Assolutamente in controtendenza rispetto al resto d'Italia e al nostro passato recente e meno recente io e Mauro siamo andati in vacanza. Avevo deciso di partire nel pomeriggio del mio secondo giorno di ferie, per avere tempo di sistemare un pò la casa per mia figlia che sarebbe stata qui a dormire nei giorni che eravamo lontani.. Avevo preparato una borsa buttandoci dentro poche cose per rendere il fatto di allontanarsi meno importante . Mentre aspettavamo che il pomeriggio scorresse un poco, che facesse meno caldo per non soffocare nell'auto, mi è venuta una punta di inquietudine; ero in poltrona e sulla mia gamba un neo che ha cambiato forma e si è allargato mi è sembrato improvvisamente pericoloso. In realtà non lo è per niente, almeno credo, ma di colpo mi è venuta addosso una paura profonda e mi ci è voluto un attimo a riconoscerla: altro che neo, era la paura della partenza . E' una vecchia nemica, che mi ha disturbato spesso negli anni di gioventù e ora da tanto mi lasciava in pace semplicemente perché non partivo. C'era un unico rimedio. Mi sono alzata svelta dalla poltrona e ho detto a Mauro che ero pronta , andiamo via ! Ho fatto tacere tutte le voci, non le ho ascoltate più, abbiamo lasciato la Holly con un piccolo peso sul cuore, sapendo che la sera una delle nostre figlie si sarebbe occupata di lei. Quando siamo stati lontani almeno una trentina di km ho detto a Mauro che mi era presa quella paura , e lui ha detto che era presa anche a lui , una specie di scomodità, di inquietudine profonda, che poi passa veloce all'allontanarsi da casa. Ho guardato il mio neo alla luce fortissima del pomeriggio bollente e non era più minaccioso, anzi piuttosto comune. La mia paura di partire è un complesso di sentimenti, partire è un pò morire, si dice, si lascia la casa e poi l'orto che ha bisogno di cure, e il giardino, che è secco e sofferente e deve essere annaffiato. Anche se c'è qualcun altro a fare queste cose si pensa che forse qualcosa andrà storto, che forse la Holly soffrirà perché non ci siamo, che forse si romperà qualcosa e nostra figlia non saprà come fare... Quest'elastico mentale resta fortemente teso per molti chilometri mentre ci allontaniamo, poi all'improvviso molla e ci si trova più o meno liberi , si può cominciare ad ammirare il paesaggio dell'Umbria calcinato dal sole, le sagome dei paesi di Spello, Assisi in lontananza, Trevi sulla collina e ci si sente felici di essere in viaggio. Siamo passati al margine della valle alta di Norcia e poi fra i monti rivestiti di boschi che sembrano freschi perché sono verdissimi e mi veniva voglia di fermarmi e andarci in mezzo, sparire dentro la vegetazione . Tutto è bello, viaggiamo di rado e ci piace vedere il mondo anche vicino a casa . La strada passa fra alte rupi rocciose, in alto si annidano piccoli centri abitati e veniva voglia di fermarsi dappertutto per vedere come vive la gente, come parla, mangia e dorme nel fresco di paesi isolati di montagna. Ma siamo corsi via verso la meta che questa volta erano le Marche e in particolare il paese di Offida , fra il mare Adriatico, i monti Sibillini e il Gran Sasso.
Mi ricordavo che mia figlia grande, quando studiava a Bologna, stava in casa anche con una ragazza marchigiana e che la sua famiglia aveva un agriturismo vicino al mare. Avevo detto a mia figlia se le sembrava una buona idea che io e il babbo ce ne andassimo dall'Alessia, nelle Marche . Lei aveva detto di sì, che ci sarebbe piaciuto. Offida è un paese gioiello in una campagna fatta di colline ripide ma ugualmente rotonde, intensamente coltivate da trattori equilibristi che, visti da lontano, sembrano salire e scendere in verticale dai pendii e si pensa "Ora si ribalta!" ma non succede. Ovviamente. Le colline sono la prima sorpresa di questa terra, disegnate da geometrie create dai contadini che lasciano grandi prati di erba medica ( che era quasi del tutto secca) , distese di girasoli in tutte le fasi di maturazione, campi arati color avana chiaro ( la terra è argilla), vigne verdissime, tratti di oliveto, intervallati da fasce di bosco e interrotti da formazioni di calanchi. E' tutto molto preciso e ordinato, ricondotto in limiti precisi, mentre i calanchi all'improvviso rompono le geometrie e le regole. Una meraviglia che ha alle spalle le catene montuose . Sulle cime delle colline, spesso in cima alle rupi , stanno i paesi che sono quasi tutti segnalati fra i borghi più belli d'Italia.
I paesi nella parte antica sono costruiti in mattoni, che qui hanno un colore rosato. Foiano, da noi, è anch'essa costruita in mattoni, per l'abbondanza di argille del territorio, ma sono di un rosso piuttosto vivo. Offida, e Ripatransone , e Acquaviva e gli altri della piccola valle del Tesino dove eravamo noi, sono rosa , un pò come i paesi dell'Umbria, che però devono il colore alla pietra da costruzione. Con questi mattoncini di una dimensione omogenea i marchigiani hanno creato, nei secoli , palazzi, chiese, castelli, torrioni e case private molto graziosi, o imponenti, o severi, riuscendo a declinare il materiale che avevano a disposizione in moltissimi modi diversi . C'è omogeneità e fantasia, ordine e ripetizione, ma anche originalità e spontaneità e molta bellezza in questi centri abitati .