Mentre arriva Natale, i simboli del Natale, Bruno Bettelheim
Sto leggendo e rileggendo un libro di Bruno Bettelheim "un genitore quasi perfetto". Mi sono formata in un periodo, quello degli anni sessanta e settanta, in cui si contestava tutto, cercando di trovare nuovi significati da sostituire a quelli vecchi. Ora che divento ufficialmente vecchia trovo questo autore che mi aiuta ad indagare le vecchie cose, che avevo quasi scartato o quanto meno criticato aspramente, e i loro significati profondi.
Bettelheim scrive molte cose riguardo alle feste ( per esempio il Natale che sta arrivando). Ecco qua, da "Un genitore quasi perfetto", e quando Bettelheim parla del bambino, metto al suo posto il bambino che siamo stati noi, ciò che è diventato quel bambino e i bambini con cui abbiamo a che fare.
Le feste di famiglia celebrate attorno alla tavola riccamente imbandita servono a vincere le più grandi angosce del bambino, sia sul piano di realtà, sia, di gran lunga più importante, a livello simbolico. Vedere riunito tutto il parentado rassicura il bambino di non dover fare affidamento, per proteggersi dall'abbandono, soltanto sui suoi genitori, perché esistono tante altre persone alle quali fare ricorso nei momenti di crisi. Alla stessa stregua il pranzo abbondante garantisce, sul piano di realtà e a livello simbolico, dal pericolo di morire di fame. Le feste familiari costituiscono, sia a livello di coscienza sia per l'inconscio, una delle esperienze più rassicuranti che il bambino possa fare in relazione alle sue angosce più brucianti, e sono dunque fra le esperienze più costruttive che i genitori possono fornire ai propri figli per rafforzare il loro senso di sicurezza.
Tutte le ricorrenze più importanti commemorano una nascita o una rinascita, e la speranza insita in un tale significato simbolico continua, che ne siamo coscienti o meno, a rimandare la sua eco dentro di noi.
Lungo la storia dell'umanità, i rituali e i sentimenti positivi ad essi associati sono sopravvissuti all'idea o all'evento che avevano dato origine alla festa, mentre l'idea si è modificata nel tempo. Per esempio il Natale all'inizio era un rito pagano, che celebrava la rinascita del Sole e della natura, e solo molto tardi vi fu associata la nascita del Cristo. Allo stesso modo i riti più antichi, portatori dei significati più profondi inconsci ed emotivi, ricompaiono in forma diversa, a volte dopo secoli . (Ecco perché mi ha tanto colpito la figura di dicembre= Saturno= Babbo Natale, l'iconografia è quasi identica!)
Così gli enormi falò accesi sulle montagne più alte la notte del solstizio d'inverno per invitare il sole a fermarsi più a lungo nel cielo, sono ricomparsi sotto forma di candele che illuminano l'albero di Natale.. Sono riti troppo importanti per essere abbandonati, perché soddisfano bisogni molto profondi, di solito inconsci, dell'uomo.
La cosa straordinaria della magia buona dei giorni di festa è il suo potere di conferire sicurezza per tutto l'anno, quando più se ne ha bisogno, nelle situazioni più buie. I bambini lo sanno e, lasciati a se stessi, ricorrono alla forza simbolica che emana lo spirito delle festività per ricevere sostegno morale nei momenti di disperazione.
Quando i nazisti occuparono la Norvegia, la psicanalista svedese Stefi Pedersen fece da guida ad un gruppo di profughi, fra cui molti ragazzini, attraverso le alte montagne che dividono la Norvegia dalla Svezia. Poiché la scalata era difficile ed era vitale compierla in fretta, tutti avevano dovuto limitare il bagaglio a ciò che erano in grado di portarsi in un piccolo zaino.... Consumate le poche provviste alimentari negli zaini dei bambini era rimasto ben poco. Guardando per caso nel sacco di uno di loro, Stefi Pedersen vide che tra le poche povere cose che vi erano contenute c'era una stellina d'argento, di quelle che si appendono all'albero di Natale. La prese in mano sorpresa, ma subito sentì su di sé lo sguardo imbarazzato del bambino, come se avesse tradito un suo prezioso segreto. Senza una parola, rimise la stellina nel sacco. Poiché i bambini sarebbero stati affidati a lei una volta arrivati a destinazione, in Svezia, e poiché le interessava capire come dare loro la sicurezza necessaria in quei tragici frangenti, decise di scoprire quali altri oggetti i bambini avessero scelto di portare con sé nella fuga. Trovò in tutti gli zaini decorazioni natalizie da pochi soldi, stelle e campane di cartone coperte di carta argentata. Erano quelle le cose che i bambini avevano scelto di portare con sé nel loro viaggio, a preferenza di qualunque altro bene, per il resto avevano soltanto i vestiti che avevano indosso. Si trattava di bambini ebrei assimilati, che celebravano il Natale non come un evento religioso, ma come una festa della famiglia e dei bambini. Stefi Pedersen concluse che si erano portato via quei simboli di un passato felice perché essi soltanto avrebbero potuto irradiare una luce di speranza dentro la buia angoscia di un viaggio verso l'ignoto.
Bettelheim scrive molte cose riguardo alle feste ( per esempio il Natale che sta arrivando). Ecco qua, da "Un genitore quasi perfetto", e quando Bettelheim parla del bambino, metto al suo posto il bambino che siamo stati noi, ciò che è diventato quel bambino e i bambini con cui abbiamo a che fare.
Le feste di famiglia celebrate attorno alla tavola riccamente imbandita servono a vincere le più grandi angosce del bambino, sia sul piano di realtà, sia, di gran lunga più importante, a livello simbolico. Vedere riunito tutto il parentado rassicura il bambino di non dover fare affidamento, per proteggersi dall'abbandono, soltanto sui suoi genitori, perché esistono tante altre persone alle quali fare ricorso nei momenti di crisi. Alla stessa stregua il pranzo abbondante garantisce, sul piano di realtà e a livello simbolico, dal pericolo di morire di fame. Le feste familiari costituiscono, sia a livello di coscienza sia per l'inconscio, una delle esperienze più rassicuranti che il bambino possa fare in relazione alle sue angosce più brucianti, e sono dunque fra le esperienze più costruttive che i genitori possono fornire ai propri figli per rafforzare il loro senso di sicurezza.
Tutte le ricorrenze più importanti commemorano una nascita o una rinascita, e la speranza insita in un tale significato simbolico continua, che ne siamo coscienti o meno, a rimandare la sua eco dentro di noi.
Lungo la storia dell'umanità, i rituali e i sentimenti positivi ad essi associati sono sopravvissuti all'idea o all'evento che avevano dato origine alla festa, mentre l'idea si è modificata nel tempo. Per esempio il Natale all'inizio era un rito pagano, che celebrava la rinascita del Sole e della natura, e solo molto tardi vi fu associata la nascita del Cristo. Allo stesso modo i riti più antichi, portatori dei significati più profondi inconsci ed emotivi, ricompaiono in forma diversa, a volte dopo secoli . (Ecco perché mi ha tanto colpito la figura di dicembre= Saturno= Babbo Natale, l'iconografia è quasi identica!)
Così gli enormi falò accesi sulle montagne più alte la notte del solstizio d'inverno per invitare il sole a fermarsi più a lungo nel cielo, sono ricomparsi sotto forma di candele che illuminano l'albero di Natale.. Sono riti troppo importanti per essere abbandonati, perché soddisfano bisogni molto profondi, di solito inconsci, dell'uomo.
La cosa straordinaria della magia buona dei giorni di festa è il suo potere di conferire sicurezza per tutto l'anno, quando più se ne ha bisogno, nelle situazioni più buie. I bambini lo sanno e, lasciati a se stessi, ricorrono alla forza simbolica che emana lo spirito delle festività per ricevere sostegno morale nei momenti di disperazione.
Quando i nazisti occuparono la Norvegia, la psicanalista svedese Stefi Pedersen fece da guida ad un gruppo di profughi, fra cui molti ragazzini, attraverso le alte montagne che dividono la Norvegia dalla Svezia. Poiché la scalata era difficile ed era vitale compierla in fretta, tutti avevano dovuto limitare il bagaglio a ciò che erano in grado di portarsi in un piccolo zaino.... Consumate le poche provviste alimentari negli zaini dei bambini era rimasto ben poco. Guardando per caso nel sacco di uno di loro, Stefi Pedersen vide che tra le poche povere cose che vi erano contenute c'era una stellina d'argento, di quelle che si appendono all'albero di Natale. La prese in mano sorpresa, ma subito sentì su di sé lo sguardo imbarazzato del bambino, come se avesse tradito un suo prezioso segreto. Senza una parola, rimise la stellina nel sacco. Poiché i bambini sarebbero stati affidati a lei una volta arrivati a destinazione, in Svezia, e poiché le interessava capire come dare loro la sicurezza necessaria in quei tragici frangenti, decise di scoprire quali altri oggetti i bambini avessero scelto di portare con sé nella fuga. Trovò in tutti gli zaini decorazioni natalizie da pochi soldi, stelle e campane di cartone coperte di carta argentata. Erano quelle le cose che i bambini avevano scelto di portare con sé nel loro viaggio, a preferenza di qualunque altro bene, per il resto avevano soltanto i vestiti che avevano indosso. Si trattava di bambini ebrei assimilati, che celebravano il Natale non come un evento religioso, ma come una festa della famiglia e dei bambini. Stefi Pedersen concluse che si erano portato via quei simboli di un passato felice perché essi soltanto avrebbero potuto irradiare una luce di speranza dentro la buia angoscia di un viaggio verso l'ignoto.