fare .
Spesso ultimamente mi sono chiesta "Ma io chi sono? Non ho combinato granché di buono, a parte le figliole, non ho una professione come le mie amiche ..." Leggendo Farm City ho esclamato dentro di me "Ecco chi ero, chi sono ancora : una contadina!"
Vedo che ho già scritto una pagina e sono solo al titolo.Leggetelo. Troverete le api sulla terrazza di casa, i tacchini, Harold e Maude, i maiali...e l'abilità dei macellai toscani.
Farm city: "l'educazione di una contadina urbana ".
Di solito penso all'educazione come a qualcosa che ti viene impartito, con le parole o l'esempio, da un altro essere umano, genitore o insegnante. Ma in questo caso è l'esperienza stessa che si intraprende ad educare. Novella Carpenter, l'autrice di Farm City, ha solo dei ricordi dell'infanzia in campagna, del cibo che mangiavano e che era in parte autoprodotto e comincia da lì, ma non si può dire che questa sia una base sufficiente per realizzare un orto abbastanza grande e poi allevare degli animali, inoltre c'è il fatto che tutto avviene nella periferia degradata di una città americana, Oakland. Novella legge sempre molto, si procura libri e riviste che possono aiutarla, ma non c'è niente da fare, è l'esperienza sul campo ad educare. Essere disposti ad imparare dai propri errori, mettersi in discussione, ragionare su ciò che si sta facendo, percorrere una strada originale con la testa e col cuore, questo uno dei messaggi.
Contadina urbana. Sembra una contraddizione, un nonsenso mettere insieme queste due parole. Novella ama le sfide e vuole proprio dimostrare che anche in città, occupando spazi abbandonati che nessuno vuole, ma che poi qualcuno finirà per rivendicare, si può ottenere il proprio cibo, buono come se fosse stato coltivato, e allevato, in campagna .
Mi è capitato ogni tanto di incontrare delle persone che avevano fatto, o fatto fare da altri, delle ricerche sul proprio cognome e avevano scoperto immancabilmente di avere origini nobiliari. E' una debolezza diffusa quella di voler dimostrare di essere più di ciò che appare e poter dire che ora la famiglia è quella che è, ma c'è stato un tempo lontano in cui si era ricchi e onorati da tutti. Penso invece che in ogni famiglia, risalendo indietro, si trovi sempre un contadino e una puttana, i mestieri che fanno sopravvivere. Tutti in passato hanno lavorato la terra, e sempre c'è stata l'occasione o il bisogno di vendersi. Il contadino resta nel sangue di tutti, chissà, forse anche la puttana, in qualcuno il germe si sviluppa e non si può esprimere, perché lavorare la terra, grande idiozia moderna, non rende abbastanza per poterci vivere, ma è un mestiere bellissimo, più di un mestiere, un modo di vivere. Questo libro di Novella Carpenter racconta un'esperienza talmente intensa e densa, scusate la rima, che è difficile restituirla e lo considero bello perché mi ha stimolato molti pensieri in moltissime direzioni diverse. Come una bomba di emozioni e felicità che esplode in testa e fa venire voglia di provarci anche te, e se ci stai già provando, come me, di fare di più, di superarsi .
Dalle prime pagine di Farm city mi sono riconosciuta. Mi veniva una gran tenerezza verso questa giovane donna che, concentrata sull'obbiettivo di curare un orto rigoglioso, riempiva il portabagagli dell'auto di letame, si sporcava tutta, ordinava per posta una scatola di pulcini, li teneva a dormire in salotto sotto una lampada accesa ... eccetera eccetera . Un modello assai diverso dalle ragazze lampadate e griffate che vedo in giro, ma quanto più vera e viva! La tenerezza dipende dal fatto che in lei rivedo me stessa, tanti anni fa, all'inizio della storia con l'orto, quando anche io ho allevato degli animali, cosa che vorrei riprendere a fare .
Spesso ultimamente mi sono chiesta "Ma io chi sono? Non ho combinato granché di buono, a parte le figliole, non ho una professione come le mie amiche ..." Leggendo Farm City ho esclamato dentro di me "Ecco chi ero, chi sono ancora : una contadina!"
Vedo che ho già scritto una pagina e sono solo al titolo.Leggetelo. Troverete le api sulla terrazza di casa, i tacchini, Harold e Maude, i maiali...e l'abilità dei macellai toscani.