il capitale umano
Siamo stati a vedere il Capitale umano di Paolo Virzì. Mi piacciono molto i suoi film, non li ho visti tutti, ma da "Caterina va in città" in poi mi è nata una passione e li rivedo e ogni volta ci trovo qualcosa di nuovo, che significa che ci sono strati di significati, livelli di lettura, e non solo un piano che si esaurisce subito.
Per questo film, che ho sentito definire un triller noir e anche in altri modi, io personalmente non ho una definizione. Immaginate di entrare in una storia, una delle tante storie di questi anni, che riguarda gente molto ricca e altra gente benestante e altra gente ancora che sopravvive e basta. Si pensa che tutta questa gente viva in contenitori stagni e non venga a contatto, ma non è così, fanno tutti parte della stessa società umana e si mescolano, soprattutto si mescolano i giovani delle varie famiglie, sono sempre i giovani a mescolarsi. Immaginate di entrare in questa storia ed essere subito irritati dai primi personaggi con cui avete a che fare, sono miseri e odiosi, prepotenti e striscianti... La storia ci viene raccontata dal punto di vista di tre di loro, Dino, che è Fabrizio Bentivoglio, titolare di un'agenzia immobiliare, Carla, che è Valeria Bruni Tedeschi, moglie di un finanziere ( il bravissimo Fabrizio Gifuni) ricchissimo e insopportabile (per me) e Serena, la figlia di Dino, ragazzina che si orienta male nel mondo intorno a lei in cui le è toccato in sorte di vivere, ma ci prova. Dall'inizio alla fine non sono riuscita a staccare gli occhi dallo schermo e sono arrivata alla fine trascinata dal racconto, ma anche dalle emozioni, non tutte nere, non tutte cattive, dei personaggi. Virzì è un genio, gli attori, forse perché guidati da lui, bravissimi. Di più. Il capitale umano è un film bellissimo, da cui si esce come da un lungo scivolo in cui scorri e non ti riesce di soffermarti, eppure pensi moltissimo e partecipi moltissimo, senza identificarti in quel personaggio o in quell'altro, che, seguiti in certi momenti molto privati, rivelano debolezze che nessuno vorrebbe avere, ma nessuno, neanche il pescecane della finanza è del tutto pessimo. Sono umani, e te che guardi scorri dentro le loro storie e vedi il loro punto di vista e sai, alla luce dell'esperienza della tua vita, che è tutto vero, e poi ne esci, come sputato dal tunnel delle loro vite intrecciate e ti chiedi che ne sarà di Carla, e che ne sarà di Serena e di Luca e anche di Roberta. Degli altri ti importa poco. Niente è risolto, non c'è una morale definita, è la vita. Un pezzo di vita raccontato con grande maestria. Dicono che Virzì fa commedie, alla faccia delle commedie! Il cinema italiano è vivissimo e non ha niente da guardare al passato con rimpianto, questa gente è bravissima, tutta gli attori e il regista e gli sceneggiatori. Grazie.
Per questo film, che ho sentito definire un triller noir e anche in altri modi, io personalmente non ho una definizione. Immaginate di entrare in una storia, una delle tante storie di questi anni, che riguarda gente molto ricca e altra gente benestante e altra gente ancora che sopravvive e basta. Si pensa che tutta questa gente viva in contenitori stagni e non venga a contatto, ma non è così, fanno tutti parte della stessa società umana e si mescolano, soprattutto si mescolano i giovani delle varie famiglie, sono sempre i giovani a mescolarsi. Immaginate di entrare in questa storia ed essere subito irritati dai primi personaggi con cui avete a che fare, sono miseri e odiosi, prepotenti e striscianti... La storia ci viene raccontata dal punto di vista di tre di loro, Dino, che è Fabrizio Bentivoglio, titolare di un'agenzia immobiliare, Carla, che è Valeria Bruni Tedeschi, moglie di un finanziere ( il bravissimo Fabrizio Gifuni) ricchissimo e insopportabile (per me) e Serena, la figlia di Dino, ragazzina che si orienta male nel mondo intorno a lei in cui le è toccato in sorte di vivere, ma ci prova. Dall'inizio alla fine non sono riuscita a staccare gli occhi dallo schermo e sono arrivata alla fine trascinata dal racconto, ma anche dalle emozioni, non tutte nere, non tutte cattive, dei personaggi. Virzì è un genio, gli attori, forse perché guidati da lui, bravissimi. Di più. Il capitale umano è un film bellissimo, da cui si esce come da un lungo scivolo in cui scorri e non ti riesce di soffermarti, eppure pensi moltissimo e partecipi moltissimo, senza identificarti in quel personaggio o in quell'altro, che, seguiti in certi momenti molto privati, rivelano debolezze che nessuno vorrebbe avere, ma nessuno, neanche il pescecane della finanza è del tutto pessimo. Sono umani, e te che guardi scorri dentro le loro storie e vedi il loro punto di vista e sai, alla luce dell'esperienza della tua vita, che è tutto vero, e poi ne esci, come sputato dal tunnel delle loro vite intrecciate e ti chiedi che ne sarà di Carla, e che ne sarà di Serena e di Luca e anche di Roberta. Degli altri ti importa poco. Niente è risolto, non c'è una morale definita, è la vita. Un pezzo di vita raccontato con grande maestria. Dicono che Virzì fa commedie, alla faccia delle commedie! Il cinema italiano è vivissimo e non ha niente da guardare al passato con rimpianto, questa gente è bravissima, tutta gli attori e il regista e gli sceneggiatori. Grazie.