ISTRICI E STORIA DI SNOOPY

Due notti fa, mentre tornavo a casa ed era l'una e mezza circa, nell'ultimo tratto di strada diritta che passa in mezzo ai campi coltivati, hanno attraversato due istrici. Il primo l'ho visto da lontano; allarmato dalla luce dei fari aveva già rizzato gli aculei, che non ricoprono tutto il corpo, ma sono presenti in due fasce ben delimitate: una intorno alla testa e un'altra sulla groppa. Gli istrici non sembra che camminino, sembra che scorrano su un nastro, perché non si vede muovere niente del corpo. Si può dire che procedono, anche piuttosto veloci, ma non camminano. Sono molto grandi e strani con tutti questi aculei addosso, sono una visione davvero selvaggia che dà l'idea di come siamo circondati da creature molto diverse da noi, primitive, in un mondo che crediamo tutto noto e dominato dall'uomo, e non è così. Credo siano animali timidi e non aggressivi, l'unica arma sono questi loro aghi. 
Molti anni fa un nostro cane fu ucciso da un istrice. Era un cane con una storia complicata: era nato in casa nostra, figlio della Nera, una femmina molto amata che fu avvelenata da umani a noi ben noti insieme a due suoi cuccioli. Lui invece era andato a vivere con un ragazzo che aveva risposto ad un annuncio che avevamo messo su un giornale. Quando venne ci sembrò un giovane in gamba, pieno di entusiasmo e responsabile, che prendeva il cucciolo per la moglie, come regalo. E' sempre difficile per me dare in "adozione " i cuccioli dei miei cani, o dei gatti,  non si sa mai che fine faranno.  E non faccio assolutamente mai commercio dei miei animali, per me è inconcepibile, come vendere un bambino nato in casa. Una volta sono riuscita a chiedere il denaro di una vaccinazione.
E' capitato di ritrovare gente che mi ha abbracciato come una parente anche dopo dieci anni, raccontandomi tutta la storia d'amore con il cane che gli avevo dato, ma quella volta invece ritrovai il ragazzo dopo alcuni mesi in un posto della città che era diventato il ricovero dei tossici, e lui era uno di loro, sporco, spettinato, molto confuso e senza cane. Gli chiesi dove era finito, il cane. Mi disse che l'aveva portato al canile municipale, e mi fece un discorso ingarbugliato sui motivi di questa scelta. Intanto la Nera era già morta tragicamente e anche i suoi cuccioli. Così andai al canile a riprendere l'altro cane. Mi pareva di doverlo alla Nera. Non volevo che uno dei suoi figli finisse la sua vita prigioniero. Al canile chiesi se potevano darmi  Snoopy, così l'aveva chiamato il ragazzo, e senza tante cerimonie lo caricai nel bagagliaio dell'auto e lo portai a casa, ma poi mi accorsi che avevo rischiato, perché il ragazzo aveva abituato il cane a giochi violenti e inoltre una donna doveva averlo picchiato, perché aveva una gran paura delle persone di sesso femminile. A casa con noi avevamo già la Lilli, un cucciolo meticcio, che è stata con noi fino alla fine della sua lunga vita. Il posto dove stazionava il ragazzo non era tanto distante dal mio negozio, così passai di lì e gli dissi che ora Snoopy era con noi, che se lui si fosse rimesso in sesto poteva riprenderlo, ma non doveva assolutamente più abbandonarlo. In quell'occasione mi raccontò che una sorella della moglie aveva picchiato il cane diverse volte. Un giorno venne in negozio e disse che era stato a casa nostra, per salutare il cane, un pomeriggio che non c'era nessuno. Poteva farlo perché purtroppo non c'erano recinzioni. Snoopy però non l'aveva riconosciuto e gli aveva ringhiato. Il cane, molto sensibile, aveva capito che non era in sé e che non era più lo stesso che l'aveva adottato da cucciolo. Snoopy con noi era piuttosto felice, nonostante che dovesse trascorrere parecchio tempo chiuso o legato, per il rischio che fosse avvelenato anche lui. Non aveva mai perso quell'abitudine noiosa di mordere il braccio, giocando, ma con una certa forza. Lo liberavamo solo quando eravamo presenti a casa. In effetti in quel bel posto di campagna vivevamo abbastanza male, minacciati noi e i nostri animali. Abbiamo delle foto delle bambine, che erano piccole, e dei due cani che giocano nella neve alta di quell'inverno. Snoopy era diventato a tutti gli effetti il nostro cane e ci volevamo bene.

Intanto avevamo trasferito il negozio e c'era bisogno di qualcuno che realizzasse uno stencil in alto sulla parete. Io non avevo ancora il coraggio di cimentarmi in quest'impresa, ora lo farei. Una mattina la signora che lavorava con me disse che aveva trovato un tipo disponibile e mi vidi arrivare in negozio il ragazzo del cane. Mi allarmai parecchio, ma la mia socia insistette e alla fine il ragazzo fece il suo lavoro solo nelle ore in cui anche noi eravamo presenti, perché io non mi fidavo. Fece un ottimo lavoro, realizzò da solo una mascherina e usò i colori naturali della Auro che ci eravamo procurate, alla fine sulla parete c'era una fila di gruppetti di mele pere e uva in queste tinte minerali, che sono molto diverse dai colori acrilici e molto piacevoli, naturali, non vengono a noia. Ci chiese una cifra abbastanza piccola per il lavoro e ci lasciammo che io avevo un pò cambiato opinione rispetto a lui. Mi chiese anche del cane. Poi però dopo un pò si presentò chiedendo che gli cambiassimo un assegno. Io non volevo, ma la mia collega gli disse: "Non vorrai mica fregare proprio noi che ti abbiamo fatto lavorare quando ne avevi bisogno?" "Nooo!" disse lui. 
E infatti ci diede un assegno a vuoto che ci procurò parecchie rogne. Pazienza, dicemmo noi due, che eravamo entrambe abbastanza fataliste, vuol dire che il lavoro di decorazione l'abbiamo pagato il doppio, alla fine. 

Passò del tempo. Una notte feci uscire  Snoopy per fare i suoi bisogni, lui corse nel bosco vicino e non tornò. Lo chiamammo tanto. Ci illudemmo che avesse seguito l'odore di una femmina in calore. Dopo pochi giorni passarono i cacciatori. Avevo un pessimo rapporto con i cacciatori. Si fermarono e dissero che io ce l'avevo con loro perché  sparavano ai gatti, (e anche agli uccelli , e a qualunque cosa viva, aggiungo io) ma questa volta il cane non l'avevano ammazzato loro, ma l'istrice. L'istrice non c'era mai stato lì intorno, da allora in poi invece tutto ciò che coltivavamo fuori della rete dell'orto venne mangiato o assaggiato regolarmente. In realtà l'istrice non aveva ucciso il cane, il cane si era ucciso da solo, perché non aveva esperienza e vedendo quel bestione coperto di aculei gli si era buttato addosso ed era rimasto infilzato dalla gola all'addome. Lo trovammo così, nel folto del bosco.

Dopo pochi giorni qualcuno capitò in negozio e mi raccontò che anche il ragazzo era morto per overdose, l'avevano trovato in una galleria poco illuminata di una grande città. Qualche volta è così, il legame fra uomo e cane arriva per vie misteriose fino alla morte. Credo che fossero morti a distanza di pochi giorni, forse addirittura lo stesso giorno. Adesso che ricordo, tutto il dolore e la fatica di quegli anni e il tentativo continuo di rimanere equilibrati e positivi nonostante certe cose che accadevano si stemperano, per fortuna, in una sensazione di malinconia, ma anche di grande tenerezza, se rivedo i cani e le bambine che crescono e giocano insieme.  L'altra notte i due bellissimi istrici sposi mi hanno ricordato Snoopy, cane coraggioso, sventato e sfortunato, e il ragazzo che l'aveva adottato.