fra Natale e Capodanno

Questi giorni fra Natale e Capodanno  mi piacciono molto. Stanno fra una festa che ti rimette tutto in discussione e un'altra che fa la stessa cosa, ma da un altro punto di vista. Natale è festa religiosa anche per i laici, nel senso di re-ligio, le cose che legano, i legami essenziali, sacri, che pensiamo dovrebbero essere perfetti, puliti e quando arriva il Natale ne vediamo tutti i limiti, perché siamo noi ad essere limitati e reali e le nostre famiglie sono come noi, le abbiamo fatte noi, chi ci precede e chi ci segue, e magari ognuno ha fatto il proprio meglio, ma non è bastato.  Il Capodanno è una festa perfino trasgressiva, pagana, con tutte le previsioni degli oroscopi, i tentativi di sapere ciò che accadrà, di evitare il male e di acchiappare la fortuna. E anche lei ti fa guardare un'altra parte della vita, che sembra separata dall'altra ma non lo è: sei stato abbastanza bravo, hai avuto abbastanza successo, o soldi?...Questi giorni stanno nel mezzo, sono come una tregua, contengono comunque un pò di magia,  siamo sempre nelle dodici notti sante, e  con calma e senza obbligo invitano a farsi tante domande. Te le puoi fare oggi, tutte le domande scomode, senza avvertirle troppo pressanti, in fondo è il 28 dicembre, l'anno non è ancora finito e sei in questo clima come quello indotto dal Coefferalgan ieri sera: una leggera ubriacatura, per niente spiacevole, e un senso di isolamento, come se tutto arrivasse ovattato e meno fastidioso del solito. Una nevicata interiore. La prima volta che ho preso il Coefferalgan, una ventina di giorni fa, sono arrivata in pizzeria con le gambe molli e la sensazione di essere drogata, senza dolori addosso, spariti tutti insieme. In effetti l'avevo preso perché stavo male... Ieri sera lo stesso, avevo anche la febbre, ma non potevo dire all'ultimo momento che non andavo a lavorare, non sanno come sostituirmi, e ho ripreso la mia droga. Sono filata leggera e un pò ubriaca tutta la sera, senza sentire febbre e dolori. Queste giornate sono così, intermedie, interlocutorie, ti permettono di pensare senza sentirne il tragico peso e l'obbligo. Le mie figliole dicono che ho la tendenza a prendere sul tragico ogni cosa, e forse è vero, e che sono "autosvalutante". E anche questo è vero. Sono arrivata a quel punto della vita che non posso far altro che prender nota di quanto molte cose che non riuscivo a riconoscere siano vere e mi riguardino. Non che mi interessi farmi il ritratto, serve soprattutto a fare meno guai nei rapporti con tutti gli altri. Questo anno passato è servito a questo, credevo di conoscere ormai i miei limiti ed ecco che ne appaiono di nuovi e che quelli vecchi sono ancora lì irrisolti. Vanno bene quasi sessant'anni per crescere o sono in ritardo? No, credo che ci si evolva tutta la vita, come mi ha fatto notare un'amica di recente. 
"Non dire crescere, basta crescere, crescere non si può più. Ma evolvere sì. " Anche lei aveva qualcosa da correggermi, evidentemente. Eccoci tutti in strada di nuovo e sempre sul cammino dell'eroe, che si crede tanto lontano dalle nostre vite e invece tutti siamo su questa via accidentata, anche nel senso che si mandano tanti accidenti. 





Auguri da Arezzo e da me. Vedete com'è bella , nelle foto di Mauro. Auguri per l'anno nuovo, che si immagina sempre migliore di quelli passati e ci impegneremo per farlo essere così.